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Notizie brevi 01/04/2022

Femminicidi e incidenti stradali, sei mamme scrivono ai loro figli (che non ci sono più)

Loro sanno cosa vuol dire. Il baratro, quel dolore che non passa mai ed è pronto a riaffiorare quando si intravede uno scampolo di felicità, le domande senza riposta, quel pezzo di sé che se ne va irrimediabilmente, quando si perde un figlio. Ma loro conoscono anche il potere di un abbraccio, di uno sguardo in silenzio, di una parola che fa sentire meno sole e dà il coraggio di andare avanti. Per questo Gaia, Laura, Stefania, Stefy, Giovanna e Paola, le sei mamme che hanno scritto il libro «Lettere senza confini» (Adv Edizioni) con i pensieri che hanno scritto ai figli “volati via” come dicono loro (per incidenti stradali, nel terremoto di Amatrice, per un femminicidio, o ancora prima di nascere), vogliono dedicare le loro lettere a tutte le madri del mondo, in particolare a quelle dei Paesi in guerra. Il messaggio di conforto e di pace parte da Firenze, raggiunge Mantova e Rieti, le città dove vivono, e viaggia per il globo, arrivando alle persone che oggi si vedono portare via i figli per un assurdo conflitto.

«Abbiamo deciso di dedicare il nostro libro, che raccoglie e custodisce i testi scritti ai nostri figli che sono scomparsi, a tutte le mamme del mondo» dice la curatrice del volume, la giornalista fiorentina Gaia Simonetti- Le nostre lettere dedicate ai nostri figli Ela, Mauro, Michela, Filippo, Lore e un bimbo mai nato hanno “incontrato” tante madri e padri in Italia e in altri Paesi e le parole sono state un abbraccio. Forte, potente». Quello di Gaia, Laura, Stefania, Stefy, Giovanna e Paola è stato un “viaggio” iniziato scavando nell’anima, tra le salite della vita e compiuto grazie al supporto di un alleato ritrovato come il coraggio.

«La realtà mi porta davanti agli occhi immagini di guerre e di bambini coinvolti in tragedie umanitarie. Tristezza e impotenza corrono assieme e si uniscono a una tremenda verità. Non si vela, non si nasconde, non si rende meno amara. Nessuno mi chiamerà mai mamma. E la vita continua, come dicono molti, meno piena e con un senso in meno. Come dico io» scrive Gaia nella sua lettera. Giovanna ha perso Mauro in un incidente stradale nel giorno del suo compleanno. In ospedale una dottoressa le chiese con delicatezza se avesse pensato alla donazione degli organi, che avrebbe potuto salvare altre vite, e lei accettò. Mauro «per il prossimo era sempre disponibile e si faceva in quattro per dare una mano a chi aveva bisogno», e ha continuato a farlo, donando una speranza a 10 persone. «Il pensiero che una persona si svegli ogni mattina grazie al cuore di Mauro o un’altra respiri grazie ai suoi polmoni mi rasserena: a un dolore così atroce bisogna trovare un senso», Trovarsi con altre mamme che hanno conosciuto lo stesso tipo di dolore, condividerlo, per Giovanna è stato d’aiuto.
Paola ha perso Michela, vittima di femminicidio. «Una mamma mi ha detto che il lutto è come un abito che non si ripone mai nell’armadio, può scolorirsi ma rimane addosso: è così, basta poco e il dolore viene fuori». Come quando sente le notizie di altre vittime di violenza, oppure, ora, vede le scene di guerra. «Sappiamo cosa provano quelle mamme, sappiamo cosa vuol dire. Anche queste mamme vedono il vuoto, e tutto distrutto: a noi non hanno distrutto la casa ma il mondo intorno. A noi ha aiutato stare insieme o leggere le lettere mentre le scrivevamo, ci ha unito e dato una forza che solo le mamme hanno. A volte stiamo in silenzio ma ci guardiamo negli occhi e basta quello per fare il pieno di energia».
Dal dolore sono nati progetti per aiutare gli altri: Giovanna ha donato gli organi di Mauro, Stefy ha lottato per far approvare la legge sull’omicidio stradale, Stefania ha donato borse di studio per studenti dell’Università dell’Aquila, Paola ha lanciato il “progetto Michela” per la sensibilizzazione sulla violenza di genere, una corsa annuale a sostegno di Artemisia, una proposta di legge contro l’omissione di conoscenza. «Fare qualcosa aiuta gli altri ma anche te stesso a superare il baratro, a fare in modo che non succeda più».

da corrierefiorentino.corriere.it




Le sei mamme hanno scritto il libro «Lettere senza confini» (Adv Edizioni) con i pensieri che hanno scritto ai figli “volati via” come dicono loro (per incidenti stradali, nel terremoto di Amatrice, per un femminicidio, o ancora prima di nascere).
Fra loro anche Stefania Lorenzini mamma di Lorenzo Guarnieri. Una bella iniziativa. (ASAPS)



Venerdì, 01 Aprile 2022
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