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Francia, mortalità in calo record in agosto (-15,5%), con tutti gli indici statistici in miglioramento costante da gennaio
Merito delle forze in campo e della velocità più bassa sulle strade statali

(ASAPS) PARIGI – In Francia, contrariamente a quanto registrato in Spagna, la mortalità continua a scendere, sia nel mese di luglio che in quello di agosto. I dati, diffusi a cadenza mensile dall’Osservatorio interministeriale della sicurezza stradale (ONISR), ci dicono infatti che Oltralpe le vittime a luglio sono diminuite del 5,5%, mentre in agosto il decremento è stato molto più marcato, arrivando al -15,5%.
Il dettaglio: nei 31 giorni di luglio le lenzuola bianche stese sull’asfalto sono state 324, mentre nello stesso periodo dello scorso anno le forze di polizia francesi avevano verbalizzato 343 decessi. Scende anche il numero di persone ferite, in tutto 6.651 (-2%) e il numero di lesioni trattate in ospedale con ricoveri superiori a 3 giorni, con 2.469 referti stilati (-10,5%).

A beneficiare del calo generalizzato sono stati automobilisti e pedoni, mentre motociclisti e  ciclisti hanno visto crescere il loro tributo di sangue alla strada, facendo segnare il peggior risultato degli ultimi 5 anni.
Questa tendenza nefasta per moto e bici è stata rilevata anche nel mese di agosto, periodo nel quale, tuttavia, è proseguito il costante abbassamento di tutti gli indici statistici generali: insomma, si muore di meno.

Le vittime complessive sono state 251, mentre nello stesso mese del 2018 il bollettino era arrivato a 297 uccisioni: 46 persone in più sono tornate a casa sane e salve. È un abbassamento molto importante, come già detto del 15,5%, che inciderà molto sull’andamento annuale francese, già molto importante nel primo semestre dell’anno. 5.395 feriti complessivi (contro i 5.523 di agosto 2017, pari al -2,1%) e 2.082 ricoveri ospedalieri per ferite gravi (nello stesso mese dello scorso anno erano stati 2.402, 320 in più). Quest’ultimo dato fa dunque scendere questa voce del bollettino del 13,3%. Suggeriamo, noi dell’ASAPS, un viaggio d’istruzione a Parigi, all’Osservatorio interministeriale per copiare il lavoro puntuale e continuo dei nostri cugini.

Pensate che, dopo l’abbassamento dei limiti sulle strade nazionali da 90 a 80 km/h. il tanto osteggiato e avversato provvedimento, che il governo ha comunque varato senza farsi troppi problemi con gli elettori (e questo atteggiamento è sempre stato, in Francia, assolutamente  bipartisan, come si direbbe in Italia utilizzando un aggettivo anglofono), ha dato i suoi frutti: la velocità media rilevata sui veicoli in transito sulle strade oggetto di sperimentazione, è scesa di 4,7 km/h, portando a un immediato abbassamento sia dell’incidentalità che delle conseguenze fisiche sulle persone (conducenti, passeggeri, altri utenti inseriti nei contesti della circolazione), portando un deciso miglioramento in termini costi-benefici. Il provvedimento, lo ricordiamo – perché l’ASAPS ne ha parlato spesso sul proprio sito e su Il Centauro – è stato adottato su circa 400mila km di strade secondarie, quelle a doppio senso di marcia e prive di securvia centrale. La filosofia della misura è semplice e può essere  facilmente sintetizzata in una risposta data dal professor Claude Got, già presidente del Consiglio scientifico di CEESAR (Centre Européen d'Etudes de sécurité et d'Analyse des risques) e membro anziano del Comitato di esperti presso il Consiglio Nazionale della sicurezza stradale francese, alla rivista “Sciences et Avenir” lo scorso luglio: “ridurre la velocità massima di 10 km/h, permetterà di salvare mediamente 400 vite all’anno, a patto che la misura centri l’obiettivo di abbassare la velocità media di almeno 5 km/h. Le vite salvate saranno 200 se la media si abbasserà di 2 o 3 km/h. Tutto dipenderà dal modo in cui la legge sarà applicata. Per esempio, se sarà tollerato l’utilizzo di dispositivi di rilevamento di postazioni radar, l’efficacia sulla riduzione della mortalità sarà inferiore”. L’associazione “40 Millions d'automobilistes”, che si oppone tenacemente alla norma, sostiene invece che non esiste alcuna prova o studio che possano affermare quanto riferito dal professor Got, accuse che l’accademico respinge con forza qualificandole prive di ogni fondamento. “Quando si afferma che la velocità non è fattore di incidente – ha spiegato il professore nell’intervista rilasciata a Sciences et Avenir – si dice una menzogna, uno snaturamento permanente della realtà. Il legame tra velocità e incidenti è provato da almeno 115 studi scientifici”, spiegando che esistono, sono noti al mondo scientifico e che si fondano tutti su tre distinti modelli matematici.

Il metodo Salomon, del 1964, effettuato su un  campione di 10.000 veicoli incidentati e fondato sui rapporti di polizia stilati, che parte dalle tracce lasciate sul campo del sinistro (ad esempio i segni degli pneumatici), concentrandosi sulla velocità dei mezzi in una situazione di incidente per studiare il tempo di reazione del conducente al momento in cui realizza il pericolo.
Il secondo tipo di curva citato da Claude Got studia la velocità della vettura al momento dell'impatto, concentrandosi sulla frazione di secondo in cui l’incidente si concretizza, per analizzare la deformazione dei veicoli al momento in cui colpiscono l’ostacolo: si tratta del sistema utilizzato nei crashtest dei costruttori.

Il terzo studio è un modello puramente statistico e calcola il rischio di incidente basato sulla velocità media dei veicoli in un determinato tratto di strada.
E siccome la matematica non è un’opinione, come dargli torto? Del resto, basta – empiricamente – valutare i risultati autostradali italiani dopo l’entrata in vigore del Tutor: in questi tratti, la mortalità era stata praticamente debellata. (ASAPS)

 

* Ispettore della Polizia di Stato. Responsabile Comunicazione di ASAPS



La velocità media rilevata sui veicoli in transito sulle strade oggetto di sperimentazione, è scesa di 4,7 km/h, portando a un immediato abbassamento sia dell’incidentalità che delle conseguenze fisiche sulle persone (conducenti, passeggeri, altri utenti inseriti nei contesti della circolazione), portando un deciso miglioramento in termini costi-benefici. Il provvedimento, lo ricordiamo – perché l’ASAPS ne ha parlato spesso sul proprio sito e su Il Centauro – è stato adottato su circa 400mila km di strade secondarie, quelle a doppio senso di marcia e prive di securvia centrale.
 

 




Giovedì, 27 Settembre 2018
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