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Articoli 07/12/2005

da Il Centauro n.99 - Ottobre 2005 - Colpo di frusta cervicale: il protagonista dei traumi della strada

di Antonia Liaci
da Il Centauro n.99 - Ottobre 2005

Colpo di frusta cervicale: il protagonista dei traumi della strada

di Antonia Liaci*

 

In Italia la patologia traumatica più frequente in seguito ad incidente stradale, e quella per cui più spesso si chiede il risarcimento del danno alle compagnie di assicurazione, è il colpo di frusta cervicale. La percentuale è, infatti, di due lesioni su tre (66%), contro valori nettamente inferiori per altri paesi europei: in Germania il 40%, in Spagna il 15%, e, addirittura, il 6% in Francia; evidenza, questa, che ha scatenato un grosso dibattito tra assicurazioni, medici legali ed associazioni dei consumatori. Il colpo di frusta comprende qualsiasi trauma da contraccolpo che si eserciti sulle strutture del collo in seguito a movimenti bruschi di iperflessione o di iperestensione. Sono, dunque, da considerare come fattori determinanti non solo i casi di tipico tamponamento automobilistico, con brusca accelerazione seguita da iperestensione del collo, ma pure quelli di impatto frontale o laterale, in cui la decelerazione è seguita da iperflessione del collo. I disturbi conseguenti a questo tipo di lesione si manifestano sia in sede cervicale sia in sede extracervicale, e nuove ricerche spiegano sintomi che in passato sembravano privi di adeguata giustificazione. Molti di essi, però, non essendo facilmente obiettivabili, favoriscono, purtroppo, errori diagnostici e valutativi, e si prestano in modo evidente alla frode medico-legale. Il quadro clinico più comune è caratterizzato da dolori al collo, con riduzione dei movimenti attivi e passivi, in genere associati a spasmo muscolare, e di gravità proporzionale all’entità delle lesioni dei tessuti molli: distrazioni legamentose, tendinee e muscolari. Ma possono essere coinvolte anche le strutture ossee, articolari e nervose del collo (midollo spinale, simpatico, radici nervose), l’apparato vestibolare, e talora anche il visivo, lo stomatognatico, nonchè l’encefalo, attraverso meccanismi vascolari o concussivi diretti, dando origine talvolta a reazioni psichiche di tipo nevrotico o depressivo. Turbe vertiginose sono frequenti per interessamento diretto dell’apparato vestibolare, o indiretto per sofferenza ischemica arteriosa o dei propriocettori del collo.
Si possono verificare anche lussazioni o fratture di vertebre e dischi intervertebrali, con conseguenti lesioni midollari.
Alla gravità delle conseguenze concorrono sicuramente fattori anatomici, fisiologici e patologici pre-esistenti, mentre si è dimostrato che non vi è una correlazione diretta tra entità del danno all’autoveicolo e gravità delle lesioni riportate. Spesso, però, la diagnosi di colpo di frusta è formulata presso il Pronto Soccorso in maniera impropria, cioè solo in base alle dichiarazioni acquisite sulla dinamica dell’incidente o ad una radiografia che mostra un’alterazione della normale curvatura del collo, e senza che vengano, invece, accuratamente valutati e segnalati nel referto i riscontri obiettivi ed i sintomi lamentati dal paziente (dolori al collo, eventuale irradiazione agli arti superiori, limitazione dei movimenti, cefalea, vertigini, nausea, disfagia, dolori temporo-mandibolari). A questa prima diagnosi seguono, poi, quasi per prassi, certificazioni di proroga della prognosi con prescrizione di collare cervicale, e con successiva indicazione del periodo di svezzamento dal collare, e di uno o più cicli di fisioterapia. La maggior parte delle volte, solo dopo settimane la certificazione si arricchisce di sintomi e dei risultati di nuovi accertamenti, quali TC, elettromiografia, Risonanza Magnetica, esami neurologici, elettroencefalografici, otovestibolari, oculistici, e psicologici. Purtroppo, non sempre tutto questo corrisponde ad una reale persistenza dei disturbi; uno studio approfondito ha dimostrato, infatti, che l’85% dei colpi di frusta, in realtà, guariscono senza postumi entro venti giorni. L’esigenza di una precisa diagnosi è utile prevalentemente ai fini medico-legali, più che per scopi clinici o terapeutici, in quanto, in gran parte dei casi, la scomparsa progressiva, completa o parziale, della sintomatologia è affidata soprattutto al tempo. Nel tentativo di una maggiore obiettività ed omogeneità di valutazione, si è tentata una classificazione in base alla gravità dei quadri clinici. La Quebec Classification of Whiplash-Associated Disorders propone, ad esempio, la suddivisione in cinque categorie: un grado 0 (zero), di assenza di disturbi e di segni oggettivi - e quattro gradi di manifestazioni cliniche: dalla semplice sintomatologia dolorosa al collo (grado l), ai casi in cui si associano sintomi oggettivi (grado 2) e sintomi neurologici (grado 3). A parte (grado 4) è considerata la casistica in cui sono incluse fratture o dislocazioni vertebrali. Tale suddivisione in categorie può utilmente avvalersi degli attuali strumenti di semeiologia clinica e strumentale, ma il medico che segue il caso, non dimenticando mai il rispetto dell’etica professionale, e basandosi su approfondite conoscenze della materia, deve saper indirizzare il paziente verso quelle competenze specialistiche che forniscano diagnosi attendibili e motivate, evitando, così, il più possibile il rischio di errori nell’attribuzione causale dei disturbi o nella valutazione del quadro clinico. Nella maggior parte dei casi, infatti, le lesioni sono lievi, rappresentate da stiramento dei legamenti e spasmo muscolare, ma possono verificarsi anche casi più gravi, che non dovrebbero essere sottovalutati. Lo spasmo cervicale può essere risolto in poco tempo con terapia medica, collare cervicale, successiva fisioterapia e rieducazione motoria; ma i casi più gravi, quelli, ad esempio, con compromissione neurologica, possono rendere necessario anche il ricorso alla terapia chirurgica, ed avere una lunga prognosi di guarigione. Considerato l’alto prezzo da pagare in termini di costi per la sanità pubblica e privata, per le assicurazioni di responsabilità civile, nonchè per i giorni di assenza dal lavoro, soprattutto nel pubblico impiego, occorre risolvere al più presto il problema della corretta valutazione di questa patologia, e trovare mezzi sempre più validi di prevenzione. Si è suggerito l’utilizzo, in sede giudiziale e di risarcimento, di perizie ergonomiche che, attraverso la dinamica del sinistro, studino la probabilità che l’incidente abbia causato danni permanenti alla persona; l’adozione nei posti di pronto soccorso di un protocollo diagnostico basato su sintomi e segni obiettivi; il miglioramento delle misure di sicurezza negli autoveicoli, come la realizzazione di idonei poggiatesta che consentano il corretto posizionamento del collo. Alcune misure comportamentali per ridurre i rischi di colpo di frusta dovrebbero essere conosciute ed adottate di routine, come non guidare troppo vicino al volante, regolare l’altezza del poggiatesta (la parte superiore deve superare di almeno 10 cm il condotto uditivo), mantenere il dorso ben appoggiato allo schienale, e la testa ad una distanza inferiore ai 6 cm dal poggiatesta. Tutto questo produrrebbe forse un significativo risultato nella riduzione del numero dei casi e dell’entità delle lesioni, e potrebbe garantire maggiore obiettività di valutazione del danno in sede medico-legale.

* Medico Capo della Polizia di Stato
Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa.


Mercoledì, 07 Dicembre 2005
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