Ecco a voi qualche estratto dalla cronaca
alcolica di una notte di capodanno "in
tono minore".
E meno male che era in tono minore...
Ogni anno i telegiornali nazionali del 1
gennaio dedicano ampi servizi alle vittime dei botti: in ogni ospedale
di tutta l’Italia la vera, grande, primaria emergenza della notte di San
Silvestro è costituita da ragazzini e ragazzine che arrivano in coma
etilico, dalle vittime di incidenti stradali causati da guida in stato
di ebbrezza, dalle vittime delle risse tra ubriachi, dalle persone che
arrivano con lo stomaco stravolto dai bicchieri bevuti, bevuti per
festeggiare...
Forse anche questo fenomeno meriterebbe
qualche servizio in un TG.
Questa rassegna odierna testimonia come,
anche in una notte di capodanno definita come "più
sobria" da tutti i media, in Italia il principale problema di
salute e di ordine pubblico sia stato legato alle bevute di spumante,
vino, birra e altri alcolici.
Falciati e uccisi da
un ubriaco dopo il veglione
Falciati e uccisi
da un ubriaco dopo il veglione di Capodanno. È il tragico destino
che ha colpito Marco Orazi, 33 anni, e Roberto Carotta, 27, entrambi di
Gardolo. Erano le 3.20 quando Orazi ha avuto un piccolo
incidente sulla statale a Gardolo, è sceso dall´auto per mettere il
triangolo e poco dopo per aiutarlo s´è fermato Carotta. Mentre erano
intenti a segnalare l´incidente è arrivata un´Alfa che li ha
travolti. Alla guida c´era Mauro Perli, 47 anni, di Zambana - titolare
della Taverna Danese a Trento - risultato positivo all´alcoltest.
Due vite falciate
da un ubriaco
Incidentino in via Bolzano alle 3.20. Scendono in due e un´Alfa 166 li
uccide
Di PIETRO GOTTARDI
Morire senza colpa. Senza lasciare a chi rimane nemmeno un
gancetto a cui appendere uno straccio di motivo per provare a
comprendere - secondo l´umana categoria della responsabilità - la fine
di tutto. Morire nel pieno rispetto della legge che dovrebbe tutelarti.
Morire per mano di chi la legge stavolta se l´è bevuta. Letteralmente.
È accaduto alle tre e 25 di Capodanno all´uscita di Trento, in
via Bolzano. A rimetterci la vita per un terzo automobilista ubriaco,
due giovani di Gardolo, Marco Orazi, barbiere di 33 anni e Roberto
Carotta, vigile del fuoco volontario di 27 anni.
La loro "colpa"? Marco era uscito di strada poco dopo il Bren
Center probabilmente per un colpo di sonno ma era sceso illeso
dall´abitacolo non prima di aver indossato il suo giubbino
catarifrangente; Roberto si era fermato a destra indossando pure lui
il giubbino, per aiutarlo e sistemare il triangolo.
A travolgerli in modo criminale, catapultandoli sulla
carreggiata opposta come fantocci, Mauro Perli, 47 anni di Zambana,
titolare della birreria "Taverna Danese" di Trento. L´uomo
guidava la sua Alfa 166 in stato di ebbrezza alcolica: tre ore e mezza
dopo il terribile incidente, il suo tasso alcolemico nel sangue era pari
a 1,49, ancora il triplo del consentito.
La tragedia di Capodanno si è consumata all´altezza del sovrappasso
pedonale di Gardolo alle 3.25. Poco prima Marco
Orazi, titolare assieme a Giorgio Vitti del salone Nuovo Shampoo in
Corso 3 Novembre, aveva avuto un incidente stradale senza conseguenze.
Stanchissimo dopo aver lavorato tutto il giorno aveva
festeggiato S.Silvestro con la fidanzata Debora. Cenetta al ristorante
Patelli e brindisi in piazza Fiera. Marco forse colto dal sonno, mentre
tornava a casa dopo aver accompagnato la ragazza a Mattarello, è finito
fuori strada, sbattendo contro un palo a bordo strada. La sua Fiat Punto
verde metallizzato ha riportato danni nella parte anteriore finendo
respinta sulla sede stradale, lasciandolo però illeso grazie all´air-bag.
Marco ha recuperato il gilet arancione con le strisce
fosforescenti prescritto dal nuovo codice della strada ed è sceso.
Nel frattempo per dargli una mano, si erano fermate la
Fiat Bravo bianca condotta da Roberto Carotta, di ritorno assieme alla
fidanzata da una festa con amici della parrocchia di Gardolo, e la Fiat
Punto grigia di due ragazze che erano con loro.
