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In auto senza cintura di sicurezza?
Per multare non basta la parola del vigile

Foto di repertorio dalla rete

ROMA - In auto senza le cinture di sicurezza? D'ora in poi la parola del solo vigile potrebbe non bastare per convalidare la contravvenzione elevata. È il risultato di una sentenza della Cassazione (Seconda sezione civile, numero 21514) che ha accolto il ricorso di un avvocato lombardo, Antonio S., che si era opposto alla convalida di una contravvenzione da parte del Giudice di pace di Milano elevata perchè in qualità di passeggero trasportato, a detta degli agenti, non avrebbe indossato le cinture.
Come ricostruisce la sentenza della Suprema Corte, il 20 marzo 2004 gli agenti - in seguito ad un incidente stradale - avevano riscontrato che «le cinture di sicurezza del passeggero erano bloccate nella propria sede, in quanto il montante ove era installata la cintura di sicurezza risultava piegato in seguito all'evento, mentre se l'automobilista le avesse indossate queste dovevano rimanere avvolte ma scorrevole e non bloccate, come rilevato dagli agenti».

Il ragionamento era stato condiviso dal Giudice di pace di Milano che, nel marzo 2006, aveva convalidato la contravvenzione.


Contro la contravvenzione, Antonio S., si è opposto con successo in Cassazione, facendo notare che la parola dei soli agenti non poteva bastare visto che non si era provveduto ad acquisire la cartella clinica che avrebbe dovuto «fare escludere la violazione dell'obbligo di indossare le cinture».

La Cassazione ha accolto il ricorso del passeggero- avvocato e ha ammesso che «la sentenza impugnata dà atto della copiosa documentazione prodotta dall'opponente ma fonda il proprio convincimento solo sulle deduzioni degli agenti e sulle dichiarazioni del conducente».

In definitiva, secondo la Suprema Corte, «si dà luogo ad una opzione probatoria non sufficientemente motivata rispetto ai profili ricavabili dagli altri elementi dedotti» dal passeggero trasportato «con particolare riferimento alla perizia tecnico dinamica e a quella medico legale prodotte che meritavano più considerazione».

Da qui l'accoglimento del ricorso di Antonio S. e il rinvio del caso al Giudice di pace di Milano che dovrà rivalutare la vicenda non più sulla sola base di quanto riferito dagli agenti ma considerando le perizie a disposizione.

 

da il mattino.it

 

 

Mercoledì, 02 Novembre 2011
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