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Pirateria , Notizie brevi 31/08/2022

LA VITTIMA DELL’INCIDENTE NEL 2012
Lucia Cendron uccisa da un pirata della strada, il cugino ogni anno pubblica l’annuncio: «Costituisciti»

Nella calda sera del 29 agosto 2012, Lucia Cendron aveva preso la sua bicicletta e, lasciata la sua casa di Quinto di Treviso, stava pedalando per raggiungere Paese dove la aspettavano le prove del coro. Ad una curva però, un uomo a bordo di un motorino l’ha travolta. Fuggendo subito dopo e lasciandola sulla strada a morire. Succedeva dieci anni fa e da allora, il responsabile della morte della donna, infermiera di 57 anni e madre di due figli, è rimasto sconosciuto. Un mistero che, anno dopo anno, aumenta il dolore dei famigliari e del cugino Vittore Trabucco che ad ogni anniversario ricordando Lucia, si rivolge a quello che chiama il suo «assassino» chiedendogli di costituirsi. «Se non vuoi farlo per la famiglia della donna che hai ucciso, fallo per te stesso».

Signor Trabucco, cosa ricorda di quella sera del 29 agosto?
«Lucia stava andando alle prove del coro “Cantores Pagenses” di Paese. Era in bicicletta e stava percorrendo via dei Brilli quando un uomo a bordo di un motorino Ciao bianco le ha tagliato la strada. Lei ha urlato e subito dopo, i residenti, hanno sentito un botto pauroso. Sono corsi in strada il tempo di vedere mia cugina a terra, e un giovane uomo che raccolto il casco, ha provato a far partire il motorino e quando questo si è acceso, mentre loro correvano a soccorrere Lucia, è scappato via. Se n’è andato lasciandola lì, come se non fosse successo nulla».

Cosa pensa dell’archiviazione dell’inchiesta per omicidio colposo?
«Sono state fatte molte cose. Erano stati trovati dei pezzi di motorino a terra, isolato anche il dna dell’assassino, perché fuggendo quell’uomo questo è diventato. Sembrava ci fosse una pista e che presto ci sarebbe stata la svolta. Invece non si è arrivati a nulla e forse tutto è stato troppo veloce. Forse si sarebbe potuto fare di più. Non sono un investigatore, parlo da famigliare che ancora soffre. Però quell’uomo è sicuramente della zona. Quella strada non la percorri se non la conosci e soprattutto, con un Ciao e con ai piedi delle ciabatte e addosso una t-shirt (così lo avevano descritto i testimoni, ndr) non puoi aver fatto 100 chilometri. Per questo il nostro dolore è ancora più grande, perché quell’uomo potrebbe essere qui, potremmo incontrarlo ogni giorno senza saperlo».

Cosa la fa soffrire di più?
«Oltre al dolore per la perdita di Lucia, la rabbia di sapere che il suo assassino non si è mai pentito e continua a fare la sua vita tranquillamente. In dieci anni nessuno si è mai fatto avanti. Non una parola. Non solo da lui, ma io penso anche ai suoi famigliari che magari sanno cosa ha fatto e lo coprono. Questo fa molto male».

Se potesse parlare a quell’uomo cosa gli direbbe?
«Costituisciti. Come puoi vivere con un simile macigno nel cuore. Non sei un uomo, sei un vigliacco. Posso capire che, nell’immediatezza dell’incidente, tu abbia avuto paura e sia scappato. Ma ormai sono passati dieci anni, c’è una famiglia che aspetta la verità. Se non vuoi presentarti, almeno manda due righe per dire che ti sei pentito».
Lei ogni anno pubblica sui social un ricordo di Lucia e la richiesta di verità Alcuni, per questo, le dicono che, dopo dieci anni, dovrebbe metterci una pietra sopra. Cosa risponde?
«Che non posso. Non posso farlo per me perché non riesco ad accettare che la persona che ha tolto la vita a mia cugina non paghi per quello che ha fatto. Ma non posso farlo soprattutto per Lucia. Mia cugina merita di avere giustizia».

da corrieredelveneto.corriere.it


Alla ricerca del pirata omicida ancora dopo 10 anni- “ Cosa la fa soffrire di più?
«Oltre al dolore per la perdita di Lucia, la rabbia di sapere che il suo assassino non si è mai pentito e continua a fare la sua vita tranquillamente. In dieci anni nessuno si è mai fatto avanti. Non una parola. Non solo da lui, ma io penso anche ai suoi famigliari che magari sanno cosa ha fatto e lo coprono. Questo fa molto male.”

Mercoledì, 31 Agosto 2022
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