La strage di Gaida
«Lame è libero, me li hanno uccisi due volte»
Reggio Emilia «È come se i nostri ragazzi fossero stati uccisi un’altra volta».
Si rivolge così ai giudici Anjeza Hyseni, mamma di Shane, Resat e Rejana, di 22, 11 e 9 anni, e nonna del piccolo Mattias Lame, di appena un anno e quattro mesi, alla notizia che il responsabile della strage di Gaida, consumatasi il 30 ottobre 2022 il trentenne, anch’egli di origini albanesi Orjol Lame, compagno della sua figlia maggiore, è libero ed è tornato in Albania. La richiesta di carcerazione presentata dal pubblico ministero Marco Marano, titolare del procedimento per omicidio stradale plurimo e pluri-aggravato in capo a Lame, è stata respinta anche dal Tribunale del riesame. Lame, quindi, dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Correggio, è stato accompagnato in Albania dai famigliari.
Lame, come risulta dagli accertamenti, guidava a una velocità superiore al limite consentito, dopo aver assunto cocaina, oltre ad aver commesso altre violazioni. L’auto non era assicurata, né revisionata e non era neppure sua, senza contare che su di lui pendeva un decreto di espulsione: non si sarebbe nemmeno dovuto trovare in Italia.
I giudici ritengono, in sostanza, che non esistano pericoli di fuga o di reiterazione del reato, anche perché gli è stata ritirata la patente.
Il risultato, però, è che adesso Lame è di fatto un uomo libero e infatti se n’è già tornato in Albania. Un epilogo che la mamma di Shane, Resat e Rejana Hyseni, e nonna del piccolo Mattias, a sua volta rientrata a Durazzo con il marito dopo la tragedia che le ha distrutto la famiglia (le è rimasto solo un figlio) non può accettare. «Signori giudici, la vostra decisione ci ha spezzato il cuore – aggiunge la madre e nonna delle vittime –. Non si può lasciare libero l’assassino di questi bambini. Non è giustizia questa». Anjeza teme che il compagno della figlia maggiore finisca per sottrarsi al processo dal quale rischia una condanna a diversi anni di carcere: la donna, il marito e il figlio superstite, per essere assistiti, attraverso i consulenti Sabino De Benedictis e Sara Donati, si sono affidati a Studio3A-Valore Spa, società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e all’avvocato Nicola Termanini.
«Al riguardo – specifica lo Studio3A – si auspica con forza che l’incidente probatorio per espletare una perizia psichiatrica su Lame per accertarne la capacità di intendere e volere, e che adesso non ha chiaramente più ragion d’essere, venga revocato per poter celebrare quanto prima il processo e dare alla famiglia delle vittime le risposte che finora non ha ricevuto».
I giudici hanno rigettato la richiesta di carcerazione di Orjol Lame, alla guida dell’auto. Quattro morti nello schianto, tre bambini. Era ubriaco e sotto l’effetto di stupefacenti. Ora è già tornato in Albania. Lo rivedremo al processo in Italia...? (ASAPS)