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Articoli 23/02/2011

Italia, 112 sì, 112 no
Il numero unico dell’emergenza, che l’Europa vorrebbe allineato agli standard dell’americano 911, tarda ancora

L’Asaps ricostruisce la storia del numero 112 targato UE e fa il punto della situazione

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(ASAPS) Forlì, 18 febbraio 2011 – Gli esperti della proceduralizzazione sono soliti riferirsi a lui con l’acronimo NUE: Numero Unico dell’Emergenza. Negli Stati Uniti è il 9-1-1, il nine-one-one; in Europa è il 112, il numero attualmente utilizzato per il pronto intervento dei Carabinieri, o come dovremo abituarci a chiamarlo, l’uno-uno-due. Lo scorso 11 febbraio, l’uno-uno-due appunto, si è tenuta la giornata europea del 112, voluta dalla Commissione Europea per dare una scrollata ai Paesi membri che ancora si attardano a creare centrali operative comuni, sul modello di quelle americane, nelle quali far confluire ogni chiamata d’emergenza e processarla secondo un protocollo ed una normativa comune, uguale per tutti e in grado di potervi accedere senza barriere linguistiche o di abilità. Eh già. Perché, se non lo sapete, entro maggio di quest’anno anche l’Italia dovrebbe allinearsi con i soci fondatori di questa Europa, consentendo a tutti i cittadini del continente di poter chiamare, con il proprio telefonino, un’ambulanza o i Vigili del Fuoco, la Polizia o i Carabinieri. Diciamo “dovrebbe”, perché secondo Bruxelles il 112 doveva essere operativo, più o meno nella forma che viene richiesta oggi, già nel 2004, dopo averlo adottato nel 1991. Ma è dal 1972 che l’uso di questo numero era già stato raccomandato dal CEPT, la Conferenza Europea delle amministrazioni delle Poste e delle Telecomunicazioni (in francese Conférence européenne des administrations des Postes et des Télécommunications) organizzazione che dal 26 giugno 1959, anno della sua fondazione in Francia, si occupa di assolvere ai compiti di coordinamento, uniformando norme procedurali e tecniche, e di organizzazione in ambito europeo riguardo agli standard di telecomunicazione e ai servizi postali. Il CEPT, che si è sciolto nel 1988 costituendo l’ETSI (European Telecommunications Standards Institute), ha dato un contributo fondamentale alla nascita della telefonia cellulare GSM: lo stesso acronimo GSM deriva dal nome del gruppo francese che ne ha iniziato lo sviluppo (Groupe Spécial Mobile), formato per l’appunto in seno al CEPT nell’ormai lontano 1982, quando gli esperti stabilirono le specifiche di base del GSM, recepite da 13 paesi.
Tuttavia, mentre in molti stati membri la sperimentazione si è già conclusa da tempo, in Italia si è ancora molto lontani dall’arrivo: in buona sostanza, quando l’Europa ci diceva di attivare le centrali 112 (siamo in epoca antecedente al 2004), l’Italia non aveva ancora completato l’attivazione dei distretti 118 e, peraltro, venivano attivati anche altri numeri brevi dell’emergenza, alcuni dei quali anche a 4 cifre.
L’ultimo numero a tre cifre partito, in ordine di tempo, è stato il 114, valido per attivare l’Emergenza Infanzia attivato nel 2004.
Prima, nel 1996, era toccato al 117, necessario per raggiungere le centrali operative di pronto intervento della Guardia di Finanza.
Ci sono poi il 1515, Servizio Antincendio Boschivo facente capo al Corpo Forestale dello Stato, il 1500, Call center per le emergenze sanitarie attivato nel 2008 dal Ministero della Salute per dare informazioni alla popolazione e agli operatori in caso di emergenze sanitarie massive, il 1522, Anti Violenza Donna (gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità), il 1530, Numero Blu per l’emergenza in mare (pronto intervento della Capitanerie di Porto) e il 1518, il noto CCISS, gestito dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per fornire informazioni sul traffico e la mobilità.
Come è facile intuire, la nostra lentezza non è rimasta impunita: nel 2006 e nel 2008 la Commissione Europea ci ha notificato due procedure di infrazione per non aver reso efficace il numero di emergenza 112 come richiesto dal regolamento europeo: nella maggior parte dei casi i centralini di servizio di emergenza a cui giungevano le chiamate al 112 non erano in grado di trasferire l’utente ai centralini degli altri servizi di emergenza richiesti. Quando i centralini sono divenuti passanti, è emersa un’altra arretratezza: nessuna chiamata pervenuta al 112 può al momento essere localizzata, requisito ritenuto invece fondamentale e indispensabile per essere NUE a tutti gli effetti. Questo servizio è attivo nella maggior parte degli Stati membri, ma da noi no. A maggio 2010, per la terza volta dal gennaio 2009, la Commissione Europea ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea di multarci per queste inadempienze. Si parla di una multa da circa 40mila euro al giorno.
