Venerdì 26 Aprile 2024
area riservata
ASAPS.it su
Articoli 15/06/2007

BICISI’


Foto Blaco

Quello che abbiamo trascorso è stato un inverno oltre che mite, estremamente pedalabile. Se la tendenza ad inverni con temperature dolci come quello di quest’anno dovesse confermarsi, il futuro della bicicletta si farebbe ancora più radioso. Verrebbe infatti ridotto uno dei limiti nella fruibilità del mezzo a pedale, quello del freddo. Ma ci pensate al valore aggiunto del velocipede nel quadro della mobilità di oggi? Facciamo una sintetica escursione sui perché Bicisì. La bicicletta è l’unico mezzo di locomozione non inquinante, e sappiamo bene cosa significhi questo in un territorio come quello di alcune regioni del nord nel quale in molte città a metà febbraio abbiamo già quasi esaurito i giorni disponibili di sforamento per le polveri sottili e per gli altri elementi inquinanti. Neanche il cavallo è così performante da questo punto di vista, infatti rilascia qualche residuo organico. E’ poi un veicolo, forse l’unico, col quale la salute - è fin troppo noto - ne trae un grande giovamento. La bicicletta non è rumorosa (pensate invece al rumore del traffico), è l’unico mezzo che potrebbe circolare anche di notte, in piena estate, mentre abbiamo le finestre aperte. Se il conducente non canta o non fischia nessuno se ne accorge. La bici non consuma niente. Va avanti solo attraverso la spinta dell’energia muscolare. In un periodo nel quale il costo dei prodotti energetici gioca un ruolo determinante nell’andamento generale dell’economia mondiale e quindi di quella familiare, la bicicletta è un elemento calmieratore dei costi. La bici si parcheggia comodamente, occupa pochissimo spazio. In uno stallo di una vettura si possono parcheggiare, incrociate fra loro, circa 11 biciclette. Il velocipede è anche un mezzo che nel rapporto di peso fra il veicolo e il trasportato raggiunge parametri impensabili per qualsiasi altro sistema di locomozione. Dove lo trovate un mezzo del peso di una ventina di kg (per non parlare delle biciclette sportive con pesi superpiuma), che riesce a trasportare un essere umano, avvezzo al tortello e alla tagliatella e che spesso sfora gli 80/90 kg?. Quanto spreco nei fuoristrada o nelle gigantesche berline. Si impiegano dai 15 ai 20 quintali di materiali ferrosi e plastici per trasportare spesso lo stesso soggetto di 80/90 kg, molte volte da solo. Pensate che 3/4 dell’energia consumata dal veicolo servono per trainare in pratica se stesso. Insomma di un pieno di 60 litri ben 45 servono all’assorbimento del peso della macchina per il suo movimento. Non parliamo poi della capacità della bicicletta di portarvi ovunque, in pianura in ogni luogo. Per le gambe buone sono accessibili anche le vette più alte e i sentieri più impervi con le Mountain Bike. Ma ci sono luoghi che quelli con la macchina non potranno mai raggiungere. Le piazze e le piccole vie dei nostri stupendi centri storici. Qualcuno mi dirà che la bicicletta però è meno veloce. E’ vero. Dipende dove dovete andare. Certo in autostrada o lungo una statale non è possibile sfidare le 150 cavalli a motore. Ma nell’area urbana siete proprio sicuri di poter andare più veloci? Di giorno nelle ore di punta mi risulta che in molte città si viaggi ad una velocità media di 15-20 km/h. I mezzi pubblici di superficie, su gomma, in tante città si fermano fra i 12 e 15 km/h. Non sono velocità accessibili anche ad un anziano ciclista? Infine i costi di acquisto e manutenzione. Credo che mezzo più nazionalpopolare non esista. Una discreta bicicletta nuova si compra con 150 euro. Una bici usata con poche decine di euro, la manutenzione sfiora quasi lo zero. Un mezzo insomma alla portata anche del pensionato alla minima.