Roberto, studente di ingegneria e vigile del fuoco volontario del
corpo di Gardolo, vedendo la vettura incidentata, si è subito dato da
fare chiamando i soccorsi. L´ambulanza è stata inviata, ma mentre
raggiungeva il target con un codice medio di gravità, la scena
dell´incidente è mutata all´improvviso in modo drammatico.
Ad avvisare dell´auto piombata come una bomba sulla Punto
incidentata e su Marco Orazi e Roberto Carotta che si trovavano nei
pressi, è stata la telefonata disperata al 118 della fidanzata di
quest´ultimo.
I due ragazzi in fin di vita sono stati ritrovati dai sanitari
di Trentino Emergenza sulla carreggiata sud di via Bolzano. A
scaraventarli lì, oltre la barriera del guard rail, la violenza
dell´impatto con l´Alfa 166 di Mauro Perli, giunta come un siluro sul
luogo dell´incidente senza lasciare traccia di frenata.
Marco e Roberto sono stati caricati in ambulanza e avviati a tutta
velocità verso l´ospedale S.Chiara, dove però sono deceduti poco dopo il
ricovero.
Sul luogo della tragedia è rimasto Mauro Perli, il quale
verso le 6 del mattino, resosi conto di quanto era successo, è stato
colto da una crisi di nervi manifestando propositi suicidi. L´uomo,
preso in consegna da un equipaggio del 118, è stato ricoverato in
ospedale. Sul terribile incidente il pm Storari ha aperto
un´inchiesta.
Ha manifestato
propositi suicidi.
Nel suo sangue,
dopo tre ore, un tasso di alcol pari al triplo del consentito
L´investitore ricoverato in psichiatria
È Mauro Perli, 47 anni, titolare della Taverna Danese
La consapevolezza di quello che aveva combinato, ha iniziato
a maturarla ad un paio d´ore dallo schianto con cui aveva spezzato le
vite di Marco Orazi e Roberto Carotta. È stato allora che Mauro
Perli, il 47enne di Zambana titolare della "Taverna Danese" che si
trovava alla guida dell´Alfa 166, ha manifestato propositi suicidi.
«Mi voglio ammazzare» ha detto e ripetuto sulla scena del disastro, al
punto che i carabinieri del nucleo radiomobile che stavano facendo i
rilievi, per scongiurare possibili gesti disperati verso le 6 hanno
chiesto al 118 l´invio di un´ambulanza per farlo ricoverare.
Perli, che si trovava in forte stato di shock, è stato accompagnato al
pronto soccorso e quindi trattenuto nel reparto di psichiatria.
Ad aggravare il suo stato di comprensibile agitazione, il livello di
alcol riscontratogli nel sangue. Al momento del ricovero (tre ore e
mezza dopo l´incidente) era pari a 1,49 milligrammi di alcol per litro
di sangue, tre volte oltre il consentito.
Perli è un personaggio piuttosto noto in città. Il suo
locale, la birreria "Taverna Danese" di via S. Francesco d´Assisi, anche
perché situato in zona strategica, vicino al cinema Modena e a poche
centinaia di metri dal polo scolastico Iti -geometri - ragioneria, è
punto di ritrovo per molti giovani del capoluogo (*).
(*) Nota: nella nostra rassegna stampa
abbiamo già incontrato questa persona.
In un articolo de L’ADIGE dello scorso
31 agosto, che parlava di alcol e giovani, era scritto: "Alla
Taverna Danese di via S.Francesco d´Assisi il titolare Mauro Perli
racconta che sono molti i minori di sedici anni che apprezzano
l´alcol: «Bevono birra, vodka alla frutta, succhi di frutta con il
rhum». «Tutta roba - dice - che si procurano al supermarket, non da noi».
PIRATA DELLA
STRADA ALBANESE TRAVOLGE IN AUTO DICIANNOVENNE DI SASSUOLO
(Sesto Potere) - sassuolo - 1 gennaio 2005 -
Un 20enne albanese ubriaco al volante ha travolto e ucciso
un ragazzo di 19 anni, originario di Rimini ma residente a
Sassuolo, che in strada - un quarto d’ora dopo la mezzanotte, in via
Isonzo - stava facendo esplodere petardi per salutare il nuovo anno.
L’immigrato si è dato alla fuga senza prestare soccorso.
