In
Italia la patologia traumatica più frequente in seguito ad
incidente stradale, e quella per cui più spesso si chiede
il risarcimento del danno alle compagnie di assicurazione, è
il colpo di frusta cervicale. La percentuale è, infatti,
di due lesioni su tre (66%), contro valori nettamente inferiori
per altri paesi europei: in Germania il 40%, in Spagna il 15%, e,
addirittura, il 6% in Francia; evidenza, questa, che ha scatenato
un grosso dibattito tra assicurazioni, medici legali ed associazioni
dei consumatori. Il colpo di frusta comprende qualsiasi trauma da
contraccolpo che si eserciti sulle strutture del collo in seguito
a movimenti bruschi di iperflessione o di iperestensione. Sono,
dunque, da considerare come fattori determinanti non solo i casi
di tipico tamponamento automobilistico, con brusca accelerazione
seguita da iperestensione del collo, ma pure quelli di impatto frontale
o laterale, in cui la decelerazione è seguita da iperflessione
del collo. I disturbi conseguenti a questo tipo di lesione si manifestano
sia in sede cervicale sia in sede extracervicale, e nuove ricerche
spiegano sintomi che in passato sembravano privi di adeguata giustificazione.
Molti di essi, però, non essendo facilmente obiettivabili,
favoriscono, purtroppo, errori diagnostici e valutativi, e si prestano
in modo evidente alla frode medico-legale. Il quadro clinico più
comune è caratterizzato da dolori al collo, con riduzione
dei movimenti attivi e passivi, in genere associati a spasmo muscolare,
e di gravità proporzionale all’entità delle lesioni
dei tessuti molli: distrazioni legamentose, tendinee e muscolari.
Ma possono essere coinvolte anche le strutture ossee, articolari
e nervose del collo (midollo spinale, simpatico, radici nervose),
l’apparato vestibolare, e talora anche il visivo, lo stomatognatico,
nonchè l’encefalo, attraverso meccanismi vascolari o concussivi
diretti, dando origine talvolta a reazioni psichiche di tipo nevrotico
o depressivo. Turbe vertiginose sono frequenti per interessamento
diretto dell’apparato vestibolare, o indiretto per sofferenza
ischemica arteriosa o dei propriocettori del collo.
Si possono verificare anche lussazioni o fratture di vertebre e
dischi intervertebrali, con conseguenti lesioni midollari.
Alla gravità delle conseguenze concorrono sicuramente fattori
anatomici, fisiologici e patologici pre-esistenti, mentre si è
dimostrato che non vi è una correlazione diretta tra entità
del danno all’autoveicolo e gravità delle lesioni riportate.
Spesso, però, la diagnosi di colpo di frusta è formulata
presso il Pronto Soccorso in maniera impropria, cioè solo
in base alle dichiarazioni acquisite sulla dinamica dell’incidente
o ad una radiografia che mostra un’alterazione della normale
curvatura del collo, e senza che vengano, invece, accuratamente
valutati e segnalati nel referto i riscontri obiettivi ed i sintomi
lamentati dal paziente (dolori al collo, eventuale irradiazione
agli arti superiori, limitazione dei movimenti, cefalea, vertigini,
nausea, disfagia, dolori temporo-mandibolari). A questa prima diagnosi
seguono, poi, quasi per prassi, certificazioni di proroga della
prognosi con prescrizione di collare cervicale, e con successiva
indicazione del periodo di svezzamento dal collare, e di uno o più
cicli di fisioterapia. La maggior parte delle volte, solo dopo settimane
la certificazione si arricchisce di sintomi e dei risultati di nuovi
accertamenti, quali TC, elettromiografia, Risonanza Magnetica, esami
neurologici, elettroencefalografici, otovestibolari, oculistici,
e psicologici. Purtroppo, non sempre tutto questo corrisponde ad
una reale persistenza dei disturbi; uno studio approfondito ha dimostrato,
infatti, che l’85% dei colpi di frusta, in realtà, guariscono
senza postumi entro venti giorni. L’esigenza di una precisa
diagnosi è utile prevalentemente ai fini medico-legali, più
che per scopi clinici o terapeutici, in quanto, in gran parte dei
casi, la scomparsa progressiva, completa o parziale, della sintomatologia
è affidata soprattutto al tempo. Nel tentativo di una maggiore
obiettività ed omogeneità di valutazione, si è
tentata una classificazione in base alla gravità dei quadri
clinici. La Quebec Classification of Whiplash-Associated Disorders
propone, ad esempio, la suddivisione in cinque categorie: un grado
0 (zero), di assenza di disturbi e di segni oggettivi - e quattro
gradi di manifestazioni cliniche: dalla semplice sintomatologia
dolorosa al collo (grado l), ai casi in cui si associano sintomi
oggettivi (grado 2) e sintomi neurologici (grado 3). A parte (grado
4) è considerata la casistica in cui sono incluse fratture
o dislocazioni vertebrali. Tale suddivisione in categorie può
utilmente avvalersi degli attuali strumenti di semeiologia clinica
e strumentale, ma il medico che segue il caso, non dimenticando
mai il rispetto dell’etica professionale, e basandosi su approfondite
conoscenze della materia, deve saper indirizzare il paziente verso
quelle competenze specialistiche che forniscano diagnosi attendibili
e motivate, evitando, così, il più possibile il rischio
di errori nell’attribuzione causale dei disturbi o nella valutazione
del quadro clinico. Nella maggior parte dei casi, infatti, le lesioni
sono lievi, rappresentate da stiramento dei legamenti e spasmo muscolare,
ma possono verificarsi anche casi più gravi, che non dovrebbero
essere sottovalutati. Lo spasmo cervicale può essere risolto
in poco tempo con terapia medica, collare cervicale, successiva
fisioterapia e rieducazione motoria; ma i casi più gravi,
quelli, ad esempio, con compromissione neurologica, possono rendere
necessario anche il ricorso alla terapia chirurgica, ed avere una
lunga prognosi di guarigione. Considerato l’alto prezzo da
pagare in termini di costi per la sanità pubblica e privata,
per le assicurazioni di responsabilità civile, nonchè
per i giorni di assenza dal lavoro, soprattutto nel pubblico impiego,
occorre risolvere al più presto il problema della corretta
valutazione di questa patologia, e trovare mezzi sempre più
validi di prevenzione. Si è suggerito l’utilizzo, in
sede giudiziale e di risarcimento, di perizie ergonomiche che, attraverso
la dinamica del sinistro, studino la probabilità che l’incidente
abbia causato danni permanenti alla persona; l’adozione nei
posti di pronto soccorso di un protocollo diagnostico basato su
sintomi e segni obiettivi; il miglioramento delle misure di sicurezza
negli autoveicoli, come la realizzazione di idonei poggiatesta che
consentano il corretto posizionamento del collo. Alcune misure comportamentali
per ridurre i rischi di colpo di frusta dovrebbero essere conosciute
ed adottate di routine, come non guidare troppo vicino al volante,
regolare l’altezza del poggiatesta (la parte superiore deve superare
di almeno 10 cm il condotto uditivo), mantenere il dorso ben appoggiato
allo schienale, e la testa ad una distanza inferiore ai 6 cm dal
poggiatesta. Tutto questo produrrebbe forse un significativo risultato
nella riduzione del numero dei casi e dell’entità delle
lesioni, e potrebbe garantire maggiore obiettività di valutazione
del danno in sede medico-legale.
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Medico Capo della Polizia di Stato
Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa.
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