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Notizie brevi 03/01/2005

RASSEGNA DEGLI INCIDENTI DI CAPODANNO. IL CONSUMO DI ALCOL LA CAUSA DI UN VERO BOLLETTINO DI GUERRA. ALTRO CHE I BOTTI !!

RASSEGNA DEGLI INCIDENTI DI CAPODANNO.

IL CONSUMO DI ALCOL LA CAUSA DI UN VERO BOLLETTINO DI GUERRA. ALTRO CHE I BOTTI !!


La rassegna di oggi è dedicata a Roberto Carotta, vigile del fuoco volontario, 27 anni, di Gardolo, morto davanti alla sua ragazza, a Capodanno, falciato da un automobilista ubriaco.
La sua colpa è stata fermarsi ad aiutare un automobilista coinvolto in un incidente.
L’ASAPS si inchina di fronte a un gesto come quello di Roberto.

 
 

Ecco a voi qualche estratto dalla cronaca alcolica di una notte di capodanno "in tono minore".

 
 

E meno male che era in tono minore...

 
 

Ogni anno i telegiornali nazionali del 1 gennaio dedicano ampi servizi alle vittime dei botti: in ogni ospedale di tutta l’Italia la vera, grande, primaria emergenza della notte di San Silvestro è costituita da ragazzini e ragazzine che arrivano in coma etilico, dalle vittime di incidenti stradali causati da guida in stato di ebbrezza, dalle vittime delle risse tra ubriachi, dalle persone che arrivano con lo stomaco stravolto dai bicchieri bevuti, bevuti per festeggiare...

 
 

Forse anche questo fenomeno meriterebbe qualche servizio in un TG.

 
 

Questa rassegna odierna testimonia come, anche in una notte di capodanno definita come "più sobria" da tutti i media, in Italia il principale problema di salute e di ordine pubblico sia stato legato alle bevute di spumante, vino, birra e altri alcolici.

 
 

Prosit.

  
 
 

L’ADIGE

  
 

Falciati e uccisi da un ubriaco dopo il veglione

  
 

Falciati e uccisi da un ubriaco dopo il veglione di Capodanno. È il tragico destino che ha colpito Marco Orazi, 33 anni, e Roberto Carotta, 27, entrambi di Gardolo. Erano le 3.20 quando Orazi ha avuto un piccolo incidente sulla statale a Gardolo, è sceso dall´auto per mettere il triangolo e poco dopo per aiutarlo s´è fermato Carotta. Mentre erano intenti a segnalare l´incidente è arrivata un´Alfa che li ha travolti. Alla guida c´era Mauro Perli, 47 anni, di Zambana - titolare della Taverna Danese a Trento - risultato positivo all´alcoltest.

 
 

 

 
 

L’ADIGE

  
 

Due vite falciate da un ubriaco
Incidentino in via Bolzano alle 3.20. Scendono in due e un´Alfa 166 li uccide

 
 

