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Notizie brevi 11/09/2012

Metteo Gorelli  verrà affidato alla comunità di Don Mazzi
Nell’aprile del 2010 aveva massacrato a morte un carabiniere che lo aveva fermato
28 mesi di reclusione vera: il valore della vita di un operatore della sicurezza, padre di famiglia

(ASAPS) Ricordiamo tutti il triste episodio accaduto ai due Carabinieri di Pitigliano che nella notte del 25 aprile 2010 vennero aggrediti a Sorano da quattro giovani fermati la notte di Pasqua per un controllo stradale.
Sottoposti ad alcoltest, risultato positivo, i quattro scatenarono l’inferno contro i militari massacrandoli con un palo di legno sfilato da una staccionata.
La violenza inaudita con cui i quattro aggredirono i Carabinieri provocò gravi conseguenze soprattutto per uno di essi, Antonio Santarelli, che venne tenuto in coma farmacologico fino alla morte avvenuta in una clinica per persone in stato vegetativo a Chieti, più di un anno dopo quella terribile aggressione. Molto gravi le conseguenze anche per l’altro Carabiniere.


A pochi chilometri dalla zona dell’aggressione era in corso un rave party a base di alcolici e droga: i quattro giovani furono fermati e, nel febbraio 2011, tre di loro, all’epoca dei fatti minorenni, dopo la misura restrittiva di “permanenza a casa” tornarono alla propria attività: barista, carrozziere, studentessa.
L’unico maggiorenne, Matteo Gorelli, rimase in carcere e il tutto fino alla notizia di questi giorni: Matteo Gorelli, autore della aggressione e della uccisione di un Carabiniere, marito e padre di un figlio ora quattordicenne, lascerà  presto il carcere di Grosseto,  per la struttura di Milano della comunità Exodus fondata da don Mazzi.
Dopo nemmeno due anni e mezzo il giovane maggiorenne che ha tolto al presente e al futuro di una famiglia la figura determinante del padre, che ha privato la società di un servitore dello Stato, esce per andare a trovare un percorso (e gli auguriamo vivamente di trovarlo) che lo porti a capire, metabolizzare, soffrire o pentirsi di un gesto per lui “riparabile”, per altri assolutamente irreparabile e indelebile.


Queste considerazioni sono libere da qualsiasi senso di giustizialismo e vendetta, sono libere da rancori e pregiudizi: chi ha sbagliato deve pagare e deve essergli concessa la possibilità di inserirsi di nuovo nella società dopo aver capito l’errore e limato gli spigoli dell’animo che hanno acceso la rabbia brutale e assassina.
Suona strano questo pesare in maniera poco rilevante atteggiamenti così violenti, soprattutto a carico di coloro che per lavoro sono inseriti nel contesto di controlli di certi atteggiamenti deviati.
E così, tanto per non dimenticare, l’Osservatorio ASAPS “Sbirri pikkiati” rileva che nel corso dei primi 6 mesi dell’anno sono stati censiti 1.206 eventi, con un aumento del 15% rispetto ai 1.050 del primo semestre dello scorso anno.
Fra le divise vittime di aggressioni è l'Arma dei Carabinieri a subire il maggior numero di attacchi, 636 pari al 52,7%, in netto aumento rispetto alle 461 aggressioni del 2011.  Sono state invece 437 le aggressioni ad agenti della Polizia di Stato, pari al 36,2% in linea col 2011 quando furono 386. Le aggressioni alla Polizia Locale si fermano a 102 (8,5%) in linea con lo scorso anno quando furono 99, ma la percentuale era del 9,4%.


In 426 dei 1.206 episodi il protagonista è risultato in stato di ebbrezza da alcol o è risultato drogato (128 casi).
Possiamo alla fine anche augurare un percorso sereno di inserimento nella società a Matteo Gorelli, possiamo augurargli di ritrovare la serenità perduta quel 25 aprile (o forse molto prima); ma questo solo dopo aver rivolto un pensiero di grande ammirazione, affetto, gratitudine e stima al Carabiniere Antonio Santarelli, a sua moglie e a suo figlio e a tutti quegli appartenenti alle Forze dell’Ordine che, per lavoro, quotidianamente si trovano ad affrontare situazioni di pericolo.
Siamo certi che in tanti non capiranno questa “fretta di recupero” e non nascondiamo anche le nostre perplessità. Portare la divisa sulla strada diventa sempre più pericoloso, difendere la sicurezza dei cittadini è sempre più difficile. Ma della sicurezza dei cittadini in questa fase se ne occupano concretamente  in pochi. Ce n’è invece tanto bisogno.
Noi siamo solidali con la famiglia del Carabiniere per la quale il percorso rimane duro e difficile.  (ASAPS)

 

 

 


 

Martedì, 11 Settembre 2012
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