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Notizie brevi 31/01/2024

Il limite dei 30 all'ora, ecco perché bisognerebbe rallentare anche con le polemiche

Sarebbe necessario prendersi un po' di tempo per giudicare il provvedimento del Comune di Bologna evitando ideologie, certezze e insulti. Dalle cinture, al casco e fino ai T Days è sempre stata l'attesa a fare unire i puntini alla fine
Il sindaco Matteo Lepore e i controlli per il limite dei 30 (LaPresse)

E se, a proposito di città 30, provassimo a rallentare anche con le polemiche? Se non ci dividessimo solo tra chi ha solo certezze e chi ha solo critiche da fare? Se, come è successo altre volte in questa città e in questo Paese, ci prendessimo un po’ di tempo per vedere come vanno le cose e unissimo i puntini alla fine? 

La Città 30 a Bologna: cosa è successo finora

Proviamo a mettere in fila i fatti: la stragrande maggioranza delle strade della città hanno il limite a 30 dall’estate scorsa, anche se non venivano fatte le multe. Il Comune probabilmente poteva percorrere altre strade, più graduali ma non ha escluso di essere pronto a correggere le cose se fosse necessario. I timori di chi utilizza l’automobile per lavoro o per esigenze famigliari e teme di perdere tempo prezioso o, peggio, di prendere multe, vanno ascoltati e non si può banalmente obiettare che in altre città europee, più avanzate, il limite esiste già da tempo.

Quattro multe al giorno per il mancato rispetto del limite

Ma forse sarebbe bene rallentare anche con gli insulti e con le critiche poco rispettose e ridare senso a quello che sta succedendo, quello che sta veramente accadendo: il Comune ha fatto sapere che in media sono state fatte quattro multe al giorno per il limite dei 30 all’ora. Sembra più facile vincere all’Enalotto che essere sanzionati per le nuove norme. C’è un limite di tolleranza di cinque chilometri orari e anche di questo bisognerebbe tenere conto. Girando per la città si ha la sensazione che tutti vadano un po’ più piano (non era forse questo l’obiettivo?) e sicuramente c’è più attenzione.

Cosa è cambiato nelle strade bolognesi

I cittadini sono stati costretti ad informarsi, ad acquisire una nuova consapevolezza sulla responsabilità di guidare una macchina nei centri urbani, ci siamo anche ricordati delle vittime della strada. C’è pure a chi è tornato in mente che c’era già il limite dei 50 all’ora in città (non tutti se lo ricordano e non pochi lo ignorano) e che alcune zone erano già a 30 all’ora, davanti alle scuole ad esempio.

Il precedente dell'obbligo del casco

Ma soprattutto, come è già stato osservato da altri, non ci ricordiamo più di quale fu la nostra prima reazione quando furono introdotti altri divieti che hanno salvato vite umane e che ora ci appaiono assolutamente normali. I più giovani non ricordano che un tempo giravamo per le città con il motorino senza casco, correva l’anno 1986 e per molti l’idea di indossarlo appariva come una violazione della libertà personale. Conoscete qualcuno che oggi vorrebbe tornare indietro? Che si sentirebbe di proporre di tornare a girare per le strade delle città senza casco?

Le cinture di sicurezza: un'altra «rivoluzione» della mobilità

La legge che rese obbligatorio mettere le cinture di sicurezza in macchina è di due anni dopo, 1998, stesse polemiche. «Ma io faccio solo un percorso breve, che senso ha mettere la cintura! Sono troppo alto, troppo piccolo, troppo grasso, mi danno fastidio. Vogliono solo fare cassa». Alzi la mano chi non ha sentito mai una critica del genere? Qualcuno vorrebbe tornare indietro? Qualcuno vorrebbe affrontare un lungo viaggio in autostrada senza le cinture di sicurezza?. Vi ricordate come viaggiavano i bambini piccoli? Ora ci sono delle norme di sicurezza e bisogna comprare seggiolini costosi e assicurarli in modo corretto. Ma qualcuno vorrebbe tornare indietro?

Quando ci si divise sul limite in autostrada

Nello stesso anno delle cinture, il ministro Enrico Ferri mise il limite dei 110 all’ora in autostrada e fu travolto dalle polemiche. Poi il limite fu corretto a 130 all’ora ma qualcuno vorrebbe sul serio tornare indietro e permettere di sfrecciare ai 170 in autostrada? Se è per questo poi ci furono polemiche anche quando si cominciarono a costruire le rotonde nelle città e gli esempi sarebbero tantissimi.

L'ideologia che si annida ovunque

Bisognerebbe provare ad alzare lo sguardo e darci tutti un po’ di tempo per vedere come vanno le cose perché spesso i puntini si uniscono solo alla fine. Altri esempi? Quando si lanciarono i T days sembrava che dovesse finire il mondo e poi hanno funzionato abbastanza bene. E probabilmente sarà la stessa cosa per il tram, ora ci si arrabbia perché salta qualche parcheggio e poi forse le cose miglioreranno. Questa città avrebbe avuto bisogno di una rete metropolitana, fu affossata per ragioni, quelle sì, ideologiche, ma questa è un’altra storia. L’ideologia però si annida ovunque. Può essere ideologico abbracciare un slogan e non tenere conto delle difficoltà di chi non riesce ad andare ai 30 all’ora, ma è certamente ideologico inventarsi decreti o direttive sulla base dell’ultimo argomento del giorno, non si governa in base alle scalette dei Tg. 

Perché prendersi un po' di tempo

Prendiamoci un po’ di tempo e intanto andiamo più piano, poi si vedrà. Tra qualche mese si potranno tirare le fila, il Comune magari correggerà le cose e aumenterà le vie cittadine dove si può andare ai 50 all’ora oppure ci abitueremo come ci siamo abituati al casco, alle cinture, ai limiti in autostrada. E ci ricorderemo di quando ci sembrava che andare a 30 all’ora fosse la fine del nostro mondo.

di Olivio Romanini
da corrieredibologna.corriere.it

 


Una serie di ragionamenti saggi. (ASAPS)


 

 

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Mercoledì, 31 Gennaio 2024
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Tag: Zona 30 .
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