Di PIETRO GOTTARDI
Morire senza colpa. Senza lasciare a chi rimane nemmeno un gancetto a cui appendere uno straccio di motivo per provare a comprendere - secondo l´umana categoria della responsabilità - la fine di tutto. Morire nel pieno rispetto della legge che dovrebbe tutelarti. Morire per mano di chi la legge stavolta se l´è bevuta. Letteralmente.
È accaduto alle tre e 25 di Capodanno all´uscita di Trento, in via Bolzano. A rimetterci la vita per un terzo automobilista ubriaco, due giovani di Gardolo, Marco Orazi, barbiere di 33 anni e Roberto Carotta, vigile del fuoco volontario di 27 anni.
La loro "colpa"? Marco era uscito di strada poco dopo il Bren Center probabilmente per un colpo di sonno ma era sceso illeso dall´abitacolo non prima di aver indossato il suo giubbino catarifrangente; Roberto si era fermato a destra indossando pure lui il giubbino, per aiutarlo e sistemare il triangolo.
A travolgerli in modo criminale, catapultandoli sulla carreggiata opposta come fantocci, Mauro Perli, 47 anni di Zambana, titolare della birreria "Taverna Danese" di Trento. L´uomo guidava la sua Alfa 166 in stato di ebbrezza alcolica: tre ore e mezza dopo il terribile incidente, il suo tasso alcolemico nel sangue era pari a 1,49, ancora il triplo del consentito.
La tragedia di Capodanno si è consumata all´altezza del sovrappasso pedonale di Gardolo alle 3.25. Poco prima Marco Orazi, titolare assieme a Giorgio Vitti del salone Nuovo Shampoo in Corso 3 Novembre, aveva avuto un incidente stradale senza conseguenze. Stanchissimo dopo aver lavorato tutto il giorno aveva festeggiato S.Silvestro con la fidanzata Debora. Cenetta al ristorante Patelli e brindisi in piazza Fiera. Marco forse colto dal sonno, mentre tornava a casa dopo aver accompagnato la ragazza a Mattarello, è finito fuori strada, sbattendo contro un palo a bordo strada. La sua Fiat Punto verde metallizzato ha riportato danni nella parte anteriore finendo respinta sulla sede stradale, lasciandolo però illeso grazie all´air-bag.
Marco ha recuperato il gilet arancione con le strisce fosforescenti prescritto dal nuovo codice della strada ed è sceso. Nel frattempo per dargli una mano, si erano fermate la Fiat Bravo bianca condotta da Roberto Carotta, di ritorno assieme alla fidanzata da una festa con amici della parrocchia di Gardolo, e la Fiat Punto grigia di due ragazze che erano con loro.
Roberto, studente di ingegneria e vigile del fuoco volontario del corpo di Gardolo, vedendo la vettura incidentata, si è subito dato da fare chiamando i soccorsi. L´ambulanza è stata inviata, ma mentre raggiungeva il target con un codice medio di gravità, la scena dell´incidente è mutata all´improvviso in modo drammatico
.
Ad avvisare dell´auto piombata come una bomba sulla Punto incidentata e su Marco Orazi e Roberto Carotta che si trovavano nei pressi, è stata la telefonata disperata al 118 della fidanzata di quest´ultimo.
I due ragazzi in fin di vita sono stati ritrovati dai sanitari di Trentino Emergenza sulla carreggiata sud di via Bolzano. A scaraventarli lì, oltre la barriera del guard rail, la violenza dell´impatto con l´Alfa 166 di Mauro Perli, giunta come un siluro sul luogo dell´incidente senza lasciare traccia di frenata.
Marco e Roberto sono stati caricati in ambulanza e avviati a tutta velocità verso l´ospedale S.Chiara, dove però sono deceduti poco dopo il ricovero
.
Sul luogo della tragedia è rimasto Mauro Perli, il quale verso le 6 del mattino, resosi conto di quanto era successo, è stato colto da una crisi di nervi manifestando propositi suicidi. L´uomo, preso in consegna da un equipaggio del 118, è stato ricoverato in ospedale. Sul terribile incidente il pm Storari ha aperto un´inchiesta.

 
 

 

 
 

L’ADIGE

 
 

Ha manifestato propositi suicidi.

 
 

Nel suo sangue, dopo tre ore, un tasso di alcol pari al triplo del consentito
L´investitore ricoverato in psichiatria
È Mauro Perli, 47 anni, titolare della Taverna Danese

La consapevolezza di quello che aveva combinato, ha iniziato a maturarla ad un paio d´ore dallo schianto con cui aveva spezzato le vite di Marco Orazi e Roberto Carotta. È stato allora che Mauro Perli, il 47enne di Zambana titolare della "Taverna Danese" che si trovava alla guida dell´Alfa 166, ha manifestato propositi suicidi.
«Mi voglio ammazzare» ha detto e ripetuto sulla scena del disastro, al punto che i carabinieri del nucleo radiomobile che stavano facendo i rilievi, per scongiurare possibili gesti disperati verso le 6 hanno chiesto al 118 l´invio di un´ambulanza per farlo ricoverare.
Perli, che si trovava in forte stato di shock, è stato accompagnato al pronto soccorso e quindi trattenuto nel reparto di psichiatria.
Ad aggravare il suo stato di comprensibile agitazione, il livello di alcol riscontratogli nel sangue. Al momento del ricovero (tre ore e mezza dopo l´incidente) era pari a 1,49 milligrammi di alcol per litro di sangue, tre volte oltre il consentito
.
Perli è un personaggio piuttosto noto in città. Il suo locale, la birreria "Taverna Danese" di via S. Francesco d´Assisi, anche perché situato in zona strategica, vicino al cinema Modena e a poche centinaia di metri dal polo scolastico Iti -geometri - ragioneria, è punto di ritrovo per molti giovani del capoluogo (*).

