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Notizie brevi 15/11/2004

Roma - Dramma della strada AGENTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE ACCORRE PER I RILIEVI DI UN SINISTRO MORTALE, E SOTTO IL LENZUOLO TROVA IL CORPO DEL FIGLIO 29ENNE. SI ERA SCONTRATO IN SCOOTER CON UNA VETTURA CONDIVIDERE IL DOLORE

Roma

Dramma della strada

AGENTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE ACCORRE PER I RILIEVI DI UN SINISTRO MORTALE, E SOTTO IL LENZUOLO TROVA IL CORPO DEL FIGLIO 29ENNE.
SI ERA SCONTRATO IN SCOOTER CON UNA VETTURA

CONDIVIDERE IL DOLORE

 

(ASAPS) ROMA - Assurdo e terribile destino quello che si è accanito crudelmente contro un nostro collega Ulisse Renzetti della Polizia Municipale di Roma. L’agente, in servizio nott urno di pattuglia tra sabato e domenica scorsi, ha ricevuto, alle 2 del mattino, l’ordine dalla centrale operativa di recarsi con urgenza all’incrocio tra via Calpurnio Fiamma e via Tarquinio Collatino, nei pressi della Tuscolana, dove si era verificato un gravissimo incidente stradale. Il Vigile era impegnato, insieme ad un altro nutrito gruppo di agenti e ad alcune pattuglie della Questura e della Polizia Stradale, in un servizio di contrasto alle corse clandestine, molto frequenti nella zona Anagnina. Quando è arrivato sul posto, l’agente ha ispezionato lo scenario del sinistro, scoprendo che lo scooter a terra era quello del figlio Simone. Sono stati, per il collega, attimi terribili, e quando ha alzato il velo che copriva il corpo ha trovato conferme all’atroce scherzo del destino. Suo figlio, 29 anni appena, era morto in seguito ad uno scontro frontale con un’autovettura. Sul caso stanno lav orando gli agenti del IX Gruppo Polizia Municipale. L’Asaps si stringe attorno al grande dolore del collega e della sua famiglia.

 

“CONDIVIDERE IL DOLORE”

 

Non si può che condividere il dolore. Il dolore che fa male, e che per questo motivo tentiamo ogni giorno di allontanare dalla nostra vita, che tentiamo di negare, attraverso una razionalizzazione che ci rende immuni ai suoi attacchi. Il dolore che è lontano dall’operatore di polizia nel momento in cui interviene su un incidente mortale, perché lì bisogna agire, c’è da risolvere una situazione critica, ci sono forse da salvare altre vite in pericolo. Non è cinismo, è solo una protezione, perché in questi casi non è possibile potersi permettere di provare dolore per una morte: il dolore paralizza, rende impotenti. E così, impotente, paralizzato, sarà rimasto il collega della Polizia Municipale di Roma, quando ha r ealizzato che il ragazzo morto nell’incidente che la sala operativa lo aveva inviato a rilevare era suo figlio, perché immediatamente si sarà sentito padre, nudo della divisa che fino a pochi istanti prima indossava.

La notizia ci arriva immediata nella sua tragicità e subito veniamo noi stessi catapultati sul luogo dell’incidente, nei panni del collega, e sentiamo il suo dolore, una parte infinitesima del suo dolore, ma questo ci basta a farci stringere lo stomaco e a farci riflettere su quanto talvolta possa essere crudele la vita. Pensiamo gli incidenti che abbiamo rilevato o a quelli che ci è capitato di vedere attraverso il vetro della nostra auto e percepiamo una sensazione di sollievo, ci sentiamo come superstiti. Ma subito la nostra mente si rivolge all’ignoto del futuro, e ci sorprendiamo a sperare, a pregare, che questo un giorno non accada a noi, che la vita non abbia in progetto di riservarci un evento così drammatico. Restiamo così per qualche istante, ma subito rovistiamo nella nostra mente alla ricerca di qualche pensiero piacevole, perché il dolore fa male.

Ma ciò che fa più male è che sappiamo bene che non si può eliminare, si può solo allontanare.

[Francesco Albanese]




Lunedì, 15 Novembre 2004
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