Non c’è pace per le Associazioni promotrici del reato di “omicidio stradale”
Non c’è pace per le Associazioni promotrici del reato di “omicidio stradale”. Dopo l’entusiasmo suscitato dal primo step quando il Senato, nella seduta pomeridiana di mercoledì 10, ha approvato il testo proposto dalla Commissione Giustizia, sono nate delle polemiche che rischiano di compromettere l’iter del disegno di legge con la successiva approvazione della Camera dei Deputati.
A suscitare maggiore indignazione sono state le dichiarazioni del senatore Luigi Manconi che ha spiegato le sue ragioni sul quotidiano “Il Foglio” poi riprese anche su “Il Post”. Subito dopo l’approvazione del Senato, Manconi aveva espresso così le sue perplessità: “Nessuno può sottovalutare il dolore che una morte improvvisa, come quella determinata da un incidente stradale, può suscitare in una famiglia o in una più ampia comunità di affetti – aveva dichiarato Manconi – E naturalmente chi se ne renda responsabile deve risponderne davanti a un giudice. Ma ciò – come sempre e come esige uno stato di diritto – nella giusta misura. Tenendo conto, cioè, delle circostanze e della consapevolezza dell’autore del reato. Per questo motivo, la giurisprudenza ha già articolato una serie di risposte sanzionatorie che vanno dalla minima punizione dell’omicidio colposo a quella massima dell’omicidio volontario.
Non più di una settimana si è discusso dell’imputazione di omicidio volontario, attribuita a carico dell’intero equipaggio di un’auto che ha ucciso una donna in un quartiere di Roma. Un reato che prevede pene non inferiori a 21 anni di carcere. Che bisogno c’è, pertanto, di duplicare questa ipotesi di reato istituendo l”omicidio stradale’? Tutto il rispetto che sentiamo nei confronti delle vittime di incidenti stradali e dei loro familiari ci fa dire che non c’è necessità di un nuovo reato da sbandierare per punirne i responsabili: mentre sarebbe estremamente urgente diffondere una più matura cultura della mobilità e della convivenza civile. Dunque, finché si è in tempo, si modifichi con razionalità e intelligenza il disegno di legge sull’omicidio stradale”.
Insomma secondo il senatore del Pd l’introduzione del reato di omicidio stradale sarebbe inutile, affermazione che ha suscitato l’immediata reazione delle associazioni che, al contrario, si battono da tempo per il riconoscimento di questo specifico crimine.
E la dura risposta di Giordano Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori amici polizia stradale, impegnata da anni nel campo della sicurezza stradale e prima promotrice del provvedimento, non si è fatta certo attendere: “Vorremmo ricordare al senatore Luigi Manconi – ma sappiamo che stiamo perdendo tempo – che seppur in diminuzione in Italia si contano ancora 3.385 morti l’anno sulle strade, cioè più di 9 al giorno oggi compreso! – afferma Biserni – Ricordiamo che in altri paesi europei come la Gran Bretagna, si contano 4 vittime al giorno, noi registriamo 56 morti ogni milione di abitanti, di fronte a una media europea di 51 e soli 28 in Gran Bretagna.
Ci stupisce – ma solo fino a un certo punto – che il senatore paladino delle “vittime” contro ogni abuso, sostenitore primigenio del reato di tortura non si renda conto che anche per i familiari delle vittime della strada vedere che chi uccide mentre è ubriaco o drogato alla guida o viola le norme più elementari del codice e rimane regolarmente impunito è una forma di feroce “tortura” psicologica.
Quindi forse al senatore va bene che si continui a tollerare che ci sia chi abusa di alcol e sostanze e possa poi emettere una sentenza di condanna a morte , immediatamente eseguita sul posto, inappellabile e a carico di un innocente, spesso senza pagare nessun vero conto alla giustizia! A noi no, a noi non va bene!
E questa per noi è una emergenza, anzi una emergenza che fino ad oggi non ha avuto risposta alcuna, per questo confidiamo finalmente nell’Omicidio stradale. Lei lo chiama “Populismo penale” noi la chiamiamo semplicemente giustizia reale.
