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Quale giustizia nel risarcimento dei danni da r.c.a.?

Articolo dell’Avv. Giangregorio Fazzari
da "Altalex"
 
Quale giustizia nel risarcimento dei danni da r.c.a.?
Articolo dell’Avv. Giangregorio Fazzari

Avv. Giangregorio FAZZARI

(Relazione dell’intervento svolto nell’ambito della CONFERENZA NAZIONALE SULLE TABELLE DEL DANNO BIOLOGICO tenutasi il 24 novembre 2004 presso la Camera dei Deputati - Palazzo San Macuto e promossa dall’Osservatorio Vittime della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo - membro della Fidh, con il patrocinio del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Vedi anche la mozione conclusiva della conferenza)


Leonardo Sciascia diceva, con sintesi quasi lapalissiana "si è come si è" e ciò dopo aver, con elencazione lapidaria, suddiviso la categoria umana in "uomo, mezz’uomo, ominicchio, ruffiano e quacquaracquà".

La nomina della commissione governativa per la predisposizione delle tabelle del danno biologico ci invita a riflettere ed a verificare la nostra collocazione in questa elencazione o la collocazione nella quale altri vorrebbero inserirci.

So perfettamente come cittadino e come operatore del diritto che in democrazia nulla e nessuno può legittimamente sovrapporsi alla volontà dei rappresentanti del popolo e che quindi le scelte politiche e strategiche del Parlamento non possono essere sovvertite dai cittadini o dai giudici.

I giudici in particolare non possono sostituirsi alla legge, come talvolta purtroppo avviene; devono adeguarsi alla legge, devono applicarla senza interpretazioni ma di certo possono e devono rilevarne ed evidenziarne le imperfezioni e i limiti, i contrasti con la Carta Costituzionale, ai quali deve porre rimedio, ancorché tardivamente, il legislatore.

Ma quale legislatore?

Salvo errori sono stati presentati sinora tre disegni di legge: C680 assegnato alla 2^ Commissione Giustizia il 09.10.2001; il d.d.l.S1230 assegnato alla 10^Commissione Industria il 03.05.2002 ed il d.d.l. S2235 comunicato al Senato il 07.05.2003 : nessuno di questi, tuttavia, introduce o riguarda la disciplina organica del danno biologico!

Ci turba, tuttavia, dover riflettere oltre che sui ritardi richiamati sulla circostanza che gli onorevoli presentatori dei suddetti d.d.l. sono gli stessi che hanno votato la legge 12 dicembre 2002 n.273, otto mesi dopo aver partecipato come relatori al Convegno celebrato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma nell’aprile 2002 su "IL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA VITA NEL SISTEMA GIUSTIZIA".

Il poeta dell’Antologia di Spoon River diceva che "il dolore della vita è che per essere felici bisogna essere almeno in due" e certe cose non possono rendere felice né rasserenare nessuno di noi.

Coerenza forse avrebbe voluto che le forze parlamentari unite e pensose dei diritti inviolabili della persona si fossero accordate per presentare con la dovuta serietà e concretezza un d.d.l. che legiferasse definitivamente ed organicamente la materia dal momento che l’art 5, comma2, della legge 5 marzo 2001, n.57 disciplinava, guarda caso, solo per danni da r.c.a. "in attesa della disciplina organica del danno biologico".

Thomas Jefferson affermava che la giustizia è la pronta applicazione della legge e che la legge è il tentativo più elevato di riconoscere e tutelare la dignità dell’uomo.

Possiamo serenamente e convintamene sostenere che questo e qualche accade nel nostro Paese? Riflettiamo

Siamo tutti storicamente ed emotivamente d’accordo nell’affermare che il dolore, la sofferenza, la salute non hanno prezzo.

Tuttavia siamo tutti coinvolti e molti di noi ancora esterrefatti ed increduli nel riflettere sulla circostanza che i nostri rappresentanti, il cosiddetto "legislatore" ha ripetutamente tabellato il valore dell’uomo, l’equivalente in termini economici di salute, sofferenza e dolore ad importi inferiori ai saldi di stagione per prodotti "avariati" e di nessun interesse e apprezzamento commerciale senza fornire alcuna indicazione sui criteri adottati.

