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Articoli 31/03/2007

RECENSIONE - “Salute e sicurezza stradale: l’Onda Lunga del Trauma”
A cura di Franco Taggi e Pietro Marturano(*)
Cafi Editore

 


Questo libro, curato da due noti esperti della sicurezza stradale, è un prodotto “insolito” rispetto a quello che in genere la letteratura sull’argomento propone. Insolito per l’elevato numero di argomenti trattati, insolito per il taglio dato ai vari capitoti. Ma insolito, soprattutto, per la “filosofia” sottostante, che può essere riassunta in due punti: primo, far capire; secondo, non annoiare. Questi due precetti debbono essere stati certo ben ribaditi dai curatori agli autori dei numerosi contributi, in quanto ogni articolo li riflette in qualche modo.Prima, durante, dopo, poi… e poi ancora” recita il sottotitolo: ecco l’onda lunga del trauma, lo tsunami dell’insicurezza stradale che, se riesce a prendere corpo, travolge tutto e tutti.”.

(PP)


(*)Franco TAGGI è nato a Roma, dove attualmente risiede. Si è laureato in fisica all’Università “La Sapienza” nel 1970. E’ dirigente di ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità, dove dirige il reparto “Ambiente e Traumi” del Dipartimento dell’Ambiente.

è nato a Taranto, si laurea in ingegneria nel 1993 presso il Politecnico di Bari e da subito comincia ad occuparsi di sicurezza sotto i diversi aspetti. Dal 1999 vive a Roma e lavora presso il Ministero dei Trasporti - Direzione Generale per la Motorizzazione occupandosi di prevenzione e sicurezza stradale.

Pietro MARTURANO


“L’Onda Lunga del Trauma”… un titolo suggestivo che ben sintetizza quello che i curatori avevano probabilmente in mente quando hanno concepito l’idea di quest’opera: parlare di come stanno realmente le cose affinché ne discenda, quasi a mo’ di teorema, che adottare comportamenti razionali è la scelta più intelligente che ognuno di noi può fare per la propria sicurezza. E non solo sulla strada.


Inutilmente si cercheranno tracce delle solite raccomandazioni, che in genere lasciano il tempo che trovano: tutto qui è teso a fornire informazione utile per capire, per farsi una propria opinione, per avere elementi chiari su cui basare le proprie scelte. Un atto di fede (o di fiducia, se si vuole) nell’intelligenza del lettore; e, in fondo, anche un atto di rispetto nei suoi confronti.


E dire che abbondare in raccomandazioni su questo tema rappresenta una grossa tentazione per ognuno, tentazione cui quasi sempre si cede.


Ma questa strada non è stata imboccata nel libro. Si va al sodo, sin dall’inizio. Non stiamo parlando della “maglia di lana”, si avverte: questo il primo messaggio, supportato impietosamente da precisi numeri che tracciano un quadro nudo e crudo dell’insicurezza stradale e delle sue conseguenze. Non siamo di fronte a uno scontro generazionale, avvertono ancora i curatori, dove i più grandi rampognano – a torto o ragione – i più giovani, e vengono a loro volta rampognati – ancora a torto o ragione – da questi ultimi: i giovani sono molto più a rischio, dati alla mano. Ma il messaggio, aggiungono, vale per tutti, anche per gli adulti. E qui i curatori non si peritano di segnalare (giustamente) la scarsa fattualizzazione dell’esempio da parte degli adulti, l’antica perniciosa abitudine dei “vecchi” di chiedere ai giovani di fare qualcosa senza poi essere disposti a farla loro in prima persona.


Nonostante le dimensioni del libro siano ragguardevoli (più di 600 pagine), la struttura logica che ne traccia il percorso ne rende agevole la lettura. “


Ampio spazio è dedicato al “Prima”. Pensarci prima, per evitare che si dipani una perversa catena di guai. Insomma, la prevenzione. Gli argomenti sviluppati sono di estremo interesse, alcuni affatto nuovi, come ad esempio il concetto di “velocità virtuale”. Siete mai andati con la vostra auto a più di 200 km/h? No? Non ne siate così tanto sicuri: leggete l’articolo sulla “velocità virtuale” e vi renderete conto che forse è successo. Colpa della distrazione, come vedrete.


Reggete bene l’alcol? Sarà pure. Però, sempre dati alla mano, ci sono tante buone ragioni per evitare di assumere bevande alcoliche se poi si deve guidare (o fare qualcosa che richiede attenzione). Ragioni obiettive, non opinioni. E quello che vale per l’alcol, vale nello stesso modo per altre sostanze psicotrope, come pure per l’uso del cellulare durante la guida.


