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Notizie brevi 18/05/2004

Benzina alle stelle - un anno di aumenti In un anno gli italiani per fare benzina spendono il 10% in più, ossia da dai 175 ai 245 euro considerando una media di 35 pieni

Da "Repubblica.it"

Benzina alle stelle - un anno di aumenti
In un anno gli italiani per fare benzina spendono il 10% in più, ossia da dai 175 ai 245 euro considerando una media di 35 pieni

In un anno gli automobilisti italiani per fare benzina spendono il 10% in più. Un maggior esborso che incide in media fra i cinque e i sette euro per ogni pieno sui bilanci delle famiglie. In un anno si spende in più dai 175 ai 245 euro considerando una media di 35 pieni. Nel 2003, il 16 maggio, i prezzi consigliati dalle compagnie e riportati dal ministero delle Attività Produttive oscillavano fra 1,042 e 1,048 euro: oggi viaggiano fra 1,142 e 1,154 euro al litro, circa 0,112 euro in più, pari a 216 vecchie lire. Alla pompa, con il sovrapprezzo praticato dai gestori, si arriva a valori di 1,155-1,160 euro al litro ma fuori città e in alcune aree di servizio, ci si può anche imbattere in picchi record di 1,170 euro al litro, ben 2.265 vecchie lire.
Ma quanto pesa il caro-pieno sulle tasche degli italiani? Rispetto a un anno fa, dal confronto realizzato dall’agenzia Adnkronos emerge un quadro decisamente allarmante. Anche per chi utilizza le ’due ruote’. Per fare il pieno al motorino si spendono oggi circa 0,7 euro in più, 1.350 vecchie lire. Per la moto, il conto è più salato, circa 1,5 euro, quasi 3 mila lire mentre per la city car si va a 3,5 euro, quasi 6.800 lire. La famiglia ’tipo’, con station wagon spende 7 euro in più, circa 13.500 lire in più mentre il fuoristrada pesa sulle tasche per circa 15.500 lire, pari a 8 euro.
Un salasso che, con l’arrivo dell’estate, rischia di rendere amari i weekend al mare e le vacanze e potrebbe anche ripercuotersi sul turismo, tenuto conto che l’Italia è fra i paesi più cari d’Europa per il costo della benzina. Ma non solo. proprio in questi giorni l’Istat ha segnalato che in soli quattro mesi la benzina è cresciuta del 5% contribuendo a tenere accesa l’inflazione. La benzina è infatti una delle componenti di peso del costo della vita e incide anche sui trasporti, ripercuotendosi, a catena, sul prezzo dei viaggi ma anche dei prodotti finiti.
E secondo gli esperti, con questa situazione dovremo fare i conti ancora a lungo sia a causa dell’effetto-Iraq, sia per il boom della domanda in Cina ma soprattutto per l’insufficiente capacità di raffinazione negli Usa. Analisti e osservatori, sottolinea la Staffetta Quotidiana, sembrano abbastanza concordi nell’affermare che dietro le recenti impennate dei prezzi del petrolio, ed in particolare della benzina, non ci siano solo la paura e le decisioni dei signori del greggio, i produttori dell’Opec. "E opinione diffusa -sottolinea il quotidiano specializzato sui temi energetici- che la ragione principale sia da ricercarsi in una crisi della raffinazione che prende le mosse nei primi anni 90".
Emblematico il caso degli Stati Uniti dove nell’arco degli ultimi 20 anni sono stati chiusi i due terzi delle raffinerie oggi in grado di lavorare intorno ai 17 milioni di barili al giorno rispetto ai quasi 20 milioni dei primi anni ’90. In Europa dal 1980 ad oggi, è stato tagliato il 25% della capacità. Inoltre, questo anno, complici le molte fermate per manutenzioni, non si è riusciti a tenere dietro ad una domanda stimata intorno ai 9,5 milioni di barili al giorno a cui i raffinatori americani hanno cercato di fare fronte spingendo sulle importazioni che, infatti, in questi ultimi mesi hanno viaggiato costantemente al ritmo di un milione di barili al giorno.
La ’sete’ di benzina degli Stati Uniti ha fatto impennare i prezzi. Così, anche in questa settimana tutte le compagnie hanno alzato i listini. L’industria petrolifera sottolinea però di non aver ancora recuperato completamente i rincari registrati sui mercati internazionali. Secondo il presidente dell’Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, in questi ultimi cinque mesi le compagnie hanno esercitato la "massima moderazione" nelle variazioni dei prezzi dei carburanti rispondendo agli inviti del governo ribaditi nei giorni scorsi dal sottosegretario alle Attività Produttive Giovanni Dell’Elce. I 12,6 centesimi di euro maturati in questo arco di tempo -osserva De Vita- sono stati trasferiti solo in parte sul prezzo finale (circa 8,5 centesimi al netto dell’Iva).
E mentre i consumatori scendono in piazza per protestare contro il caro-pieno, come martedì scorso a Roma, il governo promette rimedi. Il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano e Dell’Elce hanno confermato che è allo studio un intervento calmiere sul fronte accise. Ma entrambi hanno sottolineato che "su questo tema l’ultima parola spetta al dicastero dell’Economia". Nei giorni scorsi il sottosegretario Manlio Contento ha osservato che l’erario negli ultimi mesi ha incassato 34,5 milioni in più per il gettito dei carburanti.
Resta il fatto che il caro-energia è un problema sentito in tutta Europa e sul quale è scesa in campo anche la Bce. L’allarme per la corsa dei prezzi del greggio (che venerdì a New York ha superato il record dei 41,5 dollari al barile) e dei riflessi sulle economie nazionali, sarà molto probabilmente al centro di uno scambio informale di opinioni tra i ministri dell’Energia e dell’Industria al Consiglio Energia Ue in Lussemburgo, il 10 giugno. Nell’occasione, i ministri potranno contare anche sull’esito dell’International Energy Forum del 22-24 maggio, ad Amsterdam, della probabile riunione dell’Oil Supply Group ma anche delle decisioni del vertice dei paesi dell’Opec, convocato il 3 giugno che potrebbe decidere di ’allentarè i rubinetti del greggio.

 

Martedì, 18 Maggio 2004
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