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Notizie brevi 15/02/2006

TORINO, LA POLIZIA STRADALE SVENTA UN SEQUESTRO DI PERSONA: ARRESTATE QUATTRO PERSONE, DUE SLAVI E DUE ITALIANI. LE INDAGINI CONGIUNTE CON LA SQUADRA MOBILE.


Luigi Bottazzi e Anna Maria Fantuzzi, Foto La Repubblica
  
(ASAPS) TORINO – La Polizia Stradale di Torino non ha certo bisogno di presentazioni: la sua Squadra di PG è uno dei più formidabili strumenti per la lotta alla criminalità, come dimostrano le bordate degli ultimi anni che hanno colato a picco più di un naviglio nemico. Questo non lo dice solo l’Asaps, che è “amica e sostenitrice” della Specialità: lo dicono i risultati, con centinaia di ordinanze di custodia cautelare all’anno, che insieme a quelle di altri Compartimenti fanno la differenza. Stavolta però gli investigatori con il centauro cucito sulla giacca non si sono misurati con il solito gruppo organizzato di rapinatori di Tir o di ladri di macchine. Non che questi siano ossi facili da rosicchiare, ma la traccia investigativa fiutata portava verso crimini diversi dal “solito pane”. Così è stato costituito con la Squadra Mobile, già duramente provata come la Stradale piemontese dagli impegni olimpici, un gruppo di lavoro che ha individuato l’obiettivo dei criminali ed ha steso attorno alla vittima prescelta un cordone sanitario. Il tutto però senza destare alcun sospetto nei delinquenti, che avevano cominciato a tenere sotto osservazione la tenuta della famiglia Bottazzi, nell’alessandrino. Una poliziotta si è preparata a lungo per la missione under cover: ha preso familiarità con la signora Anna Maria Fantuzzi, 56 anni moglie del conte Luigi, mentre un nugolo di agenti si attestava sulle proprie posizioni, pronti all’ingaggio. Si sapeva tutto, dei futuri sequestratori: quanto avrebbero preteso per il riscatto, 200mila euro, le modalità operative, il piano per i contatti e la negoziazione, la prigione della vittima, un camper parcheggiato a poca distanza dall’abitazione. Poi, stamattina, il telefonista della banda, D. S.,  ha composto il numero, senza sapere che due apparecchi avrebbero squillato: quello della vittima e quello dell’impianto di intercettazione. “È l’ufficio postale, signora, c’è un pacco per lei…”. Riattacca soddisfatto, il bandito che è anche ideatore del piano, senza nemmeno lontanamente immaginare che dall’altra parte delle cornette una guarnigione di uomini e donne senza divisa si prepara all’impegno. La poliziotta entra nel ruolo e si veste come la prescelta del quartetto di gangster; sale sulla Yaris che i due uomini incaricati dell’operazione dovranno fermare e ripete i gesti abituali di sempre.
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Nessuno, a parte gli agenti della Stradale e della Mobile, intuisce che quella signora di mezza età è in realtà una giovane della Giudiziaria, che stringe in mano una calibro nove da guerra. Appena due curve fuori della tenuta, i due le si parano davanti, ma in una manciata di secondi finiscono a terra in manette, senza colpo ferire. Nemmeno si accorgono di quello che sta succedendo loro: agenti in passamontagna li catturano nel volgere di un istante. Poco dopo tocca agli altri due, raggiunti a Serravalle Scrivia. Tutto finisce e la poliziotta sfila la parrucca e rimette la sua Beretta in fondina, mentre attorno a lei il protocollo operativo si srotola come la manichetta dei vigili del fuoco. Si chiama “evacuazione della scena”: le auto civetta diventano auto della polizia, con lampeggianti che si appiccicano ai tetti e con sirene che si accendono una dietro l’altra, fino a sparire nel silenzio della campagna mentre vanno verso la centrale. Nella borsa dei due componenti operativi, vengono trovate due maschere per nascondere la faccia, una di Capitan Uncino e una da gatto,  due pistole a salve e nastro isolante, che doveva servire per immobilizzare la signora Anna Maria e per imbavagliarla, secondo una tecnica consolidata nei sequestri lampo dei conducenti di Tir. Anche questo, nella tattica del piano, sarebbe dovuta essere un’azione rapida, con la cattura della vittima, la sua custodia nel camper a due passi dalla tenuta e pochi contatti con il marito, che secondo loro avrebbe impiegato ben poco a mettere insieme i 200mila euro. Tutto facile, non fosse stato per i guastafeste. I due arrestati sulla strada sono un italiano, S. D. B., ed uno slavo, Ekrem Sulimanovic. Segagliari è stato preso a Serravalle Scrivia, mentre il quarto uomo è finito in manette nella sua casa di Torino, dove si trovava agli arresti domiciliari: si tratta di Sasa Halilovic, slavo. “Ringrazio la Polizia – ha detto alla stampa il conte Bottazzi – e tutti gli agenti. Lo abbiamo capito subito che erano padroni della situazione. Sono stati estremamente professionali e noi ci siamo sentiti molto protetti; i poliziotti ci hanno trasmesso una grossa tranquillità. Abbiamo capito quanto lo Stato può esserti vicino. Questa è una buona giornata. Abbiamo brindato con tutti gli agenti. Eravamo tutti molto soddisfatti, perchè le cose si sono concluse bene e in modo incruento”. Questo forse è il ringraziamento più importante per chi ha lavorato a questo caso e che ha fatto dell’operazione un risultato da incorniciare. (ASAPS)



 

Mercoledì, 15 Febbraio 2006
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