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Euforico ed eccitato post incidente: più semplice ‘beccare’ il motociclista ... stupefacente

Confermata la condanna per il motociclista, che, con la propria condotta, ha provocato un incidente e causato la morte di una donna. Chiari i risultati delle analisi effettuate sull’uomo, ma assolutamente rilevante anche la constatazione dello ‘strano’ stato psico-fisico manifestato subito dopo il sinistro stradale.

Il caso
“Euforia” ed “eccitazione”: stati psico-fisici che non possono essere trascurati, e che, anzi, debbono essere valutati con grande attenzione. Perché anche questi elementi possono ‘fotografare’ l’assoluta follia – e la conseguente colpevolezza – del motociclista che si è messo alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. (Cassazione, sentenza 38407/13). A colpire è non solo la scellerata scelta di guidare comunque la propria moto, nonostante la consapevolezza di aver fatto uso di droga, ma anche il disinteresse totale per le possibili conseguenze, per sé stesso e per le altre persone. Non a caso, il motociclista, ‘beccato’ a guidare sotto l’effetto di stupefacenti e finito nel mirino della giustizia, è stato capace di provocare un «incidente stradale» gravissimo, culminato, purtroppo, con la morte di una donna. Consequenziale, logica, scontata la condanna nei confronti dell’uomo per «omicidio colposo», per «aver guidato in stato di alterazione psico-fisica, dopo aver assunto sostanze stupefacenti» e per «aver provocato un incidente stradale». Ma la dimostrazione delle precarie – eufemismo – condizioni del motociclista è davvero acclarata? Su questo tasto batte, ripetutamente, l’uomo, poggiandovi il ricorso proposto in Cassazione, ma ogni obiezione viene considerata assolutamente priva di senso. Per i giudici del ‘Palazzaccio’, difatti, le valutazioni compiute in primo e in secondo grado sono pienamente fondate, perché la ‘prova provata’, costituita dalle «analisi cliniche, che avevano accertato la presenza di residui di stupefacente», è stata resa ancora più forte dalla considerazione della «condotta di guida» dell’uomo, caratterizzata da «euforia ed eccitazione», stato tipico «dell’assunzione di stupefacente e di perdurante effetto drogante ancora» nell’attimo dell’incidente. Nessuna critica è possibile, quindi, alla linea di pensiero seguita nei precedenti gradi di giudizio: è «pienamente sufficiente», per l’«accertamento della colpevolezza» – ora confermata in toto – del motociclista, il «dato probatorio di base scientifica» assieme ai «dati sintomatici rilevati» subito dopo l’incidente.
 

da dirittoegiustizia.it

Martedì, 08 Ottobre 2013
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