Il nostro legislatore, dopo 30 anni di elaborazione dottrinaria e giurisprudenziale, con ripetuti picchi di "incontinenza legislativa", ha approvato le richiamate leggi 57/2001 - "disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati -", collegato alla finanziaria 2000, e 273/2002 -"misure per favorire l’iniziativa privata e o sviluppo della concorrenza", collegato alla finanziaria 2002.

Il diritto alla salute è stato quindi subordinato ripetutamente a presunte esigenze di contenimento della inflazione, affermando così la prevalenza di un interesse pubblico di natura economica rispetto alla tutela dei diritti fondamentali della persona che esprimono valori di rango superiore rispetto a quelli dell’economia nazionale.

Si subordinavano, altresì, i diritti fondamentali della persona - ripeto per i soli danni da r.c.a. - agli interessi economici degli operatori del settore assicurativo, interessi protetti, nei limiti dell’art. 41,2ƒ, Cost., solo in quanto compatibili con "la dignità, la sicurezza e la salute".

Chi vi parla, nello svolgimento delle funzioni di Giudice di Pace di Roma, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dapprima del decreto-legge 70/2000 in data 08 aprile 2000, poi dell’art.5 legge 57/2001 in data 14 gennaio 2002 e con ordinanza del 14 gennaio 2003 dell’art.23, 2ƒ e 3ƒ, della legge 273/2002, ribadendo le motivazioni riferite alla precedente legge 57.

L’ordinanza concernente la legge 57/01, depositata il 14 gennaio 2002, è stata pubblicata solo il 22 gennaio 2003 e, dopo tre ritiri dall’ordine del giorno della Corte, esaminata il 26 novembre 2003.

Ignorando completamente la seconda ordinanza regolarmente a ruolo, la Corte Costituzionale - dopo 25 mesi, il 14 febbraio 2004 - mi ha restituito gli atti segnalandomi che medio tempore era intervenuta la legge 273 che aveva modificato in parte l’art.5 della 57/01!

La mia ordinanza, depositata il 16 febbraio 2004, di ulteriore rimessione alla Corte, con richiamo alla ordinanza successiva sulla L.273/2002 già in possesso della Corte Costituzionale, risultava sino allo scorso mese giacente nel cassetto di un Funzionario di Cancelleria dell’Ufficio del Giudice di Pace di Roma!

A parte ciò, la circostanza che la modifica introdotta era in peius, limitando solo al giudice e ad un quinto l’aumento del danno biologico in relazione alle condizioni soggettive del danneggiato, non ha evitato un ulteriore rinvio delle decisioni della Corte che ha ignorato altresì la mia successiva ordinanza del 14 gennaio 2003 proprio sulla legge 273/2002:ed il tutto nel silenzio assoluto e nella più completa indifferenza di tutti gli altri magistrati competenti d’Italia.

Sulla legge 57 vi è stata solo un’altra ordinanza che si richiamava alla mia e che la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile per carenza di motivazioni precisando proprio che la mia ordinanza , espressamente richiamata per le motivazioni, non era disponibile ancorché rubricata e pubblicata due mesi prima; sulla 273 nessun’altra ordinanza è stata emessa da nessuno dei giudici di pace di tutta Italia, competenti per valore!

E neppure alcun avvocato o infortunologo l’ha eccepita.

Eppure tutti si lamentano perché le Compagnie non formulano offerte, tanto meno tempestive e congrue, perché i valori tabellari sono insignificanti, perché viene richiesta la fattura per i danni materiali, ecc.

Teniamo a mente che, con le richiamate leggi, il legislatore, lo Stato ha stabilito che la perdita, conseguente a sinistro stradale, di un testicolo o di un’ovaia in un ventenne, con ogni possibile conseguenza anche ai fini procreativi, tabellate medico legalmente in 5 punti, abbiano un valore attuale di 4.634,74=euro.

