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Articoli 30/01/2008

Oltre 8 milioni di autovetture non catalizzate circolano ogni giorno nel nostro paese


Foto Blaco

È dal 1993 che in Italia, sulla base di una precedente direttiva europea, vige l’obbligo di fabbricazione delle automobili con dispositivo catalizzatore, cioè con un sistema che consente di ridurre le emissioni inquinanti e per il quale è stata commercializzata la cosiddetta benzina “verde”. Eppure, sono davvero pochi coloro che conoscono la reale situazione del parco veicolare che ogni giorno circola lungo le nostre strade ed autostrade e la fedele rappresentazione offre uno scenario alquanto sconfortante. Secondo una recente elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec su dati Aci, infatti, nel nostro Paese circolano ancora 8.042.094 autovetture immatricolate prima del 1993 (anno nel quale entrò in vigore la normativa europea contro le emissioni inquinanti), di cui la stragrande maggioranza non è dotata di dispositivi antinquinanti. Naturalmente, un simile dato non può che rivelarsi enormemente preoccupante se si considera che l’intero parco auto circolante italiano sfiora i 35 milioni di unità, ma ancor più ripropone quale vera emergenza quella dell’inquinamento dell’aria che, come avviene nelle stagioni invernali, costringe con sempre maggiore frequenza le amministrazioni locali a studiare provvedimenti di limitazione della circolazione soprattutto all’interno dei centri abitati. Provvedimenti, è oramai risaputo, che tranne qualche pallido e momentaneo beneficio, non si rivelano affatto risolutivi. Altrettanto preoccupante è il dato che illustra il numero di autovetture non catalizzate che ha circolato nelle principali città italiane nel corso del 2006: la palma d’oro (come città meno inquinata) va a Firenze, la cui percentuale di veicoli non catalizzati è del 14,65 per cento rispetto all’intero parco veicolare; a seguire Genova (15,74%), Bologna (16,30%), per poi proseguire con Torino, Roma e Milano che detengono percentuali simili di poco superiori al 18 per cento. Succede di peggio nelle città del Sud dove a Palermo la percentuale dei veicoli circolanti non catalizzati supera il 30 per cento, mentre a Napoli (maglia nera) la percentuale dei veicoli più inquinanti è del 41,48 per cento, vale a dire quasi la metà delle autovetture attualmente in uso. Questi ultimi due dati presentano poi un aspetto ancor più negativo se sono paragonati alla media italiana, che vede un parco circolante non catalizzato che si attesta ad una percentuale di poco superiore al 23 per cento. Il numero di autovetture non catalizzate, dunque, è ancora troppo elevato e questo genera non pochi problemi sulla qualità dell’aria e perciò della vita. Per far fronte a questa situazione, pertanto, bisognerebbe accelerare il rinnovo del parco auto, che tuttavia non può essere sostenuto dalla sola spinta degli incentivi statali, incapaci di sanare una così deprecabile situazione nel giro di poco tempo. Nel frattempo, l’industria automobilistica ha fortunatamente ridotto le emissioni inquinanti, soprattutto grazie alla normativa europea che ha imposto con le motorizzazioni Euro 3 ed Euro 4 un sostanziale decremento delle emissioni di PM 10 (le cosiddette polveri sottili).

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Fra non molto comparirà anche Euro 5, grazie al quale le emissioni inquinanti verranno ridotte di una percentuale ritenuta significativa. La reale risoluzione del problema, però, si dimostra ben lungi dall’essere raggiunta, se si considera che le emissioni di PM10 sono addebitabili alle automobili - sempre secondo l’indagine di Autopromotec - soltanto al 29 per cento; una fetta quasi analoga (25%) è dovuta all’industria ed alle centrali termiche ed il 15 per cento al trasporto marittimo, aereo e ferroviario; meno inquinanti, ma non per questo meno pericolosi, anche i combustibili utilizzati negli impianti residenziali e commerciali, oltre che nei processi produttivi e di combustione naturale. Bisogna poi tenere in considerazione anche altri ed importanti fattori.

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Le emissioni inquinanti relative al trasporto stradale variano a seconda del tipo di veicolo utilizzato: i veicoli industriali, gli autobus e le autovetture risultano i più inquinanti, mentre lo sono di meno i veicoli commerciali leggeri, i ciclomotori e le motociclette. Sul fronte del trasporto pubblico su strada, dunque, sarebbe opportuna una strategia che stimoli gli enti locali ad acquistare veicoli a metano o elettrici laddove esistono formule di car-sharing e trasporto collettivo urbano. Per quanto riguarda i privati, invece, bisognerebbe proseguire nella politica degli incentivi per coloro che acquistano automobili di nuova immatricolazione, unitamente a misure di fluidificazione del traffico in armonia con le esigenze dei cittadini. Non da meno, inoltre, una metanizzazione dei sistemi di riscaldamento delle abitazioni civili, che garantirebbe beneficio all’ambiente nel quale ogni giorno ci troviamo a vivere e respirare sia che siamo in auto che in altra e diversa occasione. La realizzazione dell’insieme di questi interventi, naturalmente, non è impresa facile e certamente non consente di agire in tempi brevi e questo è il motivo per cui occorre agire anche sulla responsabilizzazione degli automobilisti. Esiste una serie di piccole azioni, infatti, che se poste in essere possono dare (inimmaginabili) risultati positivi: fra queste una corretta e periodica manutenzione del veicolo (anche di quelli non dotati di catalizzatore), attraverso la quale oltre a dare beneficio all’ambiente si ottiene un risparmio in termini di gestione e mantenimento del proprio veicolo. Il puntuale controllo basilare del motore della vettura (olio, filtri, ecc…), della pressione dei pneumatici e del loro stato di usura, dell’efficienza dell’impianto elettrico, sono tutte azioni che si rivelano intelligentemente a favore dell’ambiente e, come detto, diminuiscono le probabilità di dover sostituire o riparare impianti che solitamente hanno costi elevati. L’era dell’automobilista che pensa alla sua auto come ad un piccolo gioiello da mantenere sano soltanto superficialmente (carrozzeria, accessori, sportività), deve far posto anche ad un “interesse” collettivo oggi più che mai importante e che incide sulla qualità della nostra vita ed ancor più di quella dei nostri figli: la tutela dell’ambiente e del mondo che ci circonda, dove esistono elementi vitali per l’uomo anche se non visibili come appunto l’atmosfera e dunque l’aria che tutti i giorni respiriamo.

Da il Centauro n. 117
  

© asaps.it

di Roberto Rocchi

Mercoledì, 30 Gennaio 2008
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