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Notizie brevi 27/10/2004

GRAN BRETAGNA: LA RIVOLUZIONE DEL CASCO. I MOTOCICLISTI VEDRANNO DENTRO LA VISIERA ANCHE QUELLO CHE SUCCEDE DIETRO DI LORO. PREGI E DIFETTI DELL’ANNUNCIATA RIVOLUZIONE DELLA SICUREZZA. VE LI SPIEGHIAMO.

GRAN BRETAGNA: LA RIVOLUZIONE DEL CASCO.

I MOTOCICLISTI VEDRANNO DENTRO LA VISIERA ANCHE QUELLO CHE SUCCEDE DIETRO DI LORO. PREGI E DIFETTI DELL’ANNUNCIATA RIVOLUZIONE DELLA SICUREZZA. VE LI SPIEGHIAMO.

(ASAPS) – Si chiama REEVU RV MSX1, ed è il primo casco con retrovisore. Eh sì, avete proprio capito bene: un casco che mostrerà al motociclista anche quello che accade dietro, senza dover ricorrere a spostamenti repentini e pericolosi sugli specchi. L’idea è di una nota azienda britannica, la Reevu appunto, che ha sviluppato un elmetto dotato di un sofisticato retrovisore interno alla visiera, che permette ai centauri di veder riprodotta in una porzione di visiera anteriore la strada dietro. Non è ancora certo quando il prototipo attualmente in fase di collaudo finirà in commercio, ma l’azienda costruttrice parla del prossimo anno. Ma come funziona, con esattezza, il "casco retrovisore"? Per saperne di più bisogna fare un passo indietro, e tornare a ciò che fa un motociclista in sella al proprio cavallo d’acciaio: per capire ciò che succede dietro di sé, il motociclista di oggi deve per forza affidarsi ai due specchi piazzati sul manubrio. E di retrovisori ne abbiamo visti davvero di tutti i tipi: da quelli supercromati sulle custom a quelli ultraleggeri delle moto più sportive, a quelli possenti delle maxienduro a quelli aerodinamici e incassati nella carena delle cruiser. Spesso, soprattutto in condizioni particolarmente difficili, il motociclista distoglie lo sguardo dalla strada che ha innanzi a sé – fortemente limitata rispetto a quella che ha normalmente un automobilista – per concentrarsi sugli specchi laterali, soventemente spostati dall’allineamento sguardo-panorama dalla velocità, molto più piccoli e soggetti a riverberare le vibrazioni del telaio. Solo i centauri più esperti sanno quanti problemi derivino da quel neo del vedere poco e male dietro di loro, così soggetto a cambiare con l’angolo di piega nell’ingresso di curva, che li rende ciechi nei momenti più delicati della progressione di marcia. Per risolvere questo problema, la casa britannica Reevu ha progettato e realizzato un sistema rivoluzionario che permette al motociclista di avere una visuale completa di ciò che accade dietro di lui, proprio nei momenti più delicati e "oscuri" del suo viaggio. Il segreto di questa innovazione, in realtà, è a dir poco "leonardiano": gli ingegneri hanno infatti montato un sistema di specchi, tutti sistemati in fila, che porta il nome di MROS. Tutti sono stati progettati e realizzati con il preciso scopo di essere fissati su un casco integrale, tra i più sicuri per la protezione totale della testa. Il gioco di rifrazioni arriva fin sulla parte superiore della fronte, dove il pilota vede quello che ha dietro la nuca, consentendo una visuale a 360 gradi: è come se ci fosse una seconda visiera, e come se in quel casco – invece di un comunissimo mortale – ci fosse Giano Bifronte. Sul retro dell’elmetto l’aspetto della calotta è quello di una seconda visiera, grande quanto basta per garantire un punto di vista, e non è un eufemismo, più elevato di uno specchio retrovisore tradizionale e privo degli angoli morti che provoca il pilota stesso con il suo corpo. Il casco retrovisore ha impegnato progettisti e collaudatori per ben 10 anni: un’idea da quasi 3 milioni di euro, sia per i brevetti che per mantenere gli standard necessari ad ottenere le necessarie omologazioni e le opportune garanzie di sicurezza. Il rischio derivante da un utilizzo di materiali scadenti, che in caso di impatto potessero frantumarsi in mille pezzi facendo danni alla testa del motociclista anche dall’interno dell’elmetto, è stato scongiurato dall’impiego di specchi costruiti con una fibra di vetro, plastica e cristallo, tanto da risultare infrangibile e assolutamente inoffensivo anche nell’evenienza di urti fortissimi. Certo, non mancano gli interrogativi: per esempio, se il casco retrovisore disponga di un meccanismo o un dispositivo in grado di annullare temporaneamente il riflesso delle immagini provenienti da tergo, per evitare – soprattutto di notte – di essere infastiditi o abbagliati dai veicoli che seguono, finendo col recare più danni che benefici. Uno specchio tradizionale, infatti, è facilmente spostabile, agendo direttamente sulla regolazione, mentre anche gli specchi delle auto dispongono di una levetta che sposta di alcuni centimetri l’angolo di specchio per evitare l’abbagliamento posteriore. In sella ad una moto o uno scooter, il centauro che indossasse un casco retrovisore e che fosse abbagliato da un’auto che segue a breve distanza, potrebbe risolvere il problema spostandosi a destra o a sinistra, ma tale condotta non sarebbe conforme al codice della strada e finirebbe con l’essere troppo pericolosa. Analogamente, al tramonto, la luce intensa ed abbagliante del sole potrebbe insidiare la giusta visibilità del conducente. Resta da vedere se i progettisti penseranno – o avranno già pensato – anche a questi particolari, di non poco conto. Certamente, uno sforzo economico e tecnico di tali proporzioni terrà conto anche di queste primarie esigenze. Secondo i vertici dell’azienda, che si è affacciata sul panorama motociclistico nel 1999 e che ora è presente in una ventina di paesi, il casco retrovisore dovrebbe costare intorno ai 325 euro.



Mercoledì, 27 Ottobre 2004
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