Questo è legge dello Stato!

Lo stesso Stato, con sentenza Cass. III sez. pen., 3 dicembre 2003, n.46291 ha stabilito che "non è richiesta la lesione fisica essendo sufficiente una sofferenza in quanto la ratio della norma mira a tutelare l’essere vivente capace di percepire con dolore comportamenti non ispirati a simpatia, compassione ed umanità".

La Cassazione ha così confermato una precedente sentenza con la quale era stato condannato a 5000 euro una persona che aveva "incrudelito contro un cane senza alcuna giustificazione con due calci" e pertanto ha valutato le conseguenze di due calci inferti ad un cane in 5.000=euro incassando a titolo di ammenda il predetto importo.

Ma non ci è stato autorevolmente insegnato che l’integrità psico-fisica della persona è un diritto primario costituzionalmente garantito?

Non ci è stato insegnato che il risarcimento per equivalente si basa sull’apprezzamento sociale della persona?

Kipling diceva che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce ma qui siamo in presenza di una foresta che cade!

Ed ancora: un giovane di 19 anni mentre giocava ad impennare la sua moto lanciata ad alta velocità investe un atleta di 34 anni che subisce conseguenze gravissime (impossibilità di proseguire l’attività sportiva da professionista, sfregio permanente al viso, sessanta chiodi e sei placche di titanio nella ricostruzione della faccia, ecc): lesioni gravissime.

Il responsabile è stato condannato dal Tribunale - aprile 2004- a 30 giorni di arresti domiciliari da scontare solo il sabato e domenica nella propria abitazione: deve, cioè, restare a casa per 15 fine settimana!

Il Giudice d’Appello, Corte di Appello di Napoli, 1^ Pen, ha sollevato questione di illegittimità costituzionale rilevando che "se le lesioni gravissime sono derivate da infortunio sul lavoro o da colpa medica la detenzione carceraria è statisticamente di 2 anni mentre per le lesioni da incidenti stradali appena 30 gg. di permanenza a casa per il fine settimana ed ha inviato gli atti alla Corte Costituzionale evidenziando che in casi del genere "la pena non è più da considerarsi educativa per il reo, non è più satisfattiva per la vittima, non costituisce più un deterrente specifico e generale".

Forse è utile conoscere che secondo un sondaggio di opinione, commissionato ad autorevole società dai principali quotidiani nazionali e realizzato il 22 aprile 2004, il 64% degli italiani non ha fiducia nella Camera dei Deputati, il 56% nel Senato della Repubblica ed il 39% nella Magistratura.

E allora siamo seri e riflettiamo.

Nel nostro settore molti sono i dottori, tante le diagnosi e troppe le terapie ma almeno noi dobbiamo avere le idee ben chiare dal momento che parliamo del nostro lavoro, della nostra esistenza.

Occorre essere responsabili sempre e a tutti i costi e non perdere o tentare di far perdere agli altri il rispetto di se stessi e la dignità di uomini liberi.

Non voglio farvi essere come Peter Pan, l’eterno adolescente dell’isola che non c’è; non tento di farvi somigliare a lui invitandovi alla continua ricerca di un mondo magico e felice.

E’ solo che dobbiamo ritrovare il nostro entusiasmo, la parte migliore del nostro entusiasmo; dobbiamo una volte per tutte, e questa è l’occasione, per parlare delle cose che pensiamo e non diciamo: dobbiamo parlare del futuro, del nostro lavoro e deciderlo, oggi.

Le imprese di assicurazione, molto tempestive nel fare il rapporto premi-sinistri, devono finalmente pubblicare i dati del costo del contenzioso e del risparmio realizzato rispetto alle richieste stragiudiziali; devono spiegarci come mai dichiarano centinaia di milioni di Äuro pagati per truffe e non perseguano i truffatori; come mai molti dei loro avvocati fiduciari non frequentano le aule giudiziarie e le loro "difese di stile" siano rappresentate prevalentemente da giovani praticanti; come mai, in tutti i sinistri ( tamponamenti, omessa precedenza o mancato stop, ecc) ed anche nel più plateale dei sinistri mortali si tenti di sostenere una responsabilità concorsuale a soli fini dilatori.

