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Articoli 02/07/2012

Torino, agente ebbro al controllo della Polizia Municipale dopo un contromano: l’indomani si uccide
Polemica? Noi non ci stiamo

20 suicidi dal 2008 per incidenti e sanzioni della strada
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di Lorenzo Borselli

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(ASAPS) Torino, 2 luglio 2012 – E’ un argomento difficile, quello in cui stiamo per imbatterci con questo articolo, ma non possiamo tirarci indietro. Non lo facciamo per piaggeria, per fare della facile retorica o per dire sempre (e a ogni costo) la nostra opinione: lo facciamo perché a noi importa farlo.
Il fatto: a Torino, un agente della Polizia di Stato di 27 anni, da pochi mesi in servizio nel capoluogo piemontese, commette un’infrazione al codice della strada, libero dal servizio, imboccando contromano un controviale. Viene fermato da una pattuglia della Polizia Municipale il cui equipaggio, oltre alla contestazione, lo sottopone ad alcoltest, al quale risulta positivo con 1 grammo di alcol per litro di sangue: un tasso rilevante, pari al doppio della soglia legale. In tali condizioni il livello di capacità visiva e di attenzione è disastroso e lo stato di ebbrezza è visibile: per questo gli agenti hanno sottoposto il loro (e il nostro) collega all’etilometro.
Questa seconda contestazione, come molti dei nostri lettori sapranno, è di natura penale e secondo quanto riportato dagli articoli di cronaca l’agente sarebbe rimasto sconvolto dalla stesura degli atti, pensando alla denuncia che gli avrebbe macchiato lo stato di servizio e probabilmente comportato addebiti di natura disciplinare.
Secondo quanto riportato dalla stampa, l’agente avrebbe detto chiaramente ai colleghi della Municipale che stavano procedendo contro di lui, che si sarebbe ucciso.
Come la stampa abbia saputo questo particolare, non si sa. Né possiamo affermare con certezza che corrisponda al vero che anche la relazione di servizio redatta dai “Civich” faccia menzione della cosa.


Quello che sappiamo è che l’indomani l’agente avrebbe messo al corrente i propri superiori della cosa, ne avrebbe parlato con alcuni rappresentanti sindacali, che lo avrebbero tranquillizzato, e poi, purtroppo (qui dobbiamo abbandonare il condizionale) si è chiuso in una stanza del commissariato dove lavorava e si è tolto la vita.
Vorremmo potercela prendere con qualcuno, perché sarebbe facile farlo. Facilissimo.
Però non è giusto, è vi spieghiamo perché.
Ci è stato riferito che si starebbe già parlando, in molti blog, di “eccesso” di zelo, da parte dei colleghi della Polizia Municipale che hanno fermato il 27enne. Ci è stato detto, e purtroppo lo abbiamo anche letto su qualche articolo on-line, che, insomma, si poteva anche passarci sopra, a quell’aperitivo.
Ma non è così.
Nel settembre 2010, a Bologna, un poliziotto, anch’esso in stato di ebbrezza e anch’esso contromano, restò coinvolto in un incidente stradale in cui perse la vita una ragazza di 26 anni, Francesca Mazzilli.
È vero: non c’è niente di male nel bere un bicchiere, ma quando si guida, quando si commettono illeciti, non si può soprassedere.
Come avrebbero potuto, i colleghi della Polizia Municipale di Bologna, far finta che la persona coinvolta nell’incidente mortale non avesse bevuto? Come avrebbero potuto farlo i colleghi di Torino?
No. Loro, tutti, hanno fatto il loro dovere.
Certo, se fosse vero che l’agente torinese avesse annunciato l’intenzione di farla finita e della cosa non fossero stati messi a conoscenza i vertici della Questura torinese, questa è un’altra faccenda ma, per piacere, giù le mani dal dovere e dall’imparzialità, perché è l’unica cosa che è rimasta, in questo Paese, a chi difende la legalità in divisa, qualsiasi essa sia.


L’ASAPS, da sempre, predica che è meglio tornare a casa senza patente, piuttosto che non tornarci affatto: come possiamo abdicare a questo?
Dal 2008 sono 20 le persone che si sono tolte la vita a seguito di ritiro patente o per un incidente stradale e il nostro collega, al quale va tutto il nostro deferente pensiero, è tra questi.
Le ragioni di questi suicidi sono tante e l’osservatorio ASAPS prova a dare una spiegazione scientifica a questo genere di morti, che avvengono lontano dalla strada ma in conseguenza di ciò che vi è accaduto: lungi da noi dare giudizi, ma è evidente che l’agente che si è tolto la vita si trovava in una condizione di sicura fragilità, del quale l’amministrazione di cui faceva parte dovrà investigare.
Forse, è venuto il momento di approfondire e di non pensare solo a punire: forse dobbiamo pensare che quando decidiamo di privare una persona del diritto di circolare alla guida di un veicolo, dobbiamo farlo con qualche cautela in più.
Nel frattempo, l’ASAPS è solidale con i colleghi che hanno fatto il proprio dovere  ed è vicina ai familiari dell’agente deceduto. (ASAPS)

 

 



 

Lunedì, 02 Luglio 2012
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