 
 

 

 
 

(*) Nota: nella nostra rassegna stampa abbiamo già incontrato questa persona.

 
 

In un articolo de L’ADIGE dello scorso 31 agosto, che parlava di alcol e giovani, era scritto: "Alla Taverna Danese di via S.Francesco d´Assisi il titolare Mauro Perli racconta che sono molti i minori di sedici anni che apprezzano l´alcol: «Bevono birra, vodka alla frutta, succhi di frutta con il rhum». «Tutta roba - dice - che si procurano al supermarket, non da noi».
 

 
 

 

 
 

SESTOPOTERE

 
 

PIRATA DELLA STRADA ALBANESE TRAVOLGE IN AUTO DICIANNOVENNE DI SASSUOLO

 
 

(Sesto Potere) - sassuolo - 1 gennaio 2005 - Un 20enne albanese ubriaco al volante ha travolto e ucciso un ragazzo di 19 anni, originario di Rimini ma residente a Sassuolo, che in strada - un quarto d’ora dopo la mezzanotte, in via Isonzo - stava facendo esplodere petardi per salutare il nuovo anno.
L’immigrato si è dato alla fuga senza prestare soccorso.
Ma grazie alla descrizione resa alle forze dell’ordine da alcuni amici del giovane sfortunato, i carabinieri sono riusciti ad individuare ed arrestare l’albanese che è stato tratto in arresto e condotto nella casa circondariale della città di Modena.
(Sesto Potere)

 

 

IL MESSAGGERO

Bergamo, motociclista muore travolto da automobilista ubriaco

BERGAMO - I carabinieri di Zogno hanno fermato un automobilista che, secondo alcune testimonianze, sarebbe stato coinvolto nell’incidente avvenuto a Carvico, nel Bergamasco, nel tardo pomeriggio dell’altro ieri e nel quale è morto un motociclista di 29 anni di Solza. L’ automobilista stesso risiederebbe in un paese vicino a Carvico. All’ esame del tasso alcolico sarebbe risultato positivo. A suo carico è scattata l’ accusa di omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.

 

L’ECO DI BERGAMO

Villa d’Adda: muore in moto, automobilista arrestato

 

Un giro in moto l’ultimo giorno dell’anno, prima di andare a fare festa con gli amici. Un giro che purtroppo è stato fatale a Marco Losio, 29 anni, tipografo di Solza. Il giovane era in sella alla sua moto lungo la provinciale 169, a Villa d’Adda, quando ha sbandato ed è finito contro un muro. Un urto violentissimo che non ha lasciato scampo al motociclista.
Quando i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo hanno però intuito che Losio non poteva avere fatto tutto da solo, doveva aver deviato la sua traiettoria all’improvviso, forse per evitare un ostacolo all’ultimo momento. Così dopo qualche ricerca sono riusciti a rintracciare un cinquantenne di Villa d’Adda che era passato per la provinciale con il suo fuoristrada Mitsubishi: l’uomo avrebbe anche ammesso le proprie responsabilità. In seguito, sottoposto a etilometro, il cinquantenne è risultato positivo ed è stato arrestato con l’accusa di omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. Secondo una prima ricostruzione, il fuoristrada avrebbe avuto un ruolo chiave nell’incidente. La motocicletta e la Mitsubishi sono state poste sotto sequestro, anche per valutare se ci sia stato un contatto tra i due mezzi.
Losio era titolare con il fratello Emanuele di una cartotecnica a Calusco. La salma del giovane tipografo è stata composta nel cimitero di Villa d’Adda, domani verranno celebrati i funerali nella parrocchiale di Solza

 

L’ECO DI BERGAMO

Schianto in moto prima del veglione

 
 
 
 

Perde la vita un tipografo di Solza. Arrestato per omissione di soccorso il conducente di un fuoristrada

 
 
 
 
 