Ma grazie alla descrizione resa alle forze dell’ordine da alcuni amici
del giovane sfortunato, i carabinieri sono riusciti ad individuare ed
arrestare l’albanese che è stato tratto in arresto e condotto nella
casa circondariale della città di Modena. (Sesto Potere)
IL MESSAGGERO
Bergamo, motociclista muore travolto da
automobilista ubriaco
BERGAMO - I carabinieri di Zogno
hanno fermato un automobilista che, secondo alcune testimonianze, sarebbe
stato coinvolto nell’incidente avvenuto a Carvico, nel Bergamasco, nel
tardo pomeriggio dell’altro ieri e nel quale è morto un motociclista di 29
anni di Solza. L’ automobilista stesso risiederebbe in un paese vicino a
Carvico. All’ esame del tasso alcolico sarebbe risultato positivo.
A suo carico è scattata l’ accusa di omissione di soccorso e guida in
stato di ebbrezza.
L’ECO DI BERGAMO
Villa d’Adda: muore in moto,
automobilista arrestato
Un giro in moto l’ultimo giorno
dell’anno, prima di andare a fare festa con gli amici. Un giro che
purtroppo è stato fatale a Marco Losio, 29 anni, tipografo di Solza. Il
giovane era in sella alla sua moto lungo la provinciale 169, a Villa
d’Adda, quando ha sbandato ed è finito contro un muro. Un urto
violentissimo che non ha lasciato scampo al motociclista.
Quando i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo hanno però
intuito che Losio non poteva avere fatto tutto da solo, doveva
aver deviato la sua traiettoria all’improvviso, forse per evitare un
ostacolo all’ultimo momento. Così dopo qualche ricerca
sono riusciti a rintracciare un cinquantenne di Villa d’Adda che era
passato per la provinciale con il suo fuoristrada Mitsubishi: l’uomo
avrebbe anche ammesso le proprie responsabilità. In seguito,
sottoposto a etilometro, il cinquantenne è risultato positivo ed è stato
arrestato con l’accusa di omissione di soccorso e guida in stato di
ebbrezza. Secondo una prima ricostruzione, il fuoristrada
avrebbe avuto un ruolo chiave nell’incidente. La motocicletta e
la Mitsubishi sono state poste sotto sequestro, anche per valutare se ci
sia stato un contatto tra i due mezzi.
Losio era titolare con il fratello Emanuele di una cartotecnica a Calusco.
La salma del giovane tipografo è stata composta nel cimitero di Villa
d’Adda, domani verranno celebrati i funerali nella parrocchiale di Solza
L’ECO DI BERGAMO
Schianto in moto prima del veglione
Perde la vita un tipografo di Solza.
Arrestato per omissione di soccorso il conducente di un fuoristrada
VILLA D’ADDA È morto
l’ultimo giorno dell’anno, mentre tornava a casa per il veglione in
sella alla sua Honda 900. Marco Losio, 29 anni, tipografo di Solza, è
deceduto sul colpo lungo la strada provinciale 169, a Villa d’Adda,
nel tratto in cui prende il nome di via Volpino, all’incrocio con via
Bignone. A causare l’incidente sarebbe stato un cinquantenne del
paese, alla guida di un fuoristrada Mitsubishi. L’uomo, che non si è
fermato sul luogo dello schianto, è risultato positivo
all’etilometro. I carabinieri lo hanno arrestato con l’accusa di
omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.
L’incidente si è verificato alle 16,50 del 31 dicembre. Marco Losio
quel pomeriggio aveva deciso di fare una breve gita in motocicletta,
la sua passione. Aveva pulito per bene la sua due ruote e via, senza
spingersi troppo lontano, perché bisognava tornare in tempo per
prepararsi alla cena e alla festa per l’ultimo dell’anno. L’incidente
è accaduto sulla strada del ritorno. In via Volpino, per chi arriva
dal centro di Villa d’Adda diretto verso Carvico, come per il
tipografo di Solza, la strada è in salita, un rettilineo.
Losio è finito contro il muro alla sua destra. Un urto violentissimo,
proprio sulle pietre d’angolo dell’incrocio tra la strada principale e
la laterale via Bignone. Per il giovane tipografo non c’è stato niente
da fare.
Quando si sono trovati davanti la scena dello schianto, i carabinieri
del nucleo operativo e radiomobile hanno intuito che Losio non poteva
avere fatto tutto da solo. Doveva avere deviato dalla sua traiettoria
all’improvviso, forse per un ostacolo che si era trovato davanti
all’ultimo momento. Così, dopo qualche ricerca, in poco tempo sono
arrivati a un cinquantenne di Villa d’Adda e alla sua Mitsubishi.
Posto di fronte all’evidenza e alla gravità del fatto, l’uomo
avrebbe anche ammesso le proprie responsabilità. In seguito,
sottoposto a etilometro, è risultato positivo.
