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Notizie brevi 07/03/2017

Codice della strada, proposta sulla distanza minima per sorpassare in auto le bici: almeno 1 metro e mezzo

La proposta in un disegno di legge per riformare il codice della strada. Nel 2015, in Italia, gli incidenti stradali hanno ucciso 249 ciclisti e ne hanno feriti 16 mila

Un auto raggiunge una bicicletta. Va più veloce ma non la supera subito. Rallenta, si mette in coda e aspetta che non venga nessuno in senso contrario. Ecco, adesso la strada è libera. L’auto mette la freccia, passa nell’altra corsia. E finalmente sorpassa la bici. Sembra una scena bucolica, un video girato al tramonto su una vecchia provinciale della campagna svedese. Forse lo è. Ma è anche l’obiettivo di un disegno di legge appena arrivato al Senato. E che nei prossimi giorni sarà presentato con grande sostegno delle associazioni dei ciclisti e di qualche campione del passato. Dice una cosa sola, quel testo. Ma parecchio ambiziosa: «È vietato il sorpasso di un velocipede a una distanza laterale minima inferiore a un metro e mezzo». Velocipede è l’orrendo termine burocratico che sta per bicicletta. L’obiettivo della norma, invece, è proprio quello bucolico da campagna svedese: superare le bici come oggi si superano le macchine, aspettando che non venga nessuno dall’altra parte per poi mettere la freccia e allargarsi. Divieto di sorpasso al pelo, sia in città che fuori città. Perché passare troppo vicini può far perdere l’equilibrio a chi pedala. E perché «fare il pelo» non mette in conto quelle piccole deviazioni che il ciclista può fare all’improvviso, magari per evitare una buca o un tombino che lui vede e l’automobilista no. Oggi il codice della strada si limite a dire che in fase di sorpasso bisogna tenere una «adeguata distanza laterale». Concetto vago, che nel Paese del diritto (e del rovescio) si presta a interpretazioni variabili.

 

Multa fino a 300 euro

Con quel «metro e mezzo di civiltà» - come lo chiama la Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta - non ci sarebbero più dubbi interpretativi: il sorpasso al pelo verrebbe punito con la multa fino a 300 euro e il taglio di cinque punti della patente. È una proposta di buon senso oppure un atto di estremismo a due ruote? E, soprattutto, sarebbe realistica nelle nostre città congestionate, dove spesso le macchine non si fermano neanche davanti alle strisce pedonali? L’obbligo di mantenere una distanza di un metro e mezzo non sarebbe una novità mondiale. Cartelli del genere si trovano già adesso in molte strade della Francia, del Belgio, della California. E anche in alcune città come Barcellona, Brema, Copenaghen, Edimburgo, Graz e Strasburgo. Un esempio c’è anche in Italia, a Livigno. Ma con una legge della Repubblica non ci sarebbe il rischio di un grande ingorgo nazionale, tutti in coda dietro alle biciclette tra i giornali che svolazzano e gli automobilisti che completano la rima di Paolo Conte? La proposta porta la firma proprio di un piemontese, Michelino Davico, ex senatore della Lega e amante del ciclismo, che ha unito le due passioni organizzando il Giro di Padania. «In Italia - spiega - pedala il 6% della popolazione nazionale, due punti meno della media europea». Secondo Davico - adesso nel gruppo degli autonomisti, il Gal - alle due ruote si rinuncia «perché mancano le piste ciclabili e le nostre strade sono poco sicure». Difficile dargli torto. Nel 2015, in Italia, gli incidenti stradali hanno ucciso 249 ciclisti e ne hanno feriti 16 mila. La bicicletta è sempre più diffusa, come mezzo di trasporto economico, anti traffico e anche un po’ fighetto. La legge magari resterà un miraggio svedese. Ma almeno, quando superate, passate un po’ più in là.

 

di Lorenzo Salvia
da corriere.it


Sarebbe la distanza del buon senso, anche se non sarà poi facile contestare le violazione.  (ASAPS)

Martedì, 07 Marzo 2017
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