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Articoli 03/09/2011

Golia non è poi così cattivo come sembra
I dati degli incidenti dei camionisti sembrano sfatare molti luoghi comuni

 

Foto Blaco - archivio Asaps

Golia sarà anche più cattivo di Davide, ma per rabbonirlo è sufficiente l’approccio adatto. Sono due le anime che ogni giorno convivono – senza volersi troppo bene – lungo la rete stradale: i carichi massicci della grande distribuzione a fianco delle piccole auto per gli spostamenti privati.
Un veicolo su sei in marcia sui tratti autostradali è un mezzo pesante e quasi un incidente su due lo vede direttamente coinvolto. Degli ottanta incidenti quotidiani sulle carreggiate “verdi”, una trentina abbondante include i carichi di merci. Come se non bastasse, mentre tutti gli indici di sinistri mortali arretrano in seguito alla riforma del Codice della Strada, quelli che vedono la presenza di un tir, nel 2010, sono saliti del 22 percento.
Nel 2009 in Italia i mezzi pesanti sono stati coinvolti in 12.748 incidenti (il 5,9% del totale dei sinistri) che hanno riguardato 25.452 veicoli e provocato 254 morti e 10.453 feriti, rispettivamente il 6% delle vittime e il 3,4% dei feriti complessivi (Fonte: ACI-Istat).
Ce n’è abbastanza per tracciare il profilo del rischio percepito da molti automobilisti, impauriti di fronte alle lunghe colonne di camion e simili che occupano stabilmente, da lunedì a venerdì, la corsia di destra. Eppure, un recente studio dimostra come sia più facile del previsto, per gli autotrasportatori, scrollarsi di dosso la scomoda etichetta dei “giganti fuorilegge” ed erigersi ad esempio di disciplina al volante. Il segreto è nascosto tra le linee guida del progetto “Sicurezza stradale nel trasporto pesante”, promosso da Fondazione ANIA e Gruppo Federtrasporti. Più che di un esperimento, si tratta di un metodo ormai consolidato, giunto ormai alla sesta edizione, in grado di evidenziare, e possibilmente alleviare, i principali fattori di rischio nel flusso continuo dei tir in movimento. L’analisi è imperniata sulle direttrici parallele dell’innovazione tecnologica e dell’auto check-up sanitario per il camionista al volante. La stanchezza alla guida, infatti, è un nemico che non perdona. Sonnolenza e mancato riposo vengono stimati come cause del 20 percento dei sinistri sulle strade: uno schianto su cinque, in pratica, avviene dopo uno sbadiglio. Ecco, dunque, che la categoria più soggetta a lunghe maratone sulla rete autostradale, quella dei conducenti di mezzi pesanti, è stata sottoposta allo screening messo a punto da ANIA e Federtrasporti. Ai conducenti sono state fornite nozioni pratiche e suggerimenti per tenere sotto osservazione i propri parametri di attenzione, suggerendo soste immediate in caso di segnali inconfondibili di stanchezza. E i dati ricavati nel 2010 non lasciano adito a dubbi: maggior controllo sui tir significa più sicurezza, in primis per i camionisti, ma in generale per l’intera popolazione di automobilisti. In soli sette anni, infatti, il fattore di incidentalità sui mezzi monitorati nel progetto è crollato dal 68,8 percento del 2003 al 41,3 del 2010. Numeri ancora importanti, certo, ma che testimoniano come lo studio abbia colpito al cuore i nodi critici del trasporto merci su e giù per lo stivale. Oltre alla sensibilizzazione neuro-cognitiva, è stato introdotto un innovativo sistema di sorveglianza dei veicoli, ribattezzato, in gergo aeronautico, “scatola nera”. La “black box” apposta nei duemila mezzi pesanti del campione, ha rivelato, tra il 2008 e il 2009, una discesa moderata ma costante della frequenza sinistri dal 41 percento al 39. Il dispositivo, proprio come negli aerei, funge da “memoria storica” del veicolo in caso di incidente, ma è anche antifurto satellitare e terminale di gestione finalizzato all’uso efficiente del veicolo, inclusa velocità e congrui tempi di sosta. Umberto Guidoni, segretario generale della Fondazione Ania, ha salutato il resoconto 2010 del progetto come la prova tangibile di “una best practice italiana a livello europeo”. Successo che non ha solo limitato le morti sulla strada ma, contenendo gli incidenti, ha ridotto i tempi di attesa per lo sgombero dei tratti stradali – 450 ore complessive quelle già calcolate per l’inizio 2011 – oltre all’evidente danno economico per le compagnie di merci mai arrivate a destinazione. “Se la frequenza sinistri fosse rimasta quella del 2003 – illustra il presidente Federtrasporti Emilio Pietrelli – oggi dovremmo fare i conti con 1500 incidenti in più. Andremo avanti nel progetto con nuovi interventi per approfondire la conoscenza dello stato di salute di chi è alla guida ogni giorno”. E visto il sentiero già battuto, c’è da attendersi che il trend positivo prosegua la sua marcia.


F.Mal.

 

 




Autotrasporto

Sabato, 03 Settembre 2011
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