Secondo una prima ricostruzione, dunque, ma la dinamica
dell’accaduto è ancora al vaglio dell’autorità giudiziaria, il
fuoristrada avrebbe avuto un ruolo chiave nell’incidente mortale
dell’ultimo dell’anno. Il cinquantenne alla guida della Mitsubishi
viaggiava da Carvico in direzione Villa d’Adda, quindi in senso
opposto a quello del motociclista. Giunto all’altezza
dell’intersezione con via Bignone, avrebbe dunque svoltato a sinistra
per imboccare la stradina laterale, invadendo per un breve tratto
la corsia opposta. Proprio in quel momento, dal centro di Villa
d’Adda, arrivava Marco Losio in sella alla sua Honda, probabilmente a
velocità elevata. Il tipografo si sarebbe trovato di fronte
il fuoristrada all’improvviso, in un punto in cui comunque la
visibilità è buona e la strada è illuminata. La manovra del
fuoristrada, però, avrebbe sorpreso il motociclista, che ha deviato
bruscamente sulla sua destra, forse in un estremo tentativo di passare
ugualmente tra il veicolo e il muro che costeggia la strada. Non ce
l’ha fatta, è finito dritto contro la cuspide finendo la sua corsa
qualche metro più a monte, ai piedi del muro.
Il conducente del fuoristrada a quel punto non si sarebbe fermato e
avrebbe proseguito in via Bignone. Sono stati i carabinieri a farlo
tornare sui suoi passi e ad arrestarlo, contestandogli l’omissione di
soccorso.
Motocicletta e fuoristrada sono stati posti sotto sequestro, anche per
valutare se tra i due mezzi vi sia stato anche il minimo contatto
(circostanza che non viene esclusa, anche se il Mitsubishi non
presenta segni evidenti sulla carrozzeria).
La salma di Marco Losio, che con il fratello Emanuele era titolare di
un negozio di cartotecnica a Calusco, è stata composta nella camera
mortuaria del cimitero di Villa d’Adda. Domani a mezzogiorno, nella
chiesa parrocchiale di Solza, saranno celebrati i funerali.
Paolo Doni
CORRIERE DELLA SERA
Merate,
fuori da un pub
Giovane in coma dopo la lite con
un amico
Prima gli insulti, poi calci e pugni: il trentenne cade a terra e batte la
testa
MERATE (Lecco) - Una discussione tra due amici fuori da un pub
finisce in rissa e uno dei due, Matteo Vitali, si ritrova in coma dopo
essere caduto e aver battuto la testa.
Emanuele Nava, l’aggressore, 26 anni, di Merate, è stato fermato
poche ore dopo dai carabinieri ed è rinchiuso nel carcere di Como. Per lui
l’accusa è di tentato omicidio. L’episodio è accaduto alle 2
della notte tra il 30 e il 31 dicembre: Vitali, 31 anni, ex fiorista e
pittore, e Nava, operaio, dopo una serata passata al pub nel
centro di Merate, discutono animatamente. I due, secondo alcune
testimonianze, sono alticci, escono dal locale e dagli
insulti passano ai calci e pugni. Le urla richiamano
l’attenzione dei residenti che allertano i carabinieri di Merate e il
«118».
Il pittore viene ritrovato, a terra, in coma, per un grave trauma
Cranico.
Viene prima medicato al pronto soccorso dell’ospedale Mandic di
Merate e poi trasportato al reparto di neurorianimazione del Manzoni di
Lecco.
È in fine di vita. La prognosi è riservatissima e
anche ieri i medici non si sono pronunciati.
«Non si sa quale sia il movente dell’aggressione», commenta la famiglia di
Matteo, molto conosciuta a Merate essendo il padre, Paolo, direttore della
riserva del lago di Sartirana. Le indagini sono coordinate dal sostituto
procuratore di Lecco, Giovanni Gatto. «Stiamo effettuando accertamenti -
dice Michele Di Santo, comandante provinciale dei carabinieri -
per capire quali siano i motivi dell’aggressione. Sembrano futili, una
questione tra ragazzi».
