"Ci si
dimentica troppo in fretta di questi morti. In altre situazioni c’è un forte
impatto emotivo e si fanno funerali di Stato, questi ragazzi invece non fanno
storia". A parlare non è la mamma o un amico di uno dei motociclisti che
hanno perso la vita in questi giorni, ma un agente della polizia stradale. L’Italia ha uno dei tanti tristi record: morti per decessi
da incidenti in moto. Dal 1995 al 2004 quasi 800mila incidenti in cui hanno
perso la vita 13.429 centauri e il numero non solo non diminuisce ma aumenta.
Nel 2003 il nostro paese era in cima alle classifiche europee con 1.534 decessi
contro una media europea ben sotto le mille unità.Un quadro che fa accapponare la pelle e che preoccupa non
poco la polizia che dedica un ampio spazio sul proprio sito. "Crediamo sia giunto il momento di affrontare la
situazione con estrema serietà. - Afferma Giordano Biserni, presidente
dell’Asaps. - Ci rendiamo conto che le responsabilità non sono certo dei soli
motociclisti. Ma è evidente che il fattore velocità e scarsi controlli incide
notevolmente. Moto che raggiungono i 300 orari, che vanno da 0 a 100 in meno di
3 secondi, che in prima fanno i 130, sono veicoli ipertrofici per le nostre
statali e per i nostri conducenti". Nell’ultimo week end sono morti 16 centauri e in quello
precedente che chiudeva un mese infausto ci sono stati 26 decessi pari al 60%
del totale.
Biserni non ha dubbi sul bisogno di intervenire.
"L’Ue sulla base di questi dati preoccupanti – questo è l’unica categoria
che non fa segnare diminuzioni nei numeri della sinistrosità – si sta ponendo
seriamente il problema e cerca soluzioni. Nonostante il casco e e la Patente a
punti i risultati dal pianeta due ruote
non arrivano. Serve uno sforzo corale, convinto, severo, costruttivo, ma
con poco pietismo. Basta con gli applausi liberatori a un funerale di un
giovane motociclista. Lo stato, gli enti proprietari delle strade, le forze di
polizia, i costruttori di moto, le assicurazioni, la scuola si schierino tutti
insieme per fermare questa scia di sangue, per recuperare una minima etica
della vita". Un’analisi che arriva poi a proposte chiare e precise.
"Occorre fare controlli sistematici sulle statali ogni domenica con
poliziotti e carabinieri schierati - non solo negli stadi - per dissuadere chi
confonde la strada con una pista personale. Accertamenti molto più seri con prove di guida pratica
molto selettive e severe. Risanamento del sistema strada con finanziamenti
adeguati agli importi che gli automobilisti e motociclisti pagano in tasse,
imposte e accise. Se necessario si facciano piste a costi sociali
accessibili. In tanti lamentano la disattenzione di molti automobilisti.
Ricordiamo che il mondo dei patentati su 4 ruote invecchia sempre più e non
sempre la velocità di un veicolo in arrivo è percepita nella sua reale
potenzialità. Ricordiamo anche che nel 35-40 % circa dei casi
l’incidente si verifica per perdita del controllo del veicolo da parte del
conducente. Quindi a causa della velocità. In questo fine settimana gli
incidenti riconducibili a questa modalità sono stati addirittura il 53%".
|