14079

Foto Upi-Svizzera

Ma si fa abbastanza per stimolare, agevolare, perché no, anche proteggere questa meritoria categoria? La risposta è breve: no! Sembra quasi che la bicicletta (come il pedone) sia un elemento di disturbo nella dinamica della circolazione. Certo quando è lenta, guidata da un anziano, ci costringe a rallentare e ad essere prudenti. Però, diciamo la verità qualche volta è sentita quasi come elemento spurio, non adeguato. Se solo pensassimo che ogni ciclista può significare un’auto in meno sulla strada, forse guarderemmo in modo diverso quel mezzo di tradizionale locomozione. Non credo sia un caso il fatto che - tanto per toccare il tema che personalmente conosco meglio - nel quadro di una incidentalità che fa segnare negli anni della patente a punti positivi e significativi segni meno, il segmento dei ciclisti, così come gli altri utenti deboli della strada (pedoni e ciclomotoristi), è quello che ha conseguito risultati sicuramente meno brillanti. C’è da aggiungere anche un altro preoccupante aspetto: i ciclisti con i pedoni sono fra le “prede” più colpite dai pirati della strada. La povera ragazza uccisa qualche tempo fa a Bologna da un conducente che poi si è dato alla fuga ne è una testimonianza lampante. Potremmo aggiungere anche quella famiglia di extracomunitari travolti a gennaio su una statale, vicino a Lesina (FG) da un altro pirata. Furono uccisi un uomo e una donna. Il pirata successivamente identificato disse che non si era accorto dell’urto. Due ciclisti presi in pieno scaraventati sull’asfalto e uccisi e non ci si accorge dell’urto… L’alcol in questi casi gioca un ruolo dirompente. Un aspetto che da solo meriterebbe ben altro spazio. Cosa fare? Ovviamente da una parte serve un intervento più convinto del pubblico amministratore perché si incrementi la protezione e quindi la sicurezza del ciclista con una più significativa estensione delle piste ciclabili, possibilmente non miste alle pedonali. Servono più investimenti economici (anche per avere meno investimenti sulla strada), per quella serie infinita di fattori positivi che abbiamo elencato all’inizio che dovrebbero fare dei ciclisti una categoria protetta. Molto protetta, direi quasi da coccolare. Gli agenti di polizia stradale, e della Polizia Municipale in particolare, devono contribuire a “ricordare” agli automobilisti che i ciclisti sono soggetti di pari diritto nella circolazione. Certo esistono poi delle regole precise da rispettare anche per il ciclista. A quelle specifiche previste dall’art.182 del CdS (Devono viaggiare in unica fila, o mai affiancati in un numero superiore a due, e fuori dai centri abitati sempre in unica fila, con l’uso libero delle braccia e delle mani, e reggere il manubrio almeno con una mano, non devono trainare altri veicoli o condurre animali ecc.) si devono aggiungere alcune regole sentite dai ciclisti come non a loro appartenenti. Due esempi per tutti: guidare in stato di ebbrezza e l’uso del cellulare mentre si guida (sono vietate anche le cuffie). Si tratta di infrazioni per le quali il codice fa riferimento ai conducenti. Andrebbe poi attivata una maggior informazione sui fattori di rischio, incentrati ad esempio sull’importanza di farsi vedere con luci accese di notte, aspetto questo molto trascurato, e quella di indossare capi chiari e retroriflettenti, non solo di notte ma anche quando piove o nei casi di scarsa visibilità. Un ultimo riferimento all’aspetto sportivo della bici, e quello del tifoso. La bicicletta sa muovere emozioni profonde, sempre di rispetto, a volte di solitudine nei momenti felici “Un uomo solo al comando…” e in quelli tristi. Abbiamo rivisto recentemente il film sul nostro Marco Pantani e non abbiamo potuto fare a meno di riflettere e commuoverci. Nelle schiere del tifo che si esprime ai lati di un passo di montagna non scoppia mai la violenza insensata e incivile di un Cibali di Catania. Per il ciclismo sportivo non ci sarà mai un ispettore Filippo Raciti che ci lascia la vita. Lo sport in bicicletta è tutta un’altra cosa. Insomma credo di poter dire che la bici ha un roseo futuro, che può diventare ancora più roseo con un po’ di attenzione in più e di amore in più. I ciclisti la meritano.

Da “Il Centauro” n.113 

© asaps.it

di Giordano Biserni

da "il Centauro"
Venerdì, 15 Giugno 2007
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK