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Editoriali 08/08/2018

“La strada è di tutti”: una nuova campagna radiofonica di Isoradio con la collaborazione di ASAPS per prevenire gli incidenti stradali: in onda nuovi spot in cui “tutti” parlano
Qui li potete ascoltare

Forlì, 8 agosto 2018  – Ancora Spot, ancora Rai Isoradio, ancora ASAPS: è scattata lunedì 22 gennaio 2018, con la messa in onda di nuova serie di spot radiofonici, la seconda importante collaborazione tra Isoradio, l’emittente di pubblica utilità della Rai che si occupa di traffico e sicurezza stradale, e l’ASAPS. La prima, la ricordate? Motivi di sicurezza che ha riscosso un riscontro molto positivo ed è andata in onda per oltre 2 anni.

Lo scopo è sempre quello: colpire le coscienze degli ascoltatori in viaggio, portarli a riflettere e modificare il loro comportamento durante la guida.
Con “La strada è di tutti”, sentiremo le voci di chi in strada lavora e di chi ci viaggia, con testi recitati da un poliziotto, un medico, un ciclista, da un vigile del fuoco e poi da un avvocato, da un pedone, dall’automobilista e molti altri.
Il ruolo della nostra associazione è stato ancora una volta quello di scrivere i testi, tutti a firma dei nostri Lorenzo Borselli e Giordano Biserni, quest’ultimo ospite abituale in FM sui 103.3 di Isoradio: la loro esperienza operativa, il contatto con le vittime e i superstiti della strada, la dimestichezza ormai acquisita nei lunghi anni trascorsi tra “indagini stradali” e il mondo dell’informazione, si sono dimostrati componenti essenziali anche in questo campo comunicativo.

Lo staff di Isoradio ha poi registrato gli spot nei propri studi, affidandone a doppiatori professionisti la recitazione.
“Da 28 anni Rai Isoradio è il canale radiofonico dedicato esclusivamente a chi viaggia – ha detto il direttore di Rai Isoradio Danilo Scarrone – e il nostro impegno quotidiano è quello di ricordare a tutti la massima prudenza. Nessun altro riesce ad offrire aggiornamenti continui, immediati, verificati e puntuali come noi. Per questo Isoradio vuole sempre di più che la sicurezza del viaggio sia sentita da tutti come esigenza imprescindibile".
Vero. Come è vero che l’ASAPS, in prima linea dal 1991, quindi da 27 anni, non ha mai smesso neppure per un giorno di “stare sulla notizia” e di approfittare di ogni singolo evento sulla strada, anche quello considerato insignificante dai media, per divulgare la cultura della sicurezza.
“Sì, non ci siamo mai fermati – spiega Giordano Biserni, presidente dell’ASAPS – in perfetta sintonia con l’hastag della Polizia di Stato, esserci sempre. Per noi ogni singola vita, ogni singolo incidente, è uno spunto di analisi, per questo abbiamo creato i nostri Osservatori. Siamo dalla parte delle forze di polizia perché esse sono dalla parte della gente, che per tornare a casa ogni giorno deve rispettare le regole, alcune scritte altre no.
Con questi spot facciamo leva sulle coscienze per riscoprire quelle regole non codificate”.
“In tanti anni di ricerche ed articoli – dice Lorenzo Borselli – non abbiamo perso il contatto con la quotidianità di essere poliziotti. Quei pensieri recitati, sono i nostri. Alcuni nati in noi, altri rubati, passateci il temine, ai nostri colleghi soccorritori e investigatori ma anche alla gente che tutti i giorni incontriamo nei nostri itinerari di servizio o nei nostri uffici”.
A voi il giudizio finale: per noi è già un successo… (ASAPS)

 

1. Il Ciclista

Ciao, io sono il ciclista: sì sono quello, l’unico, che spinge il motore coi muscoli, che non inquina, non minaccia la salute di nessuno e che non fa nemmeno rumore.
Pensa, che quando passo sotto casa tua, non ti disturbo neanche se d’estate dormi con le finestre aperte...
Eppure, il più ecologico dei veicoli è anche il meno sicuro in mezzo al traffico.
Lo sai che quasi 300 ciclisti perdono la vita ogni anno sulle strade?
È come se due gruppi del Giro d’Italia, al via il primo di gennaio, non arrivassero al traguardo del 31 dicembre…
Sì, certo… tu dirai che pure io mi devo comportare secondo le regole, che non dovrei viaggiare in gruppo, che non dovrei percorrere strade contromano, che dovrei fermarmi al rosso e starmene tranquillo sulle piste ciclabili.
Ok, prometto che lo farò e prometto che metterò il giubbetto retroriflettente quando, di notte, percorrerò strade fuori dai centri abitati o in qualche galleria.
Prometto anche che non guiderò col cellulare, però, dai, rispettiamoci...
Ogni bicicletta in più che vedi per strada è una macchina in meno. Ti pare poco.

 

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2. Il Cantoniere

Ciao, sono il cantoniere.
Sono quello vestito di arancione, il “man on the road” sui pannelli dell’autostrada.
Sono l’uomo che nei cartelli sta con la pala in mano: tappo le buche, taglio l’erba, tolgo gli ostacoli pericolosi.
Insomma, ti faccio strada libera davanti. Libera e più sicura.
Dovresti essermi grato, avere cura di me: invece quando passi nei cantieri, fai sempre come se non ci fossi.
Mi sfrecci accanto come se fossi un birillo e sembra quasi che io non ci sia. Guarda che non ti danno cento punti, se mi prendi in pieno, sai?
Ma se ci fossi tu, là in mezzo?
Come fai a non capire che nei cantieri, anche in quelli mobili, devi rallentare?
Ci sono i cartelli apposta, quelli con sfondo giallo, rispettali.
Ti cambia qualcosa perdere qualche secondo?
A me si: mi fai tornare a casa sano e salvo e in fondo, non fai che restituirmi il favore.
 


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3. L’Ingegnere

Ciao, io sono un ingegnere. Dicono di me che lo scopo del mio lavoro sia quello di applicare la matematica, la chimica e la fisica alla progettazione.
La fisica però è la materia che preferisco, da quando ho la patente.
Sai perché?
Perché la strada è un laboratorio, un immenso laboratorio pieno di cavie.
Cavie a piedi, in bicicletta, in macchina, nei camion e negli autobus: ognuna al suo posto e tutto, secondo le regole, dovrebbe filare liscio.
Ma quando qualcuno le regole non le rispetta, ecco che la fisica entra in scena: si chiama “reazione a catena”.
E queste regole, che la scienza definisce “leggi”, come quelle che scrive l’uomo, non ammettono trasgressioni.
Un evento ne genera altri e non c’è niente che possa fermarli. È la legge, è la fisica.
Un consiglio da ingegnere? Rispetta le regole, indossa la cintura, rispetta i limiti: a 130 chilometri all’ora, percorri più di 36 metri al secondo, la lunghezza di due autotreni, l’equivalente di lanciarsi dal ventiduesimo piano.
Ho reso l’idea? Dai, non fare la cavia.
 


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4. Il Medico

Ciao sono un dottore.
Sì, un medico. Ma non di quelli di famiglia o dell’ospedale, col camice, la mascherina e gli zoccoli verdi.
Ho una giacca arancione e il mio ambulatorio è la strada. Vado dove mi manda il 118, a sirene spiegate e quando arrivo ho pochi istanti per capire cosa devo fare.
Il più delle volte mi chiamano per incidenti stradali.
Il primo lettino è la terra o l’asfalto, il marciapiede. C’è sangue, ci sono grida, fumo e lampeggianti ovunque.
Devo stare calmo, ma devo fare in fretta.
Ho pochi secondi per agire, per capire.
Causa del decesso? Causa dell’incidente? Aveva le cinture, indossava il casco? Ma a quanto andava?
Il tuo dottore ti dice di smettere di fumare, di fare movimento, di mangiare sano.
“Devi fare prevenzione, aspetta che ti scrivo la ricetta”.
Io la ricetta non te la scrivo. Posso solo dirti “fai prevenzione”.
Vai piano, per favore. Non farmi correre, che tanto arrivo sempre troppo tardi.

 


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5. Il nonno pedone

Ciao!
Sono il cosiddetto utente debole della strada: il pedone.
Ma attenzione io sono il più debole fra tutti, perché sono un nonno: un nonno pedone!
Sì sono quello, caro automobilista, che ti fa innervosire quando attraverso, anche sulle strisce, spesso col bastone...
Lo so: sono lento, molto lento, però mica lo faccio per farti arrabbiare sai...?
È proprio che non ne ho di energia...
Allora, quando mi vedi, alza la soglia della tua pazienza (quasi sempre bassa) e prova a immaginare solo per un attimo che quell’anziano sulle strisce sia tuo nonno...
Ricordi quando eri bambino e i nonni ti accompagnavano a scuola?
Cosa avresti pensato se qualcuno li avesse anche solo sfiorati???
Ecco: ora, se uno solo mi sfiora, per me sono problemi seri. Ma lo sai che se mi investono a 50 all’ora, nell’80% dei casi muoio?
Allora, armati di sana pazienza e rispettami: rispetterai quello che sarai tu nel futuro.
E ricorda bene: “nasciamo tutti pedoni e se ci va bene, torniamo ad esserlo!”


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6. Il Poliziotto

Ciao, sono un poliziotto.
Quello con gli stivali, della Stradale. Mi vedi sempre là, in mezzo alla strada….
Anni fa, non c’era giorno nel quale non finissi le mie ore in ospedale, a verbalizzare le testimonianze delle vittime. Oppure a suonare campanelli, a dire a un genitore che una figlia o un figlio non sarebbe tornato a casa.
Che non sarebbe tornato il papà o la mamma.
Non che oggi non accada, ma il lavoro al quale abbiamo partecipato, che tutti abbiamo fatto, è servito: il numero dei morti è dimezzato.
È ancora troppo poco però e per questo continui a vedermi sempre là, in mezzo alla strada.
Faccio quello che devo: se mi capita arresto i delinquenti, oppure faccio multe: faccio soffiare negli etilometri, prendo tamponi antidroga; guardo se hai le cinture o il casco, se usi il cellulare, se vai forte.
E per quello ho il radar…
È un lavoro bellissimo, spesso difficile, quasi sempre incompreso.
Per essere perfetto, però, bisogna che tu mi aiuti e l’unico modo che hai per farlo, è quello di rispettare le regole: tu le rispetti e io tengo la paletta a posto.
Promesso.


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7. Il Magistrato

Ciao, sono un magistrato: laurea in legge, una bella toga e una scrivania stracarica di fascicoli.
Furti, rapine, stalking, omicidi… Non manca nulla.
Nella mia carriera ne ho viste di tutti i colori e ho letto di tutto, nei rapporti, imparando che nei delitti c’è sempre un movente.
Denaro, gelosia, rabbia: ma nei morti sulla strada, niente ha un senso: se c’è un colpevole, lui non voleva farlo, non aveva premeditato niente. È solo un gioco di coincidenze non volute.
Ma l’arma l’ha caricata comunque. Ha acceso il motore, ha preso la mira e ha fatto fuoco.
A volte vado sul posto. Il mio telefono squilla, qualcuno in divisa mi dice cosa è successo e mi accompagnano là.
Da qualche tempo la legge pretende che il colpevole senza movente finisca in manette, se ha bevuto, se si è drogato, se ha dato troppo gas o se, semplicemente, è scappato: e il mandato di cattura lo firmo io.
Potrei parlarvi per ore di ciò che la legge dice, ma preferisco fermarmi ai fatti: il movente sei tu, ce l’hai dentro quando decidi di non rispettare quelle piccole regole così importanti.
Se non le rispetti, è probabile che la vita di qualcuno, che con te non c’entra niente, si rovini per sempre. O che ad un tratto finisca.
L’esercizio dell’azione penale è obbligatorio: uccidere non lo è mai.
 


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8. L’avvocato

Ciao, sono un avvocato.
Il mio lavoro consiste in genere nel difendere chi è accusato di aver commesso uno o più reati.
Tra quelli come me ce ne sono alcuni che difendono il cliente scovando gli errori degli inquirenti, spulciando le carte alla ricerca di alibi o scuse e spesso difendiamo delinquenti senza scrupoli, corrotti e corruttori…
Ok. Ma non è sempre così. Nel mio studio arrivano anche brave persone, donne e uomini che hanno tolto la vita ad altri come loro, semplicemente guidando una macchina, una moto o un camion.
La domanda che faccio loro ogni volta è inutile, perché è sempre tutto scritto nelle carte che le forze dell’ordine gli hanno consegnato al momento dell’arresto o della denuncia a piede libero: alcol, droga, fuga, velocità, inversione di marcia.
Tutte cose che molti di noi hanno fatto, fanno o faranno, con una leggerezza che la legge considera criminale.
Li difendo, perché è il mio lavoro e in questo almeno io non ho rimorsi.
I miei clienti, invece sì. Ne hanno molti, ma è inutile: nessuno di loro può tornare indietro e la loro vita, al pari di chi hanno ucciso o ferito, è rovinata per sempre.
La miglior difesa? Rispettare le regole. Datemi retta, non siate miei clienti.

 


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9. Il Vigile del Fuoco

Ciao, sono un Pompiere. Anzi no: un Vigile del Fuoco.
In genere tutti pensate a noi come a degli eroi, che si gettano nelle fiamme per salvare persone intrappolate, che si calano nei pozzi o scalano palazzi.
Eroi invincibili, donne e uomini d’acciaio, coraggiosi e intrepidi.
Va bene, è vero! Ci piace il vostro pensiero, visto anche il nostro stipendio…
Vi faccio una domanda però: avete mai pensato a cosa abbiamo dentro, quando finiamo un intervento? O quando torniamo a casa o quando usciamo di corsa per un’altra chiamata?
Perché anche se non potete pensarlo, noi abbiamo mille paure, le stesse di tutti voi.
Io, personalmente, ho il terrore degli incidenti stradali, perché raramente possiamo salvare qualcuno. Il fuoco di un’auto incidentata è istantaneo, la lamiera deformata una prigione, il traffico che incombe più letale di una fuga di gas e l’impatto si consuma ben prima che qualcuno ci chiami.
Tutti quei morti, di cui non sappiamo nulla, che non abbiamo mai conosciuto, tornano in caserma con noi e questo è il lato oscuro del nostro lavoro.
Sì, tornano con noi e ci raccontano. Cosa, lo sapete benissimo, inutile che lo ripeta.
Quindi, fate voi.
Per favore.
 


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10. Il motociclista

Ciao, sono un motociclista. Vento in faccia, occhiali da sole, niente code, pieghe in montagna.
Quando ho letto che la mia è una categoria debole, tanto tempo fa, mi sono messo a ridere…
Debole? Io?
Ma fatemi il piacere! E poi ho chiuso la visiera e sono andato via, a tutta birra, come sempre.
Finché quel signore ha aperto la portiera di destra, mentre io andavo tranquillamente per la mia strada, sul lungomare, in maglietta, calzoncini e scarpe da tennis, col casco slacciato.
Mi sono trovato a terra, senza avere nemmeno il tempo di frenare, e per tornare in sella ho dovuto trascorrere mesi in riabilitazione, con spalle e ginocchia senza più un centimetro di pelle…
Debole io? Deboli noi? Sì…
Vado ancora in moto, ma ho sempre il paraschiena, i guanti, il casco integrale sempre allacciato e un nel paio di pantaloni e stivaletti.
Ma soprattutto, viaggio sempre con gli occhi aperti. Se ti dicono che la prudenza non è mai troppa, una ragione c’è…


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11. Il Camionista

Ciao, sono il camionista.
Dal mio grosso volante vedo tutto dall’alto: è il mio ufficio e la mia casa. Ci lavoro, ci dormo, spesso ci mangio. Sono un privilegiato perché guido un bisonte della strada? No. È un lavoro duro, durissimo: viaggio di giorno e notte, quando piove, nevica o quando l’afa imperversa sulla pianura.
Quando finisco il mio turno, mi devo fermare dove capita e anche se sono lontano da casa, devo trascorrere lunghe ore e perfino giorni nelle piazzole o negli autoporti.
Dentro le vostre macchine mi sorpassate a destra, vi piazzate sulle corsie centrali e andate più piano di me, che ho il limitatore a 80 all’ora, oppure mi tagliate la strada per svincolare o quando vi lanciate sulle vie di accelerazione.
Ma la cosa che mi disturba di più, è che tutti pensano che siamo noi la causa principale di incidenti mortali. E invece no: restiamo coinvolti in una parte minima e anzi, siccome siamo sempre in strada, siamo spesso i primi a dare l’allarme e a collaborare con la polizia stradale.
Portiamo le merci e permettiamo al nostro Paese di avere sempre giornali appena stampati, cibi freschi e medicine dove serve.
Noi non siamo i bulli della strada, siamo la strada stessa.


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12. L’automobilista

Ciao, sono l’automobilista.
Ricordo ancora la prima volta che ho guidato, con la patente fresca d’inchiostro nel portafogli.
Ero così emozionato, che avrei voluto viaggiare fino all’altro capo del mondo.
Sai quanto tempo passiamo in macchina, come conducenti e passeggeri? Quasi 6 anni della nostra vita. Pensaci: andiamo a scuola, al lavoro, a fare la spesa e anche in vacanza.
Molti ci amoreggiano, altri la usano per commettere reati, altri ancora ci stanno così tanto che ci si sentono a casa. Al sicuro insomma, ma non sempre è così.
L’abitudine ci frega: parliamo al telefono, mandiamo messaggi, li leggiamo, i nostri figli ci giocano e molti ci muoiono, perché quella libertà è spesso solo immaginaria.
Ho un’idea: prova a restare concentrato, mentre guidi.
Pensa che stai facendo una cosa difficilissima, che usi tutti i tuoi arti e i tuoi sensi in maniera diversa tra loro e che la stanchezza e la distrazione sono come armi che tu stesso rivolgi contro te stesso, insieme alla velocità e all’uso di alcol, medicinali e droghe.
Sei una persona intelligente, non fregarti con le tue stesse mani. Se tu fossi un pedone o un ciclista ti fideresti dell’altro “te” che è alla guida di un’auto? Sei perplesso vero?
Riposati ogni tanto, evita le distrazioni, vai più piano.


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Ascolta anche gli spot della campagna Isoradio/ASAPS "Motivi in Sicurezza" realizzati nel 2015

>ASAPS E ISORADIO: ecco gli Spot realizzati per la nuova campagna “Motivi di Sicurezza”, in onda su 103.3.
Il nostro contributo a una bella campagna in voce. Li puoi ascoltare qui

 


Ecco  la nuova campagna sulla sicurezza stradale “La strada è di tutti” di Isoradio con la collaborazione di ASAPS che ha curato i testi con Lorenzo Borselli e Giordano Biserni.
Sentiremo le voci di chi in strada lavora e di chi ci viaggia, con gli spot  recitati da un poliziotto, un medico, un ciclista, da un vigile del fuoco e poi da un avvocato, da un pedone, dall’automobilista e molti altri.
Quei pensieri recitati, sono i nostri. Alcuni nati in noi, altri rubati, passateci il temine, ai nostri colleghi soccorritori e investigatori ma anche alla gente che tutti i giorni incontriamo nei nostri itinerari di servizio o nei nostri uffici.
Qui li potete ascoltare. A voi il giudizio finale: per noi è già un successo… (ASAPS)


 


 


 


 

Mercoledì, 08 Agosto 2018
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