A. Pan
CORRIERE ADRIATICO
Ubriaco
al volante, distrugge una panchina e scappa
Rodeo in auto a piazza Pertini Rischia di falciare un
ragazzo
Un rodeo in automobile
nella notte di Capodanno in piazza Pertini. Chissà se qualcuno nello
storcere il naso davanti al dubbio gusto estetico della piazza ha mai
pensato di aprirla ad una sorta di gimcana per auto. Vabbè la vocazione
sportiva che l’amministrazione ha voluto infondere agli spazzi attorno i
rinoceronti di Trubbiani. Ma dopo lo sfrecciare di giovanotti in skatebord
che volano planando ad altezza uomo sul pavimento, arriva un altro
utilizzo decisamente kitsch. E stavolta è davvero troppo. Ha
esagerato chi si è messo al volante per scaricare tutta l’adrenalina in
corpo ha avuto l’insana idea di improvvisarsi cow boy. Si è seduto al
volante come se fosse in sella a un cavallo, e ha iniziato a fare piroette
tutto intorno alla piazza. Nella corsa all’impazzata e senza senso l’auto
ha divelto una panchina e - quel che è grave - ha rischiato di travolgere
un ragazzo. Non ci è scappata la tragedia per gentile concessione del
destino, ma resta inqualificabile il gesto del pirata della strada che poi
è scappato, ovviamente sgommando. Non è stato l’unico atto
vandalico andato in scena a piazza Pertini. A fare le spese
degli animi ringalluzziti dall’alcool è stato anche un alberello di
Natale, annerito dal fuoco appiccato da qualcuno che non sapeva come
allungare la notte di San Silvestro e tirare fino al mattino.
E.C
IL GAZZETTINO (Rovigo)
Ubriache perdono il controllo Due
ventenni all’ospedale
(C.B.)
Avevano deciso di festeggiare la vigilia di San Silvestro con una solenne
bevuta in alcuni locali della zona. Sulla strada del rientro verso casa le
due giovani non si sono arrese neppure di fronte all’andatura caracollante
della loro utilitaria. Che, complice la velocità eccessiva e lo scarso
controllo da parte della conducente, già in preda ai fumi dell’alcol,
è schizzata prima verso destra, finendo sul marciapiede, per rimbalzare
successivamente sul lato opposto della strada. L’auto ha terminato la sua
corsa contro alcune macchine posteggiate sulla parte centrale di Corso del
Popolo.
L’incidente è avvenuto alle 3,15 di venerdì mattina. Le due giovani,
piuttosto malconce, sono state soccorse dai vigili del fuoco, che le
hanno estratte dalla carcassa dell’automobile su cui viaggiavano.
Per entrambe si sono aperte le porte dell’autolettiga, che le ha
trasportate all’ospedale di Rovigo in condizioni piuttosto gravi. Alle due
giovanissime, poco più che ventenni, sono state diagnosticate ferite
lacero-contuse e politraumatismi in diverse parti del corpo. Oltre ad
un tasso alcolemico abbondantemente superiore ai limiti consentiti dalla
legge.
L’ADIGE
I due volti del
Capodanno trentino. Nella festa popolare tanto alcol, ma la musica dal
vivo si ferma alle 23.15
Botti in piazza, silenzio sul Calisio
In 1.200 per gli auguri in quota con il vescovo Bressan
Due
modi completamente diversi di festeggiare la notte di San Silvestro e di
intendere la vita. In piazza Fiera a Trento si sono ritrovati in
migliaia tra tanto alcol, botti e qualche polemica perché la musica
dal vivo s´è interrotta poco dopo le 23. Tutt´altro clima, invece, in
vetta al Calisio dove oltre 1.200 persone sono salite a piedi assieme
all´arcivescovo Bressan ed hanno atteso il nuovo anno in silenzio. E ieri
si sono ritrovati in un migliaio alla fiaccolata per la pace lungo le vie
di Trento. Semplice il messaggio: «La guerra è sempre un male:
fermiamola».
L’ADIGE
Numerosi
incidenti causati dal vizio del bicchiere. Carabinieri e ambulanza per
sedare le liti
Troppo alcol a Capodanno, patenti
ritirate
Troppo alcol in corpo, circa
cinque volte più del limite consentito dalla legge. Una donna di 47
anni di Trento è stata fermata dalla volante della polizia il 31 dicembre.
Probabilmente ha iniziato presto i festeggiamenti, perché già alle 21
era alticcia al punto tale da uscire di strada con la sua vettura. È
accaduto in via Galassa a Villazzano, ed è stato il primo di numerosi
incidenti accaduti a causa dell´alcol nella notte di San Silvestro.
Al ponte di Ravina una persona in stato di ebbrezza alcolica si è
ribaltata all´alba di ieri con la propria vettura, senza
fortunatamente coinvolgere altri mezzi nella sua folle corsa. Il
conducente è stato soccorso dal 118: le sue condizioni non sono gravi.
Sarebbe stato l´alcol a causare l´improvviso scatto di un
cittadino extracomunitario che nel corso della festa in piazza Fiera ha
preso a cazzotti un uomo che passava con la propria compagna. Il ferito se
l´è cavata con un ematoma senza complicazioni.
