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Notizie brevi 04/05/2006

VERONA - FOLLA AI FUNERALI DI CIRO DE VITA, L’APPUNTATO DEI CARABINIERI. SEVERO MONITO DEL VESCOVO CONTRO L’ABUSO DI ALCOL.

ALCOL E INCIDENTI: UNA NASSIRIYA TUTTA ITALIANA


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Foto carabinieri.it

(ASAPS) VERONA – C’è un’altra Nassiryia, che si consuma vita dopo vita, scontro dopo scontro, bicchiere dopo bicchiere. È la sconfitta della sicurezza stradale, la sconfitta dell’impegno di pochi contro l’ottusità di un sistema che dovrebbe creare una zona di sicurezza un centimetro fuori la porta di ogni casa e che invece stenta a partire. O meglio, solo una delle tante Nassiryia, visto quello che leggiamo ogni giorno sui giornali. Ieri mattina, nella chiesa di San Michele Arcangelo di Verona, una folla di uomini e donne ha reso l’ultimo commosso saluto a Ciro de Vita, l’appuntato 48enne dei Carabinieri, travolto e ucciso all’alba di domenica scorsa da un uomo in stato di ebbrezza. Ciro, purtroppo, è solo l’ultimo di una lunga serie di uomini in divisa uccisi senza un motivo, condannati a morte senza appello dalla sconsideratezza criminale di chi decide di bere e guidare, di chi decide di violare una legge spesso sapendo che non dovrà praticamente scontare nulla o quasi della propria colpa. Vicino al feretro avvolto nel tricolore, c’era il comandante generale dell’Arma, Luciano Gottardo, ed il comandante della regione Carabinieri Veneto, Massimo Iadanza. A loro, ai colleghi più vicini a Ciro, è toccato consolare la vedova, i due figli e la madre del militare, caduto senza nemmeno un perché, falciato mentre stava controllando un automobilista appena fermato in un posto di controllo. L’appuntato era in forza alla stazione di Sommacampagna (Verona), e nonostante fosse un veterano della strada non aveva rinunciato a fare il suo dovere con la stessa abnegazione di una recluta. Pesante e severo, il commento del vescovo di Verona, Flavio Roberto Carraro, che ha espresso un pesante giudizio sulla perdita del senso del valore e del rispetto per la propria ed altrui vita che sempre più spesso la società moderna esprime: “l’ebbrezza di cui Ciro De Vita è stato vittima – ha detto nell’omelia – è segno anche di un’ubriachezza ben più profonda che dilaga nelle nostre città, tra le nostre famiglie, e che minaccia tutti noi. Siamo ubriachi, sazi di troppo, introdotti da mille mezzi in una vita virtuale che ci fa perdere il vero senso della vita reale, delle sue responsabilità”. Del resto non poteva essere altrimenti: nel breve volgere di poche ore gli ubriachi al volante hanno commesso nella provincia scaligera un consistente numero di nefandezze: una coppia di fidanzati in moto era stata travolta e uccisa da un altro serial killer del volante. “Non possiamo tacere di fronte a queste tragedie – ha aggiunto monsignor Carraro – ed è ormai necessaria una riflessione sui nostri stili di vita, sui criteri e le modalità con cui crescono i nostri figli e come vengono educati. Per fortuna - ha concluso – c’è chi vigila sulla nostra sicurezza, ma non basta. L’appuntato Ciro De Vita era come una sentinella e la notte della tragedia era lì, sulla strada, a vegliare, a compiere il suo dovere di sempre. Era lì anche per noi, per vegliare sulla nostra incolumità”. Il vescovo, commosso, ha concluso la sua omelia con un ringraziamento particolare, che ha suscitato profonda commozione in tutti i partecipanti: “…grazie appuntato Ciro De Vita, perchè ti sei offerto per noi”. E la nostra redazione rivolge un pensiero a tutti i suoi caduti, che sono poi i caduti di tutti. L’ultimo, il nostro Pierluigi Giovagnoli, il cui carnefice fu colto ubriaco dalla Polizia Stradale anche il giorno del processo, quando aveva accompagnato l’unico testimone della tragedia, un suo amico, in aula per essere sentito. Un articolo sulla cerimonia è stato pubblicato ieri sul sito istituzionale dei Carabinieri, www.carabinieri.it. (ASAPS)


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Giovedì, 04 Maggio 2006
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