“Nessuno tocchi Caino” bene, ma qualcuno difenda Abele, e gli renda giustizia, che è ora!”.
Eppure i commenti positivi al Disegno di legge non sono mancati e, tanto per restare in casa Pd, la senatrice Maria Spilabotte non più tardi di due giorni fa plaudeva al provvedimento: “E’ una doverosa risposta ad un’esigenza di giustizia – ha sottolineato la Spilabotte – l’approvazione, da parte del Senato, del ddl sull’omicidio stradale che introduce e disciplina i reati di omicidio stradale e di lesioni personali stradali. Di fronte al ripetersi di tragici episodi, con incidenti spesso determinati da chi guida sotto l’effetto di droghe o alcol, sono state introdotte nuove pene per i responsabili di fatti così gravi, prevedendo anche la revoca della patente fino a 30 anni. La legge punta a far rispettare anche con maggiore determinazione i limiti di velocità, spesso ignorati. Parallelamente dobbiamo predisporre un’opera di sensibilizzazione sul problema, coinvolgendo la cittadinanza, le forze dell’ordine e soprattutto la scuola”.
E sempre in merito alla vicenda si è pronunciato Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio, che ha rilanciato con una serie di proposte:
“Lo Stato metta migliaia di agenti sulle strade e imponga a chi ferisce o uccide una persona guidando sotto l’effetto di alcol o di droga, la confisca dell’auto, della casa e di una parte dello stipendio a favore dei familiari della vittima, invece di fare una facile propaganda alla quale, purtroppo, ancora in troppi abboccano facilmente. Tutti fanno un gran parlare del nuovo reato di omicidio stradale, ma nessuno si pone una domanda: perché in Europa non se ne parla? La risposta è semplice: perché in molti Paesi invece di creare nuove leggi che hanno il solo scopo di gettare fumo negli occhi a chi chiede più sicurezza, ai familiari di vittime della strada e ai responsabili di associazioni, ci si preoccupa di assicurare controlli sulle strade, mettendo centinaia di pattuglie nei punti strategici e garantendo la certezza della pena. Siamo tutti d’accordo che sia un bene colpire chi si mette al volante con i riflessi offuscati o quasi del tutto cancellati da cocaina, droghe sintetiche o alcol, chi sfreccia a cento chilometri l’ora nei centri abitati, chi sorpassa in curva o va contromano, il problema è il modo in cui si decide di colpire: il nostro è un Paese in cui si trova molto più comodo e facile fare leggi che farle applicare”.
Al di là della querelle che si sta sollevando intorno all’argomento dell’introduzione del reato di omicidio stradale, quello che tutti chiedono a gran voce è maggiore sicurezza sulle strade per tutti gli utenti.
Insomma, se fino a oggi i dati Istat (che però arrivano fino al 2013), evidenziano una diminuzione dei morti sulle nostre strade, l’inversione di tendenza è sempre in agguato e la situazione disastrosa in cui verte la nostra rete viaria non aiuta certo a innalzare la sicurezza stradale e a far diminuire l’incidentalità.
di Maurilio Rigo
da repubblica.it/motori
LA SFIDA
Il senatore Manconi ha trovato, in parte, sponda anche in Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio. Strano per un esperto professionista dell’autotrasporto, ma sappiamo che gran parte dell’opinione pubblica è con noi. E se le leggi attuali avessero funzionato non ci saremmo certo lanciati in questa sfida. A proposito di sfida, siamo pronti a confrontarci con i critici per dimostrare la assoluta impunità di fatto del reato di omicidio colposo da incidente stradale in questi anni. Abbiamo i file degli incidenti mortali e gravi connessi alla pirateria stradale, se qualcuno accetta possiamo fornirglieli e magari ci racconta quali e quante pene hanno scontato quei conducenti ubriachi o drogati che hanno ammazzato gente sulla strada, dandosi poi alla fuga! Vi aiutiamo. Nella quasi totalità dei casi sono state emesse condanne irrisorie mediamente di due anni e 8 mesi senza che si sia scontata nessuna pena e con il riottenimento della patente entro pochi mesi o 2 o 3 anni al massimo. Va bene così? A noi no. (gb ASAPS)