I carabinieri sono intervenuti la sera del 31 a Cembra per sedare
una lite fra due stranieri, marito e moglie: la donna è stata medicata
per lesioni non gravi causate dal marito ubriaco.
Interventi per episodi di ubriachezza anche a Faedo e Spormaggiore,
dopo lo scoccare della mezzanotte: l´ambulanza del 118 è intervenuta
per soccorrere alcune persone alticce, in difficoltà. Sul
lago di Toblino, i sanitari sono intervenuti per calmare uno dei
partecipanti al veglione organizzato in un locale: troppo allegro per lo
spumante ingerito, stava rovinando la festa agli altri invitati.
Una nottata
campale anche per il 118: alla centrale solo due operatori di turno
Pronto soccorso: ubriachi e feriti dai botti
Una nottata
d´inferno per gli operatori del pronto soccorso dell´ospedale S.
Chiara. A partire dalle 23 e per tutta la notte di Capodanno è stata
un´emergenza dietro l´altra. Soprattutto ragazzi ubriachi da mettere
sotto flebo di liquidi per aiutarli a smaltire la sbornia.
E dopo le 3 il terribile incidente di via Bolzano con i due giovani in
fin di vita, per i quali è stato tentato il tutto per tutto, ma
inutilmente. E poi ancora i feriti dai botti di
Capodanno: fortunatamente senza gravi conseguenze. Nottata difficile
anche per gli operatori del 118; alla centrale operativa turno normale
come se niente fosse. Invece c´è stato da correre e parecchio.
Tornando al pronto soccorso dell´ospedale S. Chiara l´emergenza
alcol è cominciata alle 23, quando un´ambulanza del 118 è stata chiamata
in via Rosmini a Lavis per una quattordicenne ubriaca. La ragazzina,
una volta affidata alle cure dei sanitari del pronto soccorso, ha dato
in escandescenze: ha sputato in faccia all´infermiera che tentava di
infilarle l´ago della flebo. Ma non è stata l´unica minorenne che
ha dovuto ricorrere alle cure degli operatori del pronto soccorso per
abuso di alcol: una dozzina i ragazzi rimessi in sesto,
compresa la quattordicenne e un coetaneo.
Quanto a mortaretti e botti, ne ha fatto le spese per prima una signora
che, poco dopo la mezzanotte, si è presentata al pronto soccorso:
lamentava di essere diventata sorda (fortunatamente solo
temporaneamente) a causa di un petardo che le è scoppiato troppo vicino
all´orecchio. Infine, tre persone sono state medicate per bruciature
superficiali agli occhi, anche in questo caso provocate dallo scoppio di
petardi in pieno viso.
La musica dal
vivo termina alle 23.15
Strana decisione in piazza niente conto alla rovescia
ECCO IL 2005 LE FESTE
Di RENZO M. GROSSELLI
Trento ti regala anche questa sorpresa. Ti mette sul palco, per
allietare il passaggio dell´anno, probabilmente il più grande gruppo
rock che la provincia abbia mai espresso e poi verso le 23 gli stacca la
corrente, lo manda via e irradia musica «virtuale», cioè dischi. Ma
la nostra città, vista dal buco della serratura di una festa di
piazza di inizio millennio, non è solo una città che sorprende. È anche
una città che preoccupa. E una città che un poco fa arrabbiare.
Da domani, certamente, parleremo invece della città civile, della città
dei record positivi, della città del Concilio e via riempiendoci
legittimamente il petto.
TRENTO, UNA CITTA´ SORPRENDENTE
«Veniamo su da voi, in Trentino. Noi portiamo da Verona i nostri vini di
Valpolicella e la tacchinella e, naturalmente, il pandoro veronese
artigianale». Ok, amici, siamo felici, noi intanto prepariamo la zuppa
di cipolle, quella di lenticchie e la torta di finocchi e formaggio. Coi
vini trentini, chiusura religiosamente spumantizzata alla dolomitica. «E
la festa, lì da voi si fa la festa?» chiedono gli amici veronesi. Certo,
anzi, quest´anno in piazza Fiera ci sarà un gruppo che svelle la
cistifellea quando si esibisce, i Ducktails. Una big band composta da
otto cardiopatici che trovano solo nel rock´n´roll un pace-maker che
possa possa tenerli legati alla vita. «A che ora attaccano i fanatici?»
Verso le nove. «Allora saremo lì da voi alle otto e mezzo: cenone e alle
23 tutti in piazza a ballare».
