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Notizie brevi 21/12/2017

La svolta
Uber, la Ue lo definisce « un servizio di trasporto». Con relative regole

La sentenza della corte europea a seguito del ricorso presentato da un’associazione di tassisti di Barcellona. La risposta dell’azienda: «Per noi non cambia nulla»

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che Uber è un servizio di trasporto e in quanto tale debba essere regolamentato da ciascuno Stato membro. In una sentenza storica, i giudici di Lussemburgo hanno ritenuto che a Uber non si applichi né la direttiva sul commercio elettronico, né la libera prestazione dei servizi nell’Ue, che avrebbero svincolato il colosso americano dalla regolamentazione nazionale sui trasporti.

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Il ricorso dei tassisti di Barcellona
Il caso è finito davanti alla Corte europea di giustizia dopo il ricorso presentato da un’associazione professionale di tassisti di Barcellona davanti al tribunale di commercio della stessa città, che ha chiesto ai giudici di Lussemburgo di verificare se i servizi offerti da Uber debbano essere considerati servizi di trasporto, servizi propri della società dell’informazione oppure una combinazione di entrambi. Per chi opera nel settore dei trasporti, che è di competenza nazionale, gli Stati membri sono liberi di imporre l’obbligo di possedere un’autorizzazione amministrativa per operare. La Corte europea di giustizia ha stabilito che un servizio d’intermediazione come quello di Uber, che ha ad oggetto la messa in contatto mediante un’applicazione per smartphone e dietro retribuzione di conducenti non professionisti utilizzatori del proprio veicolo con persone che desiderano effettuare uno spostamento nell’area urbana, deve essere considerato indissolubilmente legato a un servizio di trasporto.

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Non solo intermediazione
Secondo i giudici di Lussemburgo, Uber non si limita all’intermediazione, ma «crea un’offerta di servizi di trasporto urbano», resi accessibili con strumenti informatici e di cui organizza il funzionamento generale a favore delle persone che intendono avvalersi di tale offerta per uno spostamento in area urbana. Inoltre, per la Corte Ue, Uber esercita «un’influenza determinante sulle condizioni della prestazione dei conducenti», mentre l’applicazione fornita «è indispensabile sia per i conducenti sia per le persone che intendono effettuare uno spostamento in area urbana». Di conseguenza, il servizio di intermediazione di Uber «deve essere considerato parte integrante di un servizio complessivo in cui l’elemento principale è un servizio di trasporto», ha detto la Corte Ue. Per i giudici di Lussemburgo, gli Stati membri sono dunque liberi di «disciplinare le condizioni di prestazione» del servizio offerto da Uber.

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La risposta: giusto regolamentare
A seguito della notizia è arrivata immediatamente la posizione dell’azienda sul pronunciamento della corte europea. «Questa sentenza non comporterà cambiamenti nella maggior parte dei paesi dell’Ue dove già siamo presenti e in cui operiamo in base alla legge sui trasporti», dichiara un portavoce di Uber. «Tuttavia, milioni di cittadini europei ancora non possono utilizzare app come la nostra. È arrivato il momento di regolamentare servizi come Uber, come anche il nostro Ceo afferma, ed è per questo che continueremo il dialogo con le città di tutta Europa, con l’obiettivo di garantire a tutti un servizio affidabile a portata di clic».

da corriere.it


Il mondo della mobilità è in in “movimento”. (ASAPS)

Giovedì, 21 Dicembre 2017
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