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Notizie brevi 19/07/2004

da "Repubblica.it" - Un primo rapporto della polizia stradale ipotizza il reato di omicidio colposo per chi bruciava sterpaglie sulla scarpata Polemiche dopo l’inferno sulla A1 "Scarsa visibilità non segnalata" Le associazioni consumatori insorgono: autostrade incapaci in situazioni di emergenza. Ma è anche colpa della velocità.

da "Repubblica.it"

Un primo rapporto della polizia stradale ipotizza il reato
di omicidio colposo per chi bruciava sterpaglie sulla scarpata

Polemiche dopo l’inferno sulla A1
"Scarsa visibilità non segnalata"
Le associazioni consumatori insorgono: autostrade incapaci
in situazioni di emergenza. Ma è anche colpa della velocità.

ROMA - Potrebbe essere accusato di omicidio plurimo colposo chi bruciava le sterpaglie vicino alla bretella della A1 Fiano-San Cesareo. C’è un primo rapporto della polizia sulle cause dell’incidente stradale che ieri, vicino a Roma, ha causato sette morti e 40 feriti e ora toccherà al magistrato ipotizzare il tipo di reato. Non è escluso che si possa parlare di omicidio plurimo colposo. "Stiamo ancora verificando di chi fosse la proprietà del terreno da dove sono scoppiate le fiamme", dicono dalla polizia.

Gli investigatori tuttavia non hanno dubbi: l’incendio scatenato dalle sterpaglie sotto il cavalcavia della bretella autostradale è stata la causa fondamentale e scatenante del tamponamento a catena. Il terreno dove è scoppiato l’incendio sarebbe di proprietà della clinica psichiatrica Colle Cesarano, ma nessuna persona della struttura è stata vista nel terreno. Gli agenti della mobile non hanno trovato elementi che possano far pensare al dolo.

Nonostante il fumo che ha fatto diminuire la visibilità, tuttavia, la polizia tiene a sottolineare che non bisogna fornire a chi guida falsi alibi: a scatenare l’inferno sulla A1 non è stato solo il fumo, ma anche l’eccessiva velocità e il mancato rispetto delle distanze di sicurezza.

E proprio rispetto ai limiti di velocità e all’efficienza con cui sulle autostrade si segnalano situazioni improvvise di pericolo si scatenano le prime polemiche. La presidente dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, ha annunciato che si costituirà parte civile nei processi accanto ai familiari delle vittime. Una nota dell’associazione fa riferimento agli incidenti degli ultimi giorni (simile a quello di ieri vicino a Roma era stato quello di Mestre, con cinque vittime, di martedì scorso) e sottolinea che tali avvenimenti mostrano come il controllo sulle strade sia insufficiente quando aumenta il traffico e poco efficace riguardo alla sicurezza dell’utente.

Anche l’Associazione sostenitori della polizia stradale interviene sull’argomento e fa notare come il drammatico incidente di ieri sia avvenuto su un’autostrada a tre corsie, in rettilineo e in pieno sole e sia stato causato da un evento improvviso e imprevedibile, ma non raro. Per questo, secondo l’Asaps, è bene riflettere prima di elevare il limite di velocità a 150 chilometri orari in alcuni tratti delle autostrade a tre corsie.

Il segretario dell’associazione per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc), Primo Mastrantoni, si chiede invece perché non è stato chiuso subito il tratto di autostrada invaso dal fumo. Secondo Mastrantoni, quando accadono tragedie come quella di ieri inizia il balletto delle responsabilita, ma "una cosa si poteva fare visto che sul posto c’erano i vigili del fuoco. Chiudere il tratto interessato o perlomeno adottare misure precauzionali che evitassero l’arrivo in velocità di auto e camion".

Sulla stessa linea anche la nota della società cui apparteneva il tir che trasportava 40 tori ed è stato coinvolto nell’incidente. La "Caponi Carlo

autotrasporti", ditta di Passaggio di Bettona, in provincia di Perugia, sottolinea che il disastro è stato causato da un incendio "che da circa quattro ore interessava un terreno adiacente il cavalcavia, senza che nessuno lo segnalasse per i provvedimenti del caso, chiusure o deviazioni o altro"..

Lunedì, 19 Luglio 2004
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