Arrivano i prodi veronesi, alle 20.30, ed è tutto pronto «il nostro». Si
dà una riscaldatina alla tacchinella e si fanno ossigenare recioto e
valpolicella. Si apre anche il pandoro che libera un profumo che solo
quello di donna è migliore. Finisce in Ferrari e ancora bollicineggianti
si prende la strada della piazza. Dove si giunge un pochino in ritardo.
Ma sono solo le 23.15. E che ti offre Trento? I Ducktails che smontano
la batteria e l´impianto voce, che si portano via tutto. E con loro, la
nostra faccia di trentini. «E la festa?» ci chiedono gli amici veronesi,
mentre nella piazza rimbombano le voci dei dj della radio e la musica
«virtuale» dei dischi? Siamo annichiliti e non riusciamo a spiegare loro
che Trento è una città unica. Che sa inventare. E quest´anno ci ha
inventato questa frescaccia: un concerto rock di capodanno che termina
con 45 minuti di anticipo sulla mezzanotte. Robe da botte sui..., da
harakiri, da risata corale, da raccontare l´estate sulla spiaggia,
quando ognuno la spara più grossa. Ma questa non la racconteremo perché
non ci crederebbe nessuno. Ve lo immaginate? «Ma dai! Il concerto di
capodanno che non arriva al capo dell´anno, raccontane un´altra!».
TRENTO, UNA CITTA´ ALCOLICA
L´abbiamo scritto, non siamo le verginelle della favola. Siamo
dei trentóni pure noi. E gustiamo a lunghe sorsate il buon vivo e
talvolta, ahinoi, esageriamo un pochino. E con noi gli amici veronesi.
Ma l´impressione, non moralisticheggiante e bacchettona, che si aveva in
piazza Fiera verso le 23 del 31 dicembre e poi al nostro ritorno verso
l´1.30 del primo gennaio, era sgradevole. Centinaia, a tratti qualche
migliaio di giovani, diciamo dai 18 ai 25, di cui 7 su 10 con la
bottiglia in mano o in bocca. La piazza era un tappeto di cocci, i
ragazzi non parevano animatissimi ed anzi un poco contenuti nei
movimenti e soprattutto nel sorriso. Ma abbondavano nel bere.
Ecco la considerazione dei nostri amici veronesi: «Un peccato. Primo
perché a quest´ora in piazza Bra e in altre piazze veronesi dev´esserci
il delirio, di musica, danza e bizzarro divertimento, condito anche
di vino generoso evidentemente. Ma qui la bottiglia ce l´hanno
quasi tutti e quasi tutti sono giovanissimi e paiono bere
all´inglese, da arrabbiati, non da gaudenti». Certo, bere è sempre
bere e si sa che dopo il primo bicchiere non fa bene. Difficile
filosofeggiare (chi c´è in piazza? quali classi sociali? di quale
percentuale di giovani parliamo? vengono dalla città o da fuori?
avranno bevuto anche prima? berranno anche dopo?) e impossibile
tirare conclusioni (anche se ci dicono che i carrelli che uscivano
dai supermercati nel pomeriggio, spinti da ragazzini, facevano presagire
beveroni da arresto digestivo). Ma il colpo d´occhio è di
tristezza, non di allegria: alcol senza sorriso e senza
danza. Riprendiamoci i nostri ragazzi, riportiamoli con noi. E perché
no, smettiamo assieme di bere.
TRENTO, UNA CITTA´ NAPOLETANA
Da trentini, vorremmo imparare dalle genti del Sud (che come si sa
inizia a Borghetto e finisce in Sicilia) a sorridere, a stare assieme in
spensieratezza e gioiosità, a socializzare. Ma non lo sappiamo fare.
Però dalle genti del Sud (stavolta quelle da Roma in giù) stiamo
copiando una delle più stupidissime abitudini della festa: quella dei
botti. Lo avevamo notato già alcuni anni fa, proprio in
occasione di fine anno. Ma il fenomeno ha conosciuto un´accelerazione.
Ieri, la parte centrale di piazza Fiera è stata per più di un´ora, tra
le 23.30 e l´1.30, in mano dei «bombaroli». Cioè di coloro che si
divertivano coi botti. Botti che quest´anno sono giunti all´intensità di
vere e proprie bombe carta. Detonazioni a tratti paurose. Incredibile
vedere decine di mani certamente non esperte che mettevano a terra, al
centro della piazza, i loro petardóni e vi davano fuoco. Partivano verso
l´alto ma se uno solo fosse stato difettoso e fosse partito ad altezza
d´uomo... anzi, un petardóne impazzito lo abbiamo visto. Per fortuna,
fumo e spavento. E basta. Ma prima o poi, se non si ferma o si regola
questa abitudine assolutamente stupidella, verranno i guai seri. Come a
Napoli, a Roma, a Palermo. Forse da queste città varrebbe la pena di
copiare la voglia di vivere, la spontaneità e, perché no, il modico
bere, non questa tradizione.