Le regole del Codice della Strada servono o no? Servono, e servono pure molto. E anche in questo caso sono i numeri che parlano, non “la vecchia zia” che ripete luoghi comuni, che raccomanda al nipote di non dimenticarsi di mettere “la maglia di lana”. E così, passando dalla fisica alle neuroscienze, dall’ingegneria alla medicina, dalla psicologia all’epidemiologia, nasce in chi legge una concreta consapevolezza: che ci sono tante ottime ragioni per pensarci “prima”.


Segue poi il “Durante”, ovvero in che condizioni è meglio trovarsi se la situazione diventa critica.


Ci sono in questa parte precise informazioni sull’utilità dell’uso dei dispositivi di sicurezza (casco e cinture), come pure dei moderni dispositivi che rendono più affidabile la conduzione di un veicolo.


Procedendo nella lettura, il “Dopo” e il “Poi” tratteggiano realisticamente il quadro traumatologico che può sopravvenire in seguito ad incidente stradale e la successiva inevitabile fase di riabilitazione. C’è di tutto, dai traumi devastanti, quali quello cranico o spinale, a traumi solo apparentemente minori, ma che possono cambiare decisamente in peggio la qualità di vita del soggetto. La medicina può far miracoli nel far fronte ai danni fisici (e psichici) derivanti da un incidente stradale, ripristinando le primitive condizioni del soggetto? Decisamente, sì. Tuttavia, avvertono curatori ed autori, ai miracoli della medicina c’è un limite; e non sempre questo limite è rassicurante.


Illuminante al proposito ci è sembrato un brano riportato nell’articolo dedicato alla chirurgia plastica: “Troppo spesso si è fatto e si fa tuttora riferimento alla chirurgia plastica come a quella disciplina chirurgica che “cancella” gli esiti cicatriziali di un trauma o di un’ustione. Per cui troppo spesso si caricano i pazienti di aspettative non realistiche sulle possibilità di trattamento di un danno a volte “solo” di natura cosmetica. Il chirurgo plastico non può cancellare o non fare cicatrici: il chirurgo plastico può spesso, ma non sempre, migliorare l’aspetto di una cicatrice, renderla meno visibile e quindi più accettabile, e a volte anche in maniera sorprendente


Ma, come riporta il sottotitolo, c’è anche un “…poi ancora”. E’ questa la parte conclusiva del libro che invita alla speranza, in quanto anche se le cose non sono andate molto bene, la vita può ancora in qualche modo andare avanti. Grazie ai moderni ausili tecnologici chi ha qualche problema può comunque ritornare a guidare un veicolo e, in parallelo, riacquisire quell’autonomia che permette di vivere una vita dignitosa. Speranza, certo; ma anche un poco di amarezza.


Come scrive l’autore dell’articolo “Disabilità; patente e tecnologie per la guida”: “Nei fatti, una consistente parte di soggetti, spesso molto giovani, è portatore di disabilità conseguente ad incidente stradale. Molti di loro potranno certo riprendere a guidare un veicolo grazie ai progressi della medicina e della tecnologia che abbiamo appena visto: ma non sarebbe meglio se questi progressi fossero utili soltanto ai soggetti sfortunatamente incorsi in invalidità per traumi non stradali o per malattie? Non sarebbe meglio per tutti guidare in modo più difensivo onde evitare di usufruire dei miracoli del mondo moderno e diventare conducenti prudenti in seconda battuta?”.


E ancora una volta, la prevenzione appare essere la strada da percorrere; ma ancora una volta, perché “le cose stanno come stanno”, non già per astratte convinzioni ideologiche o per vieti ritualismi della serie “Ogni cosa al suo posto; ogni posto la sua cosa”.


E quanto sia importante far proprio questo punto di vista è ulteriormente sottolineato da altri articoli, firmati da Associazioni e da vittime della strada, che compaiono nelle battute finali.


“Traumi? No grazie!”: è questo il titolo che i curatori hanno voluto dare alle loro conclusioni.


Un titolo che riassume il contenuto e la “filosofia” di questo libro, libro che appare nei fatti una sorta di “manuale per sopravvivere” in questa società frettolosa e – per certi aspetti - un poco schizofrenica, che spesso ci mostra contraddizioni o superficialità.


E’ sperabile che il contenuto di questo volume trovi utilizzazione non solo nelle scuole e nelle autoscuole, ma anche in tutte quelle iniziative di tipo informativo-educativo del grande pubblico che sempre più spesso vengono proposte dai media.


Nel campo della sicurezza stradale, a nostro avviso, non è più tempo di prediche, come pure non può essere tutto ulteriormente delegato alla repressione.


La strada indicata da “L’Onda Lunga del Trauma”, quella della fiducia nella razionalità dell’individuo, ci sembra sia la direzione giusta da seguire.


Il libro indica in definitiva, senza boriosa leziosità, la via da percorrere per raggiungere una maggiore sicurezza della circolazione stradale, ma anche per cercare – insieme – di vivere tutti un po’ meglio.

Sabato, 31 Marzo 2007
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