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Articoli 30/04/2004

Francia Grazie ad una seria e severa politica della securité routière, calano ancora gli incidenti

Francia
Grazie ad una seria e severa politica della securité routière, calano ancora gli incidenti
di Lorenzo Borselli *

Sono i risultati incoraggianti che rendono la politica della sicurezza stradale in Francia la migliore d’Europa. Risultati che a febbraio mostrano una nuova tendenza al ribasso della mortalità, dopo che nel mese di gennaio gli esperti dell’Osservatorio Nazionale Interministeriale della Sicurezza Stradale, avevano lanciato un primo segnale d’allarme.
Un segnale che è stato raccolto subito dalle autorità nazionali dei nostri cugini transalpini, che guidano con i punti da 12 anni e che hanno risposto all’allerta dell’osservatorio, che aveva segnalato un aumento dello 0,5% della mortalità, con uno stretto giro di vite.
Stiamo parlando della patente di guida in prova, un provvedimento che ha esteso a tre anni dal conseguimento il titolo di "neopatentato" e che limita a soli 6 punti il totale del punteggio complessivo a disposizione della "matricola". Sono infatti i giovani dai 15 ai 24 anni (il 13% della popolazione) il 26,9% delle vittime per incidenti in Francia. Una sorta di patente in prova è stata prevista anche per gli ultrasettantacinquenni, che presto dovranno passare visite mediche di idoneità psico-attitudinale ogni anno. Agli esordienti del volante sarà necessario passare una volta col rosso per perdere la licenza di guida, dover ripetere gli esami e ricominciare il tirocinio per altri tre anni. Una sorta di libertà vigilata preventiva, una misura di sicurezza vera e propria, che però insieme alle decine di manovre correttive apportate alla norma ha portato le strade francesi ad essere tra le più sicure del mondo, ad appena un decennio dalla carneficina che lì si compiva. Poche settimane di intensi controlli (in Francia le forze di polizia si vedono davvero) e febbraio ha invertito la tendenza con una veemenza inedita anche per le routes, ed oggi i dati ci dicono che, con febbraio 2004 si registra la diminuzione record (sans precedent) di incidenti stradali. Secondo un bilancio provvisorio reso pubblico nelle scorse settimane, nel mese di febbraio sono morte in Francia 325 persone, 39 in meno rispetto allo stesso mese di un anno prima. Una diminuzione del 10,7%, che diventa ancora più significativa se si considera che questo è stato un febbraio di un anno bisestile, falcidiato dal maltempo. Il Ministero dei Trasporti non ha mancato di ricordare che nel febbraio 2003 il numero degli uccisi sulla strada era già calato del 36% rispetto allo stesso mese del 2002. Ciò che realmente ci colpisce è però la grandissima attenzione che l’opinione pubblica ha mostrato di rivolgere alla securité routière. In Italia, lo dobbiamo dire, uno 0,5% – che sia in positivo o in negativo – probabilmente non scuoterebbe molte coscienze. In Francia, invece, dove l’incredibile severità e la continua attenzione che quasi settimanalmente il presidente Chirac dimostra di avere verso il fenomeno della sinistrosità stradale (che qui viene chiamata "violenza stradale"), un aumento dello 0,5% della mortalità in un mese, ha suscitato clamori e preoccupazioni. Le Figaro aveva scritto addirittura che "la leggera crescita dei morti in gennaio (+0,5% in rapporto al gennaio 2003) aveva rivelato la fragilità dei successi registrati sulla strada...". In ogni caso, con l’eccezione di gennaio, le statistiche confermano che la diminuzione della mortalità è una certezza che dura ormai da 18 mesi. "La sicurezza stradale – dice alla stampa francese Geneviève Jurgensen, portavoce della Lega contro la Violenza Stradale (!) LCVR – non ha mai conosciuto progressi così importanti e duraturi dal 1974, anno in cui vennero adottati i limiti di velocità e sull’alcolemia. Assistiamo oggi a una regressione storica". Alla consolidata regressione della mortalità si accompagnano in febbraio una lieve crescita degli incidenti stradali complessivi (+0,8%) e una stagnazione dei feriti (-0,1%).
Una situazione dunque estremamente positiva, sulla quale sarà opportuno tornare periodicamente e che potrebbe suggerire alcuni correttivi anche alla nostra patente a punti. Se infatti tutti gridano "sicurezza, sicurezza" sfoggiando i dati, noi che i dati li leggiamo e fondo e li confrontiamo, abbiamo l’impressione che la patente a punti italiana stia perdendo drasticamente d’efficacia. Le cause? Innanzitutto quelle fisiologiche di una norma che si stabilizza e di cui cominciano a mostrarsi alcune lacune su cui è necessario intervenire con sforzi correttivi; e poi perché – parliamoci chiaro – i controlli non sono poi troppo serrati: l’aspetto qualitativo – pur con le crescenti professionalità delle polizie municipali, ancora non coordinate tra loro e scollegate con le altre forze di polizia – risente dello stato di virtuale confino imposto alla Polizia Stradale, ormai presente solo in autostrada e sulla grande viabilità con