Finalmente, a giugno 2010 parte una prima sperimentazione a Varese: nei primi 80 giorni di attività, la Centrale Operativa è stata in grado di gestire e processare qualcosa come 153 mila chiamate, circa 1.600 al giorno, alleggerendo in maniera determinante i centralini di polizia, carabinieri e vigili del fuoco. Ancora oggi molta gente non conosce la differenza tra un numero e l’altro e non è affatto insolito che qualcuno chiami il 113 per ricaricare il telefonino.
Un’indagine che l’Unione Europea ha commissionato a Eurobarometro, dice che solamente il 26% dei cittadini europei interpellati “è in grado di citare spontaneamente il 112 come il numero per chiamare polizia, vigili del fuoco o ambulanza in qualunque paese dell’Unione”.
L’ignoranza è meno consistente in Repubblica Ceca, Finlandia, Lussemburgo, Polonia e Slovacchia, dove la maggioranza degli intervistati è consapevole che il 112 sia ormai divenuto il numero di emergenza europeo. La situazione si ribalta in Grecia, Italia e nel sorprendente Regno Unito, dove poco meno del 10% della gente ne è al corrente.
Questo, sul fronte della consapevolezza di noi cittadini. Ma in pratica, quali stati hanno già centrato l’obiettivo europeo e quali altri fanno compagnia all’Italia?
Secondo EENA, l’European Emergency Number Association, associazione non profit con sede in Belgio che si occupa di coordinare la diffusione del 112 come cultura del Numero Unico Europeo, i campioni sono Lussemburgo, Danimarca, Finlandia, Islanda, Olanda, Portogallo, Svezia, Lituania ed Estonia.
In Svezia la centralizzazione delle chiamate di emergenza, istituita nel 1953 (!!!), è oggi operativa con il numero 112 gestito da SOS Alarm, una società che ha 600 operatori e 20 centrali operative che gestiscono le chiamate di emergenza ma anche sistemi di allarme destinati alla protezione dei privati. La localizzazione sia dei numeri di rete fissa che dei numeri cellulari è già attiva.
In Austria le centrali 112 sono attive, ma funzionano ancora le connessioni al 133 per la Polizia, al 144 per le ambulanze e al 122 per i Vigili del Fuoco. Su tutti i veicoli di questi enti campeggia però la scritta 112. Idem per la Spagna, dove al 112 arrivano ancora oggi le telefonate passanti dallo 061 (soccorso medico), dallo 085 (pompieri) e 062 (polizia e guardia civile).
In Repubblica Ceca chi chiamava il 112, fino a qualche anno fa, lo faceva per sapere l’ora esatta: oggi il servizio di emergenza 112 è uno tra i più raffinati e dotato di tecnologia gemella a quella svedese, capace di localizzare il chiamante e di far transitare chiamate anche da distretti distanti, qualora vi siano intasamenti delle linee come nel caso di calamità. Pensate che il sistema consente di girare una chiamata in lingua straniera all’operatore che la parla.
La Romania è l’outsider: qui il 112 è ormai funzionante come numero unico d’emergenza e le nuove centrali operative dedicate al 112 – in grado di localizzare il chiamante – hanno ormai sostituito le vecchie centrali operative esistenti. La Romania è in Europa dal 2007.
Nel Regno Unito e in Irlanda le chiamate al 112 vengono deviate al 999, il numero storico di emergenza britannico, che viene tuttora pubblicizzato mentre nulla o quasi viene fatto per promuovere il 112.
La Polonia è, tra i paesi nuovi, quello che più si avvicina all’Italia: il 112 funziona solo perché la Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione, a seguito della quale è arrivato lo sblocco sui cellulari. Tuttavia restano pubblicizzati e in uso i numeri brevi tradizionali: il 997 per la polizia, il 998 per i vigili del fuoco, il 999 per le ambulanze e il 985 per il soccorso alpino.

La Slovenia ha attivato e pubblicizzato il 112, ma di più non si sa. Chi vuole chiamare la Polizia, di questo ne siamo certi, utilizza il 113, e anche in Norvegia il 112 è attivo e vi rispondono poliziotti. Per l’emergenza sanitaria c’è ancora il 113, mentre i pompieri sono raggiungibili compilando il 110. Infine il Belgio: il 112 è on-line, ma sono ancora attivi il 100 per vigili del fuoco e ambulanze e il 101 per la polizia. (ASAPS)

Leggi il documento della Commissione Europea in Italia

112: pochi cittadini conoscono il numero europeo salvavita

Mercoledì, 23 Febbraio 2011
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