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Notizie brevi 01/09/2016

Assicurazioni: ecco i punti deboli delle scatole nere

Raccolgono dati sul funzionamento dei veicoli e sono sempre più diffuse e gradite dalle compagnie assicurative, che ne auspicano l’adozione obbligatoria. In Italia ne sono già dotate circa 4,5 milioni di auto. Ma funzionano sempre correttamente? E quali risvolti hanno nei confronti degli utenti che ne accettano l’installazione? L'inchiesta di Quattroruote

Introdotte per raccogliere informazioni utili su orari, posizione e velocità, fondamentali per ricostruire la dinamica degli incidenti e quindi attribuire responsabilità e contrastare le frodi (come i falsi sinistri), le scatole sono oggi strumenti utilissimi per alle compagnie assicurative per stabilizzare il rapporto con i clienti, stabilirne il tipo di guida e “punire”, dal punto di vista tariffario, i più indisciplinati.

In Italia ne sono già dotate circa 4,5 milioni di auto. Ma funzionano sempre correttamente? E quali risvolti hanno nei confronti degli utenti che ne accettano l’installazione? Quattroruote – nel numero di settembre in edicola – ha tentato di rispondere a queste domande.

In particolare, molti addetti ai lavori, soprattutto periti assicurativi e ricostruttori della dinamica degli incidenti, rivelano che queste tecnologie presentano ancora dei problemi che rendono impossibile fare affidamento sulla sola lettura dei dati registrati, come spesso vorrebbero le compagnie, ai fini di una corretta ricostruzione dei fatti.

L'emendamento al disegno di legge sulla concorrenza, approvato in commissione al Senato ai primi di agosto, affida al governo il compito di disciplinare, con decreti legislativi, anche questi aspetti dell’utilizzo delle black box, favorendone l’estensione dell’utilizzo ma "senza maggiori oneri per i cittadini".

Nella sua inchiesta, Quattroruote cita una serie di casi reali nei quali l’uso dei dati delle scatole nere da parte delle assicurazioni si è ritorto contro i clienti che l’avevano adottata, come risarcimenti negati per errori nel rilevamento degli orari dei sinistri o per geolocalizzazioni dei veicoli sbagliate. Emblematico il caso dell’assicurato al quale la compagnia aveva rifiutato il pagamento di un danno, sostenendo che, all’ora indicata nella constatazione amichevole relativa al sinistro, la vettura non si trovava nella strada citata sul documento. Solo dopo aver ottenuto i dati completi della scatola nera, nel corso della causa intentata all’assicurazione, il danneggiato ha scoperto l’errore di localizzazione del Gps contenuto nel dispositivo, che aveva rilevato la presenza dell’auto in una strada parallela, distante solo pochi metri, ottenendo finalmente giustizia.

La rivista ricorda anche come l’installazione della scatola nera, attuata dopo l’acquisto di un’auto da personale che non appartiene alla rete ufficiale della Casa o addirittura dal cliente stesso (come propongono diverse compagnie), possa mettere a rischio la garanzia del costruttore del veicolo, al pari di qualsiasi intervento non autorizzato dal produttore dell’automezzo, e come a oggi non sia ancora stata disciplinata la portabilità della scatola in caso di cambio di compagnia o cessione della vettura.

di Sara Ficocelli
da repubblica.it/motori



In Italia ne sono già dotate circa 4,5 milioni di auto. Ma funzionano sempre correttamente? E quali risvolti hanno nei confronti degli utenti che ne accettano l’installazione? Quattroruote – nel numero di settembre in edicola – ha tentato di rispondere a queste domande. (ASAPS)

Giovedì, 01 Settembre 2016
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