Roma, uccise in strada dieci anni fa Storia infinita di un processo
Dieci anni prima di avere una sentenza (forse) definitiva. La morte di tre bambine e due mamme, falciate alla fermata della scuolabus, che attende ancora giustizia. Cambi di giudici e perizie hanno dilatato i tempi dei processi per l’incidente stradale avvenuto a Fiumicino il 26 febbraio del 2008. Una strage di cui ricorre l’anniversario domani, ma solo a giugno ci sarà l’udienza in Cassazione. Era fredda l’alba in via Montanari, poche case sparse a un soffio dall’aeroporto. Tre auto lanciate a velocità folle si scontrarono e finirono su un gruppo di mamme e scolari in attesa. Nessuna protezione per loro, zero marciapiedi o piazzole. Solo la strada di campagna e, accanto, un fosso. Una trappola. Dieci feriti, cinque vittime. Marzia Micarelli, 36 anni, salutava la figlia Gaia di 10: la mamma senza scampo, la piccola ricoverata per mesi. Jessica Merlini, 14 anni, studentessa modello che amava la danza; «la raccolsi io dal fango» ricorda il papà Marco, accorso appena sentito lo schianto. Rozica Ciobanu aveva raggiunto dalla Romania il marito Ionel per dare un futuro in Italia alle figlie Ioana e Bianca, 13 e 7 anni. Morirono tutte e tre alla fermata della navetta. Straziante la scena. Le auto sembravano sventrate da bombe, pezzi di carrozzeria sparsi per centinaia di metri. E teli verdi a coprire corpi irriconoscibili.
«Nostra figlia non ce la restituirà nessuno, ma almeno vorremmo giustizia», chiedono Marco e Maria Merlini: hanno assistito alle udienze in questi anni in dignitoso silenzio ma «il dolore si rinnova ogni volta, anche per la messa in sicurezza della strada, arrivata solo da poco», raccontano. Ma la parola fine è ancora lontana. Ad aprile 2010 la sentenza di primo grado per i tre conducenti imputati di omicidio colposo. Con il rito abbreviato (quindi, pene ridotte di un terzo), Simone Perrini e Alessandro Cresta - all’epoca ventenni – furono condannati a 8 anni (il primo), 7 anni e 4 mesi l’altro: 5 anni invece per Pierluigi Pignoloni, coinvolto nella carambola. In aula la dinamica ricostruita fu questa: la Fiat di Perrini viaggiava a 155 chilometri orari quando urtò il Suv di Pignoloni che, arrivando sulla corsia opposta, schizzò contro l’auto di Cresta. La sua Golf andava a 157 chilometri orari quando travolse le vittime: il limite sulla strada era 50.
Il processo d’appello iniziò nel 2011 e terminò solo nel 2015 tra mille intoppi: il presidente della Corte in pensione e istruttoria da ricominciare. Giudici del collegio cambiati, perizie da rifare. Alla fine, la sentenza: 5 anni a Perrini, 4 a Cresta. «Il mio assistito invece è stato assolto. Un processo lungo, interrotto più volte», ricorda il legale di Pignoloni, Francesca Coppi, figlia del noto cassazionista Franco, difensore (tra gli altri) di Silvio Berlusconi e Giulio Andreotti.
La rabbia delle famiglie delle vittime è divenuta rassegnata disperazione. «I miei figli crescono senza la loro splendida mamma e non è giusto. In aula mai una parola per quei cinque angeli, mai un rimorso né le scuse», ricorda Giuseppe Filippone, marito di Marzia. «Giustizia lenta anche per gli imputati che, intanto, si sono fatti una famiglia», aggiunge Alessandro Pietrini, legale di Cresta.
Il 22 giugno, dunque, l’udienza in Cassazione. I conducenti delle auto non hanno fatto un giorno di carcere. Se colpevoli, forse non saranno mai rinchiusi in un penitenziario.
di Valeria Costantini
da corriere.it
Se questa è giustizia!
La strage avvenne a Fiumicino il 26 febbraio del 2008. Oggi sono 10 anni! Ma solo a giugno ci sarà l’udienza in Cassazione.
Nota per quelli che dicono la velocità non è quasi mai la prima causa degli incidenti. In aula la dinamica ricostruita fu questa: la Fiat di Perrini viaggiava a 155 chilometri orari quando urtò il Suv di Pignoloni che, arrivando sulla corsia opposta, schizzò contro l’auto di Cresta. La sua Golf andava a 157 chilometri orari quando travolse le vittime: il limite sulla strada era 50!! Condanne ridicole in appello per Perrini e Cresta rispettivamente a 5 e 4 anni. “ In aula mai una parola per quei cinque angeli, mai un rimorso né le scuse”.
Il 22 giugno, dunque, l’udienza in Cassazione. I conducenti delle auto non hanno fatto un giorno di carcere. Se colpevoli, forse non saranno mai rinchiusi in un penitenziario. Se questa è giustizia!! (ASAPS)