Gli avvocati devono riappropriarsi della loro alta funzione ed esercitarla con serietà, concretezza, decisione e rispetto di se stessi rifiutando e contestando le presenze mercantili in ispettorati sinistri dove qualcuno, sprovvisto di titoli e di buonsenso, ritiene di dover investigare piuttosto che valutare, di dover presumere piuttosto che accertare, di dover rinviare piuttosto che definire, di dover trattare un professionista come l’ultimo dei questuanti senza umiltà né dignità, immeritevole di rispetto.

Gli avvocati devono ricordare che le file si facevano ai tempi della guerra o della borsa nera; che i numeretti si prendono nelle pizzerie a taglio; che le attese immotivate sono svilimento, umiliazione, mancanza di rispetto preconcetta dell’interlocutore e quindi inutilità dell’incontro.

Devono infine chiedersi come mai chi tratta i sinistri a peso viene ricevuto in ore non di ricevimento o è oggetto di visita al proprio studio o può trattare i sinistri per telefono.

Gli avvocati devono intervenire affinché cessino le inammissibili ed immotivate compensazioni di spese che affliggono il professionista ma condannano anche il cliente ad immotivati esborsi.

Il cittadino deve sapere ed esser certo che chi chiede giustizia non sarà sottoposto a drammatiche ed annose esperienze.

E’ notorio che ciò che è giusto per una parte processuale risulta ingiusto per l’altra così come nessuna sentenza, nessuna legge è abbastanza comoda per tutti.

Ma come cittadini, come operatori del diritto dobbiamo esser certi che la sofferenza dell’uomo venga trattata con correttezza e valutata con traducibilità economica adeguata al valore più prossimo ed equo del leso, al rispetto dell’umanità ed al rigetto di compromessi di ogni genere.

Le vittime della strada, i familiari, ci hanno insegnato che non c’è giustizia senza memoria e la memoria esige rispetto.

Non possiamo più gridare al rigore e sussurrare la benevolenza: non possiamo invocare la legalità e sopportarne la violazione.

Non abbiamo bisogno di leggine di comodo né di tabelle; abbiamo necessità - affinché la giustizia sia tempestiva ed efficace - di un minore numero di leggi ma concretamente articolate che vengano applicate da persone responsabili, equilibrate ed effettivamente al di sopra delle parti.

Di persone che non nominino CTU i dentisti o i ginecologi per la valutazione del danno alla persona.

Di persone che non ritengano di dover punire gli avvocati con la costante compensazione delle spese del giudizio, magari perché percepiscono solo 57Äuro a sentenza e che per questo le sentenze non meritino altro che il richiamo agli atti di causa senza alcuna motivazione specifica e possono venir depositate anche dopo anni, ricorrendo a falsità o trucchi.

Ho visto, al riguardo, una sentenza scritta a mano sulla quale era stato apposto il timbro " depositata in minuta il 14 luglio 2003" pubblicata poi - pari pari a marzo 2004!

Ma vogliamo parlare dei giudici di appello, rispetto alle sentenze dei Giudici di Pace di Roma, che sono gli stessi estensori, divulgatori ed utilizzatori in modo sistematico di tristemente note tabelle che la Corte d’Appello non ritiene applicabili?

E per il Penale vogliamo parlare delle imputazioni facili, dei rinvii a giudizio immotivati, degli arrestati in attesa di giudizio che vanno in cella con detenuti comuni e drogati, dei magistrati nominati sostituti procuratori subito dopo l’uditorato, posti tra l’altro a capo della Polizia Giudiziaria e di questori o ufficiali superiori dell’Arma con anzianità e competenza professionale ultra 25ennale?