E gli amici veronesi, chiederete? Per l´anno prossimo ci hanno già
invitato in piazza Bra.
Ahg!
Ho ancora i neuroni addormentati dai bagordi
Ahg! Ho
ancora i neuroni addormentati dai bagordi festivi. Beh “i neuroni” è una
parola grossa, diciamo “IL” neurone.
Me n´è rimasto uno e viaggia disperato in lungo e in largo per la testa
alla ricerca di compagni di sventura, ma trova solo canditi e uva passa.
L´ultimo dell´anno non è una festa, è un virus. Soprattutto per
un astemio. Uno stillicidio… Tutti t´invitano a bere. Un vinello
dolce, un vinello amaro, spumante, grappa, varechina… basta buttar zò
qualcos! Un mio amico con seri problemi di alcool ha letto una scritta
pubblicitaria che recitava: «Hai problemi di alcool? Chiamaci!» Lui ha
chiamato, era un negozio di liquori. Non c´è più la sensibilità di una
volta.
Ad ogni modo, la cosa importante è che sia tutto finito; beh, a
dire il vero ci manca ancora la Befana, ma ormai è stata messa
fuorilegge e quindi possiamo dire che le feste ufficiali sono terminate.
Perciò ora infilo il dito nella presa per caricare un po´ il mio
neurone, e via!, a fare il punto della situazione. Dunque… se non
sbaglio oggi è il 2005. Chi l´avrebbe mai detto? Solo due giorni fa era
il 2004 e solo 380 giorni fa era il 2003. Il Tempo vola!, come disse il
direttore del Tempo cadendo dalla finestra col giornale in mano. Chissà
cosa ci aspetta quest´anno. Sarà un altro anno indimenticabile? Spero di
sì, perché la mia memoria non è più quella di una volta.
Sicuramente il Natale appena terminato sarà ricordato come il più ateo
della storia dei natali atei. Siamo addirittura riusciti a sostituire
Gesù Bambino con Cappuccetto Rosso. Straordinario, ma si può dare di
più. Abbiamo un anno a partire da ieri per decidere con chi sostituire
Gesù Bambino il prossimo Natale. Coraggio, diamoci dentro che forse con
365 giorni di tempo ci viene qualche idea migliore di Cappuccetto Rosso.
Che so, le Lecciso, uno dei Pokèmon, Bin Laden… insomma pensiamoci.
Personalmente anch´io ho seguito l´onda politically correct di questo
Natale, ed ho comprato solo panettoni con l´uvetta (di colore), e quando
anche il Trentino come Lazio e Lombardia sarà invaso da miliardi di
negozietti cinesi, comprerò solo panettoni con frutta candita gialla.
Perché io ci tengo all´integrazione.
A proposito di integrazione ed opere umanitarie, è lodevole l´iniziativa
degli organizzatori della Ciaspolada in Val di Non che hanno elargito
una bella sommetta per adottare a distanza due bisognose: le veline.
Certo sarebbe stato meglio adottarle a una distanza maggiore, ma non si
può avere tutto. Ed allora tutti alla Ciaspolada di Fondo a vedere le
“Veline” che toccano il Fondo proprio come fanno ogni sera in tv.
Quest´anno partecipare alla ciaspolada avrà un doppio significato:
gustarsi l´incanto della splendida Val di Non, e capire dove stiamo
andando. Sì, perché le veline praticamente sono una previsione meteo
sulle generazioni future. Tu le guardi e vedi come sono le figlie stesse
della televisione. Striscia la Notizia più che un programma è una
patogenesi. Certo si può obbiettare: che ci azzeccano le ciaspole con le
veline? Beh, veline e ciaspole hanno molte cose in comune, la coscienza
sociale e la propensione alla danza sono le prime. Per il resto… Bon An!
luciogardin@tin.it
Tre feriti lievi
Auto capotta a Mezzocorona
MEZZOCORONA - La
macchina è schizzata prima contro il muro di destra, poi dalla parte
opposta della strada, per concludere la corsa ruote all´aria.
Protagonisti della carambola due giovani ed una ragazza della
Rotaliana che viaggiavano a bordo di una Bmw, da Mezzolombardo verso
Mezzocorona. L´incidente è avvenuto in via Cesare Battisti
verso le 3.30 di venerdì notte ed avrebbe potuto avere
conseguenze ben peggio
Lunedì, 03 Gennaio 2005
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