VILLA D’ADDA È morto l’ultimo giorno dell’anno, mentre tornava a casa per il veglione in sella alla sua Honda 900. Marco Losio, 29 anni, tipografo di Solza, è deceduto sul colpo lungo la strada provinciale 169, a Villa d’Adda, nel tratto in cui prende il nome di via Volpino, all’incrocio con via Bignone. A causare l’incidente sarebbe stato un cinquantenne del paese, alla guida di un fuoristrada Mitsubishi. L’uomo, che non si è fermato sul luogo dello schianto, è risultato positivo all’etilometro. I carabinieri lo hanno arrestato con l’accusa di omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.
L’incidente si è verificato alle 16,50 del 31 dicembre. Marco Losio quel pomeriggio aveva deciso di fare una breve gita in motocicletta, la sua passione. Aveva pulito per bene la sua due ruote e via, senza spingersi troppo lontano, perché bisognava tornare in tempo per prepararsi alla cena e alla festa per l’ultimo dell’anno. L’incidente è accaduto sulla strada del ritorno. In via Volpino, per chi arriva dal centro di Villa d’Adda diretto verso Carvico, come per il tipografo di Solza, la strada è in salita, un rettilineo. Losio è finito contro il muro alla sua destra. Un urto violentissimo, proprio sulle pietre d’angolo dell’incrocio tra la strada principale e la laterale via Bignone. Per il giovane tipografo non c’è stato niente da fare.
Quando si sono trovati davanti la scena dello schianto, i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile hanno intuito che Losio non poteva avere fatto tutto da solo. Doveva avere deviato dalla sua traiettoria all’improvviso, forse per un ostacolo che si era trovato davanti all’ultimo momento. Così, dopo qualche ricerca, in poco tempo sono arrivati a un cinquantenne di Villa d’Adda e alla sua Mitsubishi. Posto di fronte all’evidenza e alla gravità del fatto, l’uomo avrebbe anche ammesso le proprie responsabilità. In seguito, sottoposto a etilometro, è risultato positivo.
Secondo una prima ricostruzione, dunque, ma la dinamica dell’accaduto è ancora al vaglio dell’autorità giudiziaria, il fuoristrada avrebbe avuto un ruolo chiave nell’incidente mortale dell’ultimo dell’anno. Il cinquantenne alla guida della Mitsubishi viaggiava da Carvico in direzione Villa d’Adda, quindi in senso opposto a quello del motociclista. Giunto all’altezza dell’intersezione con via Bignone, avrebbe dunque svoltato a sinistra per imboccare la stradina laterale, invadendo per un breve tratto la corsia opposta. Proprio in quel momento, dal centro di Villa d’Adda, arrivava Marco Losio in sella alla sua Honda, probabilmente a velocità elevata. Il tipografo si sarebbe trovato di fronte il fuoristrada all’improvviso, in un punto in cui comunque la visibilità è buona e la strada è illuminata. La manovra del fuoristrada, però, avrebbe sorpreso il motociclista, che ha deviato bruscamente sulla sua destra, forse in un estremo tentativo di passare ugualmente tra il veicolo e il muro che costeggia la strada. Non ce l’ha fatta, è finito dritto contro la cuspide finendo la sua corsa qualche metro più a monte, ai piedi del muro.
Il conducente del fuoristrada a quel punto non si sarebbe fermato e avrebbe proseguito in via Bignone. Sono stati i carabinieri a farlo tornare sui suoi passi e ad arrestarlo, contestandogli l’omissione di soccorso
.
Motocicletta e fuoristrada sono stati posti sotto sequestro, anche per valutare se tra i due mezzi vi sia stato anche il minimo contatto (circostanza che non viene esclusa, anche se il Mitsubishi non presenta segni evidenti sulla carrozzeria).
La salma di Marco Losio, che con il fratello Emanuele era titolare di un negozio di cartotecnica a Calusco, è stata composta nella camera mortuaria del cimitero di Villa d’Adda. Domani a mezzogiorno, nella chiesa parrocchiale di Solza, saranno celebrati i funerali.
Paolo Doni

 
 

 

CORRIERE DELLA SERA

Merate, fuori da un pub

Giovane in coma dopo la lite con  un amico

Prima gli insulti, poi calci e pugni: il trentenne cade a terra e batte la testa

 

MERATE (Lecco) - Una discussione tra due amici fuori da un pub finisce in rissa e uno dei due, Matteo Vitali, si ritrova in coma dopo essere caduto e aver battuto la testa.

