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Via punti solo a chi è identificato La corte Costituzionale ha bocciato la parte del Codice della Strada relativa alla detrazione di punteggio dalla patente nel caso in cui il proprietario del veicolo non ricordi chi guidava al momento dell’infrazione. E ora scattano i ricorsi

da "Motonline.com"

Via punti solo a chi è identificato
La corte Costituzionale ha bocciato la parte del Codice della Strada relativa alla detrazione di punteggio dalla patente nel caso in cui il proprietario del veicolo non ricordi chi guidava al momento dell’infrazione. E ora scattano i ricorsi

di Riccardo Matesic

La Corte Costituzionale (Sentenza 27/2004, relatore Quaranta) ha stabilito che è illegittima la sottrazione di punti dalla patente del proprietario di un veicolo che non sia in grado di indicare chi fosse alla guida quando è stata commessa l’infrazione. E così viene a cadere uno dei più contestati passi della riforma del Codice della Strada (art. 126 bis, comma 2).

D’ora in poi, i punti si potranno togliere solo nel caso di contestazione immediata o nel caso in cui il proprietario entro 30 giorni fornisca le generalità del guidatore. Resta però una multa pesante per il proprietario del veicolo che non indichi il guidatore, da 357 a 1.433 € (art. 180 comma 8), che va ad aggiungersi alla multa per l’infrazione. Si è insomma equiparata la situazione dei privati a quelle delle società proprietarie di veicoli, per le quali era già previsto questo regime della multa aggiuntiva.

Nella sua sentenza la Consulta fra le motivazioni dice che “…la sanzione pur essendo di natura personale, non appare riconducibile ad un contegno direttamente posto in essere dal proprietario del veicolo e consistente nella trasgressione di una specifica norma relativa alla circolazione stradale”. Per questo violerebbe l’art. 3 della Costituzione (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge) per irragionevolezza; perché a fronte di un’infrazione commessa da qualcun altro, viene sanzionato con un provvedimento, che è assimilabile in parte alla sospensione della patente, il proprietario del veicolo.

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I commenti di politici e consumatori

Il primo commento arrivato è quello del viceministro Tassone, il quale ha dichiarato di rispettare la Corte, ma di non condividere questa presa di posizione, che, nel nome del rispetto dei diritti individuali, inficerebbe il diritto alla sicurezza.

Poco dopo ha rettificato il ministro Lunardi, che ha dichiarato di attendersi questa bocciatura della Consulta, che va rispettata e condivisa. Lui stesso, ha dichiarato, aveva dei dubbi su quest’articolo. A questo punto, però, non si dica che è stata bocciata tutta la patente a punti, perché quella bocciata è solo una piccola parte.

Di ben altro tono il comunicato stampa dell’ADUC, un’associazione di tutela dei consumatori particolarmente attenta a queste tematiche:

“Dopo la sentenza della stessa Corte, che aveva dichiarato l’illegittimità del deposito di un importo doppio del minimo della multa quando si intendeva contestare la stessa, piano piano stiamo andando verso una ragionevolezza del Codice. Si riacquista così un minimo di credibilità per norme altrimenti basate solo sulla vessazione degli individui, spacciate per necessità di maggiore sicurezza”.
“A nostro avviso continua a essere oscuro anche il motivo per cui si debba pagare la sanzione accessoria per un comportamento di guida che a livello individuale non si è commesso”.
E in altra parte del comunicato aggiunge: “crediamo che la Corte debba cominciare a prendere in considerazione tutti i vari ricorsi che gli giungono pressoché quotidianamente per le multe da Autovelox senza il fermo immediato del trasgressore e senza la segnalazione della presenza delle macchinette: multe che tutte le amministrazioni comunali usano solo per far cassa, ponendo limiti assurdi di velocità (magari cambiandoli in continuazione lungo lo stesso percorso) e perché, per esempio, sono molto rari i casi in cui, prima degli Autovelox, ci siano indicazioni tipo pannelli dissuasori che indicano la velocità non corretta a cui si sta procedendo”.

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Negativa l’opinione dell’ASAPS

Giordano Biserni, presidente dell’ASAPS, l’Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, ci ha mandato il seguente comunicato, che riportiamo integralmente. Riteniamo infatti si tratti di un intervento lucido, che mette a fuoco il problema della sicurezza e dei controlli, suggerendo possibili soluzioni.