organici ben lungi dall’essere ripianati, mentre i Nuclei Radiomobili dei Carabinieri, così come i reparti Territoriali, sono costretti a correre da un capo all’altro di giurisdizioni extraurbane sconfinate per interventi di pubblica sicurezza, soccorso pubblico o di polizia giudiziaria. Ma proprio per ribadire l’importanza di un controllo capillare e continuo sulla strada, torniamo alla Francia ed alla diminuzione senza precedenti della mortalità: secondo gli esperti il leggero aumento del numero di incidenti complessivi nel mese di febbraio 2004 non ha prodotto un aumento della percentuale dei decessi (anzi diminuiti fortemente) in relazione alla progressiva perdita di velocità eccessiva nella mobilità francese. Ci spieghiamo meglio: gli incidenti stradali sono più numerosi, ma meno gravi in entità rispetto al passato perché gli impatti si verificano a velocità meno elevate. Qui gli esperti francesi, che dimostrano la loro professionalità a suon di risultati, confermano la tesi di Asaps, e cioè che la velocità è sempre la causa prima di sinistri e morte. La presenza costante di controlli, la severità delle sanzioni e la certezza della loro applicazione hanno portato l’automobilista tipo in Francia a modifiche sostanziali nella propria condotta di guida: un’indagine illustrata il mese scorso dall’Osservatorio ha evidenziato come la velocità media sia diventata sempre più bassa. Lo studio ha preso in esame la velocità delle vetture "da turismo" negli ultimi 4 mesi del 2003 e i risultati sono sorprendenti. Il tasso di trasgressione del limite di velocità stabilito dal Code du Route superiore di 10 chilometri orari è ormai inferiore al 25% degli eccessi: nel 2001 si era ancora al 40%. Paura della multa, delle sanzioni (molte durissime e penali) severe e soprattutto certe? O modifica della coscienza? Certo è intervenuta una robusta cura a base di sanzioni, una repressione portata avanti con grande determinazione, accompagnata da preparazione e lotta alla corruzione, che ha restituito alle divise francesi autorevolezza e rispetto. La Jurgensen non ha paura a sostenere che il merito di tale risultato "è stato la moltiplicazione dei controlli, che oggi portano i loro frutti".
Il collega di Pietro Lunardi, in Francia, si chiama Gilles de Robien, e a poche settimane dalla nuova riforma francese su una patente a punti già in uso da 12 anni sostiene "che questi risultati sono la dimostrazione che un rispetto totale delle regole, soprattutto del limite di velocità, ha degli effetti immediati sulla gravità degli incidenti" ed è proprio lui che conta ora sulla patente in prova per dare il colpo di grazia alla violenza stradale.
La strategia dei vari esecutivi che si sono succeduti in Francia è sempre stata comunque improntata alla massima severità, secondo una strategia incentrata alla punizione sistematica delle infrazioni, ottenibile soltanto con il recupero del territorio da parte degli organi di polizia: in Francia gli autovelox difficilmente lavorano in automatico e per evitare problemi la Gendarmerie - che in Francia espleta il servizio di polizia stradale – è in servizio di vigilanza con un radar a pattuglia: chi sgarra paga subito. Già nel periodo giugno 2002 - giugno 2003 la mortalità aveva subito un decremento del 18,1%, che equivale a 1.405 vite salvate. Il giugno 2002 è una data storica per la sicurezza stradale in Francia, perché precedeva di poco il celebre intervento di Jacques Chirac, che riferendosi agli incidenti disse alla nazione che "...l’alto tasso di mortalità sulle strade francesi è indegno di un grande paese moderno". Eppure le parole del capo dell’Eliseo erano rivolte ad uno Stato che aveva già portato i 16.617 morti del 1972 ai 7.242 del 2002, restando comunque uno dei paesi maggiormente a rischio in Europa. Un primato davvero non invidiabile, affibbiato anche al Portogallo ed alla Grecia, oltre che all’Italia. Classifiche a parte, la Repubblique ha condotto un processo pubblico alla velocità, ritenuta la causa del 50% dei morti o dei feriti gravi, scodellando i dati di Gendarmeria e Polizia Nazionale, secondo cui il 60% degli automobilisti francesi, il 66% dei camionisti e il 76% dei motociclisti superavano abitualmente il limite di velocità. Dopo l’acceleratore l’alcool au volant, responsabile di più di un incidente mortale su tre. Alla cintura slacciata la colpa del 10% dei decessi. Ora che la soglia dei 5.500 morti sembra vicina, il governo ha già pronto un pacchetto di norme che integreranno un testo di legge contro la violenza nelle strade entrato in vigore nel 2003, che porteranno inasprimenti all’inglese per i reati stradali, con pene maggiorate per gli omicidi e lesioni colpose, mentre – ora che è dimostrato il solo scopo di volere le strade sicure – saranno approntati autovelox a controllo remoto, contro i quali si potrà ricorrere solo dopo aver pagato la multa. Bonne chance.
* Sovrintendente Polizia Stradale

di Lorenzo Borselli

da "Il Centauro" n.86
Venerdì, 30 Aprile 2004
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