Emanuele Nava, l’aggressore, 26 anni, di Merate, è stato fermato poche ore dopo dai carabinieri ed è rinchiuso nel carcere di Como. Per lui l’accusa è di tentato omicidio. L’episodio è accaduto alle 2 della notte tra il 30 e il 31 dicembre: Vitali, 31 anni, ex fiorista e pittore, e Nava, operaio, dopo una serata passata al pub nel centro di Merate, discutono animatamente. I due, secondo alcune testimonianze, sono alticci, escono dal locale e dagli insulti passano ai calci e pugni. Le urla richiamano l’attenzione dei residenti che allertano i carabinieri di Merate e il «118».

Il pittore viene ritrovato, a terra, in coma, per un grave trauma Cranico. Viene prima medicato al pronto soccorso dell’ospedale Mandic di Merate e poi trasportato al reparto di neurorianimazione del Manzoni di Lecco.

È in fine di vita. La prognosi è riservatissima e anche ieri i medici non si sono pronunciati.

«Non si sa quale sia il movente dell’aggressione», commenta la famiglia di Matteo, molto conosciuta a Merate essendo il padre, Paolo, direttore della riserva del lago di Sartirana. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore di Lecco, Giovanni Gatto. «Stiamo effettuando accertamenti - dice Michele Di Santo, comandante provinciale dei carabinieri - per capire quali siano i motivi dell’aggressione. Sembrano futili, una questione tra ragazzi».

A. Pan

 

CORRIERE ADRIATICO

Ubriaco al volante, distrugge una panchina e scappa
Rodeo in auto a piazza Pertini Rischia di falciare un ragazzo

Un rodeo in automobile nella notte di Capodanno in piazza Pertini. Chissà se qualcuno nello storcere il naso davanti al dubbio gusto estetico della piazza ha mai pensato di aprirla ad una sorta di gimcana per auto. Vabbè la vocazione sportiva che l’amministrazione ha voluto infondere agli spazzi attorno i rinoceronti di Trubbiani. Ma dopo lo sfrecciare di giovanotti in skatebord che volano planando ad altezza uomo sul pavimento, arriva un altro utilizzo decisamente kitsch. E stavolta è davvero troppo. Ha esagerato chi si è messo al volante per scaricare tutta l’adrenalina in corpo ha avuto l’insana idea di improvvisarsi cow boy. Si è seduto al volante come se fosse in sella a un cavallo, e ha iniziato a fare piroette tutto intorno alla piazza. Nella corsa all’impazzata e senza senso l’auto ha divelto una panchina e - quel che è grave - ha rischiato di travolgere un ragazzo. Non ci è scappata la tragedia per gentile concessione del destino, ma resta inqualificabile il gesto del pirata della strada che poi è scappato, ovviamente sgommando. Non è stato l’unico atto vandalico andato in scena a piazza Pertini. A fare le spese degli animi ringalluzziti dall’alcool è stato anche un alberello di Natale, annerito dal fuoco appiccato da qualcuno che non sapeva come allungare la notte di San Silvestro e tirare fino al mattino.

E.C

 

IL GAZZETTINO (Rovigo)

Ubriache perdono il controllo Due ventenni all’ospedale

(C.B.) Avevano deciso di festeggiare la vigilia di San Silvestro con una solenne bevuta in alcuni locali della zona. Sulla strada del rientro verso casa le due giovani non si sono arrese neppure di fronte all’andatura caracollante della loro utilitaria. Che, complice la velocità eccessiva e lo scarso controllo da parte della conducente, già in preda ai fumi dell’alcol, è schizzata prima verso destra, finendo sul marciapiede, per rimbalzare successivamente sul lato opposto della strada. L’auto ha terminato la sua corsa contro alcune macchine posteggiate sulla parte centrale di Corso del Popolo.