“E’ evidente che la sentenza non è arrivata inattesa. Era prevedibile che la disparità fra proprietario patentato e proprietario di veicolo non patentato avrebbe pesato. Si dovrà ora attendere di leggere compiutamente il dispositivo per comprenderne la reale portata. Tuttavia, secondo l’Asaps il principio informatore della sentenza appare assolutamente condivisibile: in uno Stato di diritto la polizia deve accertare le violazioni ma deve possibilmente identificare anche i reali violatori”.
"La palla rimbalza però ora nel campo della sicurezza stradale, dove si gioca una partita seria e drammatica. E’ evidente che a questo punto l’effetto dissuasivo della Pap, che già dava segni evidenti di indebolimento, subirà un ulteriore duro ridimensionamento col quale si dovranno fare i conti in termini di vite umane”.
“A questo punto si dovranno individuare idonei correttivi per rilanciare l’efficacia della Pap, prevedendo moduli operati diversi delle forze di polizia, con l’impiego di doppie pattuglie che dopo l’accertamento della sanzione provvedano alla immediata identificazione del conducente e contestazione della sanzione. In questo modo si potrebbe però addirittura ottenere un forte e benefico rilancio dell’effetto dissuasivo. E’ necessario che gli organici carenti della polizia stradale e degli organismi di polizia locale che operano su strada vengano finalmente ripianati”.
“Non va però dimenticato che il principio dell’utilità delle tecnologie rimane essenziale, così come dimostrano le positive esperienze di alcuni Paesi europei come la Gran Bretagna che hanno attivato, con grande efficacia per la sicurezza stradale, sistemi binari di controllo con l’elettronica e con divise su strada”.

“Si potrebbero anche individuare sistemi di identificazione fotografica frontali di possibile accertamento certo dell’identità dei conducenti. Tuttavia questo aspetto si intreccia spesso con altri connessi alla tutela della privacy. Si dovranno fare scelte e capire se la sicurezza stradale è una soglia che va veramente elevata, abbassando leggermente quella di altre tutele come la privacy (cosa che avviene ogni volta che entriamo in una banca)”.

“La vera difficoltà di un modulo operativo che preveda il fermo sistematico e successivo del veicolo per identificare il conducente si avrà nel sistema autostradale e quello delle superstrade, dove i controlli immediati con margini di sicurezza per i controllati e i controllori sono oggettivamente più difficili”.

“A questo punto per le violazioni veramente molto gravi, come il superamento del limite di oltre 40 Km/h o alcune tipologie di sorpasso a rischio o inversioni ad U in autostrada, fermo restando che il supporto dell’elettronica rimane essenziale, si dovrà pensare ad elevare gli importi delle sanzioni per colmare con l’efficacia della sanzione la debolezza della nuova previsione per la Pap”.


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L’ACI: forte soddisfazione

Anche l’ACI ha fatto sentire la sua voce con questo comunicato stampa.

"Estremamente soddisfatto. Con queste parole il presidente dell’ACI, Franco Lucchesi, accoglie la sentenza della Consulta che dichiara illegittimo l’art. 126 comma 2 del Codice della Strada nella parte in cui prevede che in caso di mancata identificazione del trasgressore i punti debbano essere tolti al proprietario del veicolo, salvo che questi non comunichi il nome del conducente al momento dell’infrazione”. “Ricordando che per primo l’Automobile Club d’Italia ha segnalato l’illegittimità costituzionale della norma - sia con una forte azione di sensibilizzazione in Parlamento sia attraverso i propri organi di comunicazione - Lucchesi sottolinea come la pronuncia della Consulta porti chiarezza su un punto delicato di uno strumento importante come la patente a punti".
”Il presidente dell’ACI rileva come la sentenza della Corte Costituzionale sgombri il terreno da ogni possibile strumentalizzazione, salvaguardando e rafforzando il forte valore educativo di una norma la cui efficacia è sotto gli occhi di tutti".
"Una norma - conclude Lucchesi - che già nel suo primo anno di attuazione ha salvato un numero rilevante di vite umane".

Martedì, 15 Febbraio 2005
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