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Articoli 14/11/2007

Indagine choc sulla droga al volante

L’8% dei conducenti ha assunto sostanze stupefacenti, mentre il 10% dei sinistri senza feriti sarebbe correlato a tale comportamento

(ASAPS) MADRID (SPAGNA), 14 novembre 2007 – Sono anni che si parla della stretta correlazione tra sinistrosità stradale ed assunzione, da parte dei conducenti, di sostanze psicoattive come l’alcol. Ma abbiamo un’effettiva idea di quanto incida la droga nella violenza stradale? In Italia, infatti, non esiste di fatto la possibilità di verificare – anche con strumenti di tipo precursore – la presenza di sostanze psicotrope. Esistono i cosiddetti “stick”, ma la loro distribuzione agli equipaggi di Polizia Stradale e Carabinieri è rimasta de facto limitata ad alcuni esperimenti, tanto che, ad oggi, l’accertamento delle violazioni previste dall’articolo 187 del codice della strada (guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti) è limitata all’intervento di sanitari con prelievo di sangue, in larga parte in occasione di sinistri stradali. Quindi, a conti fatti, è possibile affermare che in Italia non esista la possibilità di prevenire eventi di questo tipo attraverso la Vigilanza Stradale o il Controllo del Territorio: è, semplicemente, un accertamento di Polizia Giudiziaria. Una recente indagine condotta in Spagna su iniziativa della DGT (Direzione Generale del Traffico), di cui si parlava l’8 novembre sul quotidiano El Mundo in un articolo di Maria Vila Salgado, ha cercato di fare il punto della situazione, mobilitando nelle province di Badajoz e Saragozza una task force di militari della Guardia Civil – che in Spagna espleta servizio specialistico di polizia stradale – con lo scopo di monitorare l’incidenza droga nella guida nel primo weekend di novembre. Il risultato, che non aveva precedenti nella penisola iberica, è a dir poco scioccante: l’8% dei conducenti sottoposti a screening è risultato sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Gli agenti sono stati dotati di un semplice stick da inumidire con la saliva, sfregato nella mucosa di ben 411 persone, 32 delle quali spedite in ospedale per la conferma del risultato preliminare, a carico delle quali è poi scattata la sanzione penale: per coloro che si sono rifiutati, due persone in tutto, è scattata invece una semplice sanzione amministrativa, consistente nella sospensione della patente di guida, la decurtazione di 6 punti (in Spagna il credito totale è di 12) ed una multa di 600 euro. La riforma del Codice penale, in fase di approvazione, prevede l’introduzione di conseguenze penali anche per questa fattispecie, risolvendo così un vuoto normativo molto simile a quello che esiste in Italia.
Queste prove hanno svelato che la percentuale di conducenti risultati assuntori di sostanze psicotrope è addirittura superiore a quella di conducenti ebbri per alcol, ferma al 2,47% del totale. Facendo i compiuti calcoli, la DGT stima che le droghe siano in qualche modo responsabili del 10% degli incidenti stradali senza conseguenze per le persone. Per quanto riguarda invece l’incidenza sulla sinistrosità letale, i dati sono del tutto diversi. Nel corso del 2006, infatti, le prove alcolemiche effettuate in concomitanza di sinistri stradali – in tutto 89.757 – hanno evidenziato l’ebrietà di 6.039 conducenti coinvolti, il 6,37%, ma nella mortalità il numero di ubriachi è spaventoso, tanto da aver superato – nel 2005 – la soglia del 36%.
Un dato questo che conferma le stime di molti stati europei, secondo le quali 3 incidenti su 10 sarebbero in qualche modo alcol-correlati, e che non viene affatto sottovalutata, visto che nel 2006 ben 3milioni ed 860mila persone hanno soffiato nell’etilometro.
Il codice penale in fase di approvazione, prevede che la persona in stato di ebrietà da sostanza stupefacente, in caso di coinvolgimento in incidente stradale senza conseguenze per le persone, sarà affidato ai servizi sociali. “Abbiamo previsto per loro – dice Bartolomé Vargas, del dipartimento Sicurezza Stradale – lavori socialmente utili in centri di riabilitazione per paraplegici o in strutture di assistenza per persone afflitte da lesioni cerebrali traumatiche, in maniera tale che possano comprendere le conseguenze del loro comportamento”. (ASAPS)

© asaps.it

Di Lorenzo Borselli

Spagna
Mercoledì, 14 Novembre 2007
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