Forze dell'ordine
Quello che (forse) non sapete sulle auto in divisa
L'Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio dei carabinieri è solo l’ultima sportiva, in ordine di tempo, a indossare la divisa. Un filone inaugurato nel 2004 con la Lamborghini Gallardo della polizia stradale (quattro esemplari di due serie) e ribadita dalla Benemerita con la Lotus Evora nel 2011. Com’è noto, queste vetture vengono fornite dalle Case in comodato e svolgono perlopiù ruoli di rappresentanza e trasporto organi. La prima vera supercar ante litteram della storia delle forze dell'ordine, tuttavia, resta la Ferrari 250 GTE entrata in servizio nella Squadra Mobile di Roma il 24 novembre del 1962 e guidata dal mitico maresciallo Armando Spatafora.
Primato Marea. Parlando, invece, di autopattuglie "normali", per quanto bistrattata e ritenuta insicura, spetta alla Fiat Marea il primato di essere stata la prima vera auto allestita in modo specifico per compiti di polizia. Arrivata nel 1996, le innovazioni introdotte dalla media torinese diventeranno la base per le future generazioni di volanti: divisorio tra posti anteriori e posteriori, equipaggio di due agenti, leggera blindatura, meccanica ottimizzata, massima integrazione con le nuove tecnologie e facilità di gestione. È stata, inoltre, la prima volante a poter essere momentaneamente abbandonata dall’equipaggio, per ragioni operative, con le armi lunghe e le varie dotazioni custodite in sicurezza.
Alfa Romeo 156 dell'Arma dei carabinieri
Arriva la 156. Mutuando gli stessi concetti della Marea, i carabinieri arruolano qualche anno dopo l’Alfa Romeo 156, che si distingue per la presenza, sul tetto, di un pannello digitale a messaggio variabile. Anche sulla berlina del Biscione è presente il divisorio, ma qui il divano posteriore è del tutto simile a quello di serie, molto più comodo della rigida panca della Marea, tanto che qualche criminale inizia a dire che, potendo scegliere, preferirebbe fare il viaggio in manette proprio sulla 156. Generosa nelle prestazioni e affidabile di meccanica, ha sofferto solo nelle aree urbane di Roma e Milano dove la diffusa presenza di pavé ha messo a dura prova le sofisticate sospensioni.
Chi rompe, paga. Forse non tutti sanno che le pantere e le gazzelle sono sotto la diretta responsabilità degli autisti. I quali, se commettono infrazioni o provocano danni, anche durante lo svolgimento del servizio, pagano di tasca propria. Proprio così: il Codice della strada dice che pur correndo a sirene spiegate, bisogna comunque adottare una certa prudenza e, talvolta, non basta l'incombente necessità di salvare una vita a preservare lo stipendio dell'agente. Tutti i danni arrecati all'autopattuglia, infatti, vengono detratti dalla (magra) busta paga degli operatori delle forze dell'ordine.
Cosimo Murianni
da quattroruote.it
Un percorso storico e attuale sulle auto delle forze di polizia. (ASAPS)