 

L’incidente è avvenuto alle 3,15 di venerdì mattina. Le due giovani, piuttosto malconce, sono state soccorse dai vigili del fuoco, che le hanno estratte dalla carcassa dell’automobile su cui viaggiavano. Per entrambe si sono aperte le porte dell’autolettiga, che le ha trasportate all’ospedale di Rovigo in condizioni piuttosto gravi. Alle due giovanissime, poco più che ventenni, sono state diagnosticate ferite lacero-contuse e politraumatismi in diverse parti del corpo. Oltre ad un tasso alcolemico abbondantemente superiore ai limiti consentiti dalla legge.

 

 

L’ADIGE

 

I due volti del Capodanno trentino. Nella festa popolare tanto alcol, ma la musica dal vivo si ferma alle 23.15
Botti in piazza, silenzio sul Calisio
In 1.200 per gli auguri in quota con il vescovo Bressan
Due modi completamente diversi di festeggiare la notte di San Silvestro e di intendere la vita. In piazza Fiera a Trento si sono ritrovati in migliaia tra tanto alcol, botti e qualche polemica perché la musica dal vivo s´è interrotta poco dopo le 23. Tutt´altro clima, invece, in vetta al Calisio dove oltre 1.200 persone sono salite a piedi assieme all´arcivescovo Bressan ed hanno atteso il nuovo anno in silenzio. E ieri si sono ritrovati in un migliaio alla fiaccolata per la pace lungo le vie di Trento. Semplice il messaggio: «La guerra è sempre un male: fermiamola».

 

 

L’ADIGE

 

Numerosi incidenti causati dal vizio del bicchiere. Carabinieri e ambulanza per sedare le liti
Troppo alcol a Capodanno, patenti ritirate

 

Troppo alcol in corpo, circa cinque volte più del limite consentito dalla legge. Una donna di 47 anni di Trento è stata fermata dalla volante della polizia il 31 dicembre. Probabilmente ha iniziato presto i festeggiamenti, perché già alle 21 era alticcia al punto tale da uscire di strada con la sua vettura. È accaduto in via Galassa a Villazzano, ed è stato il primo di numerosi incidenti accaduti a causa dell´alcol nella notte di San Silvestro.
Al ponte di Ravina una persona in stato di ebbrezza alcolica si è ribaltata all´alba di ieri con la propria vettura, senza fortunatamente coinvolgere altri mezzi nella sua folle corsa. Il conducente è stato soccorso dal 118: le sue condizioni non sono gravi.

Sarebbe stato l´alcol a causare l´improvviso scatto di un cittadino extracomunitario che nel corso della festa in piazza Fiera ha preso a cazzotti un uomo che passava con la propria compagna. Il ferito se l´è cavata con un ematoma senza complicazioni.
I carabinieri sono intervenuti la sera del 31 a Cembra per sedare una lite fra due stranieri, marito e moglie: la donna è stata medicata per lesioni non gravi causate dal marito ubriaco. Interventi per episodi di ubriachezza anche a Faedo e Spormaggiore, dopo lo scoccare della mezzanotte: l´ambulanza del 118 è intervenuta per soccorrere alcune persone alticce, in difficoltà. Sul lago di Toblino, i sanitari sono intervenuti per calmare uno dei partecipanti al veglione organizzato in un locale: troppo allegro per lo spumante ingerito, stava rovinando la festa agli altri invitati.

 

 
 

L’ADIGE

  
 

Una nottata campale anche per il 118: alla centrale solo due operatori di turno
Pronto soccorso: ubriachi e feriti dai botti

 
 

Una nottata d´inferno per gli operatori del pronto soccorso dell´ospedale S. Chiara. A partire dalle 23 e per tutta la notte di Capodanno è stata un´emergenza dietro l´altra. Soprattutto ragazzi ubriachi da mettere sotto flebo di liquidi per aiutarli a smaltire la sbornia. E dopo le 3 il terribile incidente di via Bolzano con i due giovani in fin di vita, per i quali è stato tentato il tutto per tutto, ma inutilmente. E poi ancora i feriti dai botti di Capodanno: fortunatamente senza gravi conseguenze. Nottata difficile anche per gli operatori del 118; alla centrale operativa turno normale come se niente fosse. Invece c´è stato da correre e parecchio.
Tornando al pronto soccorso dell´ospedale S. Chiara l´emergenza alcol è cominciata alle 23, quando un´ambulanza del 118 è stata chiamata in via Rosmini a Lavis per una