Non possiamo tuttavia farci sopraffare dall’angoscia o dalla disperazione: non possiamo dimetterci da cittadini!

Certo non possiamo accettare quello che lo stesso Stato sostiene in giudizio tramite l’Avvocatura per conto del Ministero di Grazia e Giustizia e cioè che " l’ordinamento italiano NON ASSICURA al cittadino NESSUN DIRITTO ALLA GENERICA EFFICIENZA DEL SERVIZIO GIUSTIZIA e l’interesse del cittadino al celere svolgimento del processo non trova considerazione diretta ed immediata TRATTANDOSI DI UN MMERO E INDIFFERENZIATO INTERESSE DI FATTO AL QUALE L’ORDINAMENTO NON ATTRIBUISCE ALCUNA RILEVANZA GIURIDICA".

Non possiamo accettare che su una nota rivista di "problemi di responsabilità civile e assicurazioni" un cosiddetto cattedratico si permetta di scrivere che :

"Nell’area della circolazione stradale il rischio dal quale possano derivarsi conseguenze pregiudizievoli alla salute, pur lievi, viene in fatto assunto come proprio da ogni automobilista, il quale sa che, di fronte al rischio assunto da tutti coloro che prendono parte alla circolazione stradale, dovrà rinunciare ad una parte del normale risarcimento delle piccole lesioni ( quelle nelle quali il diritto alla salute viene bensì sacrificato, ma non in misura e con modalità tali da urtare quegli equilibri di politica sociale nei cui confronti si è rivelato molto sensibile il legislatore)".

Ed ancora " E’ logico sperare che quanto la compagnia di assicurazione riesca a risparmiare rispetto alla prassi precedente possa essere utilizzato per far fronte alle lesioni più importanti, ove non ci può essere spazio alcuno per la compressione del diritto alla salute e più forte è il richiamo all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà ex art.2 della Costituzione".

Il cattedratico ci insegna quindi che per le cdette micropermanenti può essere compresso il diritto alla salute e che , come ho già detto, i cittadini di 20 anni che perdono un testicolo o un’ ovaia devono esser felici di accettare sia la tabellazione medico legale in 5 punti sia il valore economico di Äuro 4.634,74= adempiendo così ai doveri di solidarietà politica, economica e sociale previsti dall’art.2 della costituzione in favore delle imprese di assicurazione!

Non so quanti anni abbia il nostro e non so quanto gli corrisponderebbero per la perdita di certi attributi: ma non so neppure se sarebbe felice di una sottovalutazione per certe perdite pur ritenendo lui, solo lui, che logicamente le compagnie di assicurazione pagherebbero di più per le lesioni più gravi!

Noi riflettiamo ricordandoci di Leonardo Sciascia e della sua elencazione!

Rammentiamo che il cittadino deve aver certezza che la legge sia veramente uguale per tutti, che la giustizia, amministrata effettivamente in nome del popolo, sia scevra da ogni coinvolgimento, particolarismo e sottomissione, lontana dalla spettacolarizzazione e dalla strumentalizzazione e soprattutto immediata.

In tempi non sospetti Corrado Alvaro ci insegnò che "la disperazione più grande che possa attanagliare una società è ritenere che vivere onestamente sia inutile".

Non possiamo, non vogliamo lasciare ai nostri figli una società peggiore di quella che abbiamo ricevuto!

Non vogliamo vedere le loro vite spegnersi sulle strade, massacrati da folli incoscienti e la loro memoria, il loro ricordo contestati dai loro assassini e dai loro sodali.

Non possiamo accettare che la commissione ministeriale per l’elaborazione delle tabelle del danno biologico sia costituita non da addetti ai lavori ma da preposti ai favori!

Dobbiamo operare sempre e rammentare come cittadini, come lesi, come giudici, come avvocati - ed anche come assicuratori e legislatori, se degni - che l’umana sofferenza merita l’umano rispetto ed il giusto apprezzamento.







Venerdì, 10 Dicembre 2004
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