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Notizie brevi 10/03/2017

La forza delle donne: Valeria Zanella, in divisa sulle orme del papà Maurizio

VASTO. Il 30 agosto di cinque anni fa un drammatico incidente distrusse un’intera famiglia. A perdere la vita fu l’agente della Polizia Stradale Maurizio Zanella, falciato in autostrada da un’automobilista, mentre si trovava come ogni giorno sul posto di lavoro. Zanella lasciò una moglie e due figlie ed un vuoto incolmabile in tutta la città. A distanza di tempo, e in occasione dell’8 marzo, vogliamo raccontare la forza di tre donne che hanno visto perdere il proprio punto di riferimento, ma hanno saputo rialzarsi e ricominciare. Abbiamo intervistato Valeria, la figlia maggiore di Maurizio e di Anna, che si è fatta voce della madre e della sorella più piccola, Miriana.

Com’era la vostra vita prima dell’incidente che coinvolse tuo padre?
Era una vita tranquilla, mia madre faceva la casalinga come ha sempre fatto, mia sorella andava a scuola, aveva 16 anni al momento dell’incidente. Io ho svolto diversi lavori, ma ad agosto del 2012 lavoravo presso una casa editrice. Con l’incidente di mio padre ho lasciato tutto, perché non sapevo a cosa sarei andata incontro.

Poi ti è stata concessa la possibilità di lavorare come agente di Polizia.
Sì, ho saputo che sia io che mia madre e mia sorella saremmo potute entrare a far parte della Polizia. Io sono stata l’unica ad aver accettato, anche se non ho scelto di lavorare in strada.  Ho seguito un corso a Nettuno per le “Vittime del dovere”, a cui hanno partecipato tutti coloro che hanno perso un familiare che lavorava nelle forze dell’ordine. Eravamo 18 persone, ogni giorno insieme per quattro mesi. Non è stato per niente facile, ma sentivo che mio padre era sempre presente. Lo Stato in questi casi ti da la possibilità di scegliere il posto in cui esercitare il mestiere e io ho scelto di tornare a Vasto. Dopo un periodo a Chieti sono quasi tre anni che mi trovo qui.

Indossare la divisa è stato un modo per sentire più vicina la presenza di tuo padre?
Assolutamente sì. Ogni istante di ogni giorno non posso che pensarlo. La sua morte è stata del tutto inaspettata, è uscito la mattina e non è più rientrato. Stava bene, era una persona che viveva per noi e per il lavoro. Mia madre non guidava, lui ci accompagnava ovunque, il suo tempo libero ed il suo stipendio erano interamente per noi. E’ un’assenza che ha lasciato il vuoto e ancora oggi non riesco a farmene una ragione.

Chi è stata la donna più forte della tua famiglia?
Penso di esser stata io, perché ho ripreso il carattere di mio padre. Mi sono rimboccata le maniche, ho fatto sì che mia sorella tornasse e scuola e riprendesse a fare le sue cose, ho detto a mia madre che sarebbe dovuta uscire e distrarsi. Ho fatto di tutto per far funzionare la famiglia. Sono convinta che il modo migliore per non pensare sia tenersi impegnati, altrimenti se ti chiudi in casa non vivi più. Poi come dicevo, entrare in Polizia è stata una sorta di sfida, tuttora non semplice. Sto rivestendo gli stessi panni di mio padre, anche se non lavoro in strada, ma da quasi tre anni  subisco ogni giorno l’effetto della divisa. Quella mia e dei miei colleghi.

Lavori con gli stessi colleghi di tuo padre?
No, mio padre lavorava a Vasto Sud, ma io, mia madre e mia sorella siamo sempre in contatto con loro. L’affetto che ho ricevuto dai colleghi di mio padre è stato immenso, mi hanno sempre trattata come una figlia e ci sentiamo spesso per telefono. Ho trovato colleghi che mi vogliono davvero bene, poi io sono la più giovane e vengo coccolata: mi fanno da mamma e da papà. E’ ancora dura vivere senza mio padre, ma mi risuonano sempre le parole di mia madre che ogni giorno mi dice: “pensa che tuo padre è fiero di te”. Non lo possiamo sapere ma spero davvero di onorarlo con questa mia scelta.

Avresti comunque voluto svolgere il lavoro di poliziotta?
Mi è sempre piaciuto come lavoro, anche se l’iter sarebbe stato molto più lungo. Le prove sarebbero state maggiori e sicuramente più difficili, ma ciò che mi ha sempre lasciata un po’ perplessa è che non avrei avuto l’opportunità di tornare a Vasto.

C’è un messaggio che vorresti lasciare alle donne o in generale alle persone che hanno vissuto una situazione simile alla vostra?
Vorrei dire innanzitutto che sono felice che la città abbia ancora un pensiero per mio padre, perché questi fatti non devono passare inosservati. A prescindere dal fatto che si trattasse di un poliziotto, è stato commesso un reato. Ciò che mi sento di dire a tutte le donne e a tutti coloro che stanno affrontando un lutto o una malattia è di non lasciarsi andare, di non chiudersi a piangere in casa, di non trascorrere troppo tempo al cimitero. Lo dico sempre a mia madre e a Miriana, lei specialmente è timida, ha un carattere fragile e non lascia trasparire molto i suoi sentimenti. In polizia non è mai voluta entrare.

di Sara Del Vecchio
da vastoweb.com


Valeria indossa la divisa di suo papà Maurizio Zanella Sovrintendente della Polizia Stradale di Vasto (CH) caduto in servizio il 30 agosto del 2012, travolto da un veicolo sulla A14.
Era arrivata la segnalazione di un incendio che si era sviluppato sul terreno adiacente all'autostrada A/14. Il pericolo delle fiamme e del fumo che riduceva notevolmente la visibilità fece sì che il Centro operativo decidesse di far intervenire una pattuglia per le operazioni di viabilità indispensabili per tutelare 'incolumità degli automobilisti in transito.(ASAPS)
 
 

Venerdì, 10 Marzo 2017
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