In Francia, i
ragazzini fanno pratica anche per andare in bicicletta… (ASAPS) ROMA – Si è fatto un gran parlare, nel bene e nel
male, del famoso “patentino”, introdotto da poco per regolamentare l’ingresso
dei giovanissimi nel mondo della mobilità a bordo dei ciclomotori. Corsi
scolastici, risvolti pedagogici, aspirazioni dei ragazzini e la preparazione
dei loro istruttori, sono l’argomento costante delle discussioni nel settore.
Quello che manca, ancora, è però la prova pratica, ritenuta da ACI ed ANCMA, l’associazione
nazionale dei Costruttori di Motocicli, uno strumento necessario da affiancare all’esame
di teoria oggi necessario, da solo, per conseguire l’abilitazione a salire in
sella e dare gas nel traffico. La proposta dei due organismi, assolutamente
condivisibile, è stata formulata alla luce degli ultimi dati sulla mobilità,
caratterizzata dalla crescente presenza dei veicoli a due ruote, presenti,
purtroppo, anche sulla statistica nera, quella della sinistrosità. I
ciclomotori, in questa speciale categoria, rappresentano una fetta consistente
della mortalità, con oltre 380 morti e 40mila feriti ogni anno, e 42mila
incidenti complessivi. È stata addirittura messa in pratica una ricerca per
individuare un modello di prova pratica, presentato nei giorni scorsi a
Vallelunga. Qui, i tecnici e gli istruttori del Centro di Guida Sicura ACI-SARA
hanno tracciato un percorso di esame replicabile nelle aree esterne degli
istituti scolastici definendo modalità e test della prova. La proposta prevede
anche un programma di formazione degli istruttori. (ASAPS) |
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