Strage di Santo Stefano di Cadore, Angelika Hutter scarcerata e controllata a vista: «Non tornerà in cella»
All’alba di lunedì Angelika Hutter ha radunato le sue cose nella cella della Giudecca (Venezia) in cui si trovava reclusa e le ha messe in una borsa, le guardie l’hanno fatta salire su un cellulare della polizia penitenziaria e l’hanno portata in una struttura psichiatrica protetta. Qui i medici specializzati potranno curarla, aiutandola a superare le sue crisi e soprattutto a capire che cosa le sia successo quel 6 luglio dell’anno scorso, quando in pochi istanti ha spazzato via le vite di tre persone, straziando due famiglie e lasciando tramortita un’intera comunità.
Morte e dolore
La donna tedesca di 32 anni, a bordo della sua Audi, il 6 luglio scorso travolse e uccise Marco Antoniello, 48 anni, suo figlio Mattia di 2 anni e Mariagrazia Zuin, 64, nonna materna di Mattia e suocera di Marco, tutti di Favaro Veneto. I tre stavano passeggiando nel viale centrale di Santo Stefano di Cadore (Belluno). A pochi metri da loro la mamma del piccolo Mattia, Elena Potente, e suo padre Lucio, sfuggiti alla morte, condannati a un dolore che non trova ancora spiegazione. La mente di Angelika Hutter in quel momento, lo hanno detto i periti del gip, era annebbiata al punto da non farle capire che cosa stesse facendo, ma gli esperti hanno valutato anche che la donna può sostenere il processo: il vizio parziale di mente di cui soffre non le farà evitare una condanna.
Giudicata pericolosa
Lunedì sono scaduti i termini della custodia cautelare di Hutter, la permanenza in carcere non era prevista: la giovane donna, giudicata pericolosa, deve essere curata e tenuta in osservazione. E’ stata la procura di Belluno a stabilire la struttura sanitaria più idonea ad ospitarla. Angelika verrà seguita costantemente e monitorata anche sul piano giudiziario con valutazioni che arriveranno direttamente al giudice. Già in passato la giovane donna accusata di triplice omicidio stradale (il difensore è l’avvocato Giuseppe Triolo) era stata colta da attacchi psichiatrici e aveva aggredito altre carcerate e guardie, per questo era stata portata in ospedale per un Tso. Era rientrata nel carcere femminile della Giudecca da poco e aveva cominciato un corso di woman empowerment con l’associazione Granello di Senape, iniziando anche a parlare in italiano.
Il fratello e la madre
La famiglia Potente, Elena e il padre Lucio, non hanno voluto commentare la scarcerazione. «Pur distrutta dal dolore la famiglia Potente sa bene questo era l’unico passo possibile per l’imputata - spiega Riccardo Vizzi, general manager dello Studio 3A che si occupa della loro tutela legale - sono persone intelligenti e sapevano già quali erano le opzioni in campo, non hanno sete di vendetta “l’unica condanna a vita a soffrire è solo nostra” ci hanno detto in più occasioni - aggiunge - ora non resta che attendere il prossimo passo della procura che si esprimerà con un eventuale rinvio a giudizio, ma sappiamo bene che se anche arrivasse una condanna è improbabile che Hutter vada in carcere, la sua situazione psichiatrica è incompatibile con un regime normale di detenzione». Vicino ad Angelika Hutter per un certo periodo di tempo c’è stato il fratello. La famiglia, che abita in Austria, aveva rotto con lei. Ma ultimamente la madre si sarebbe riavvicinata alla figlia, chiedendo sue notizie.
da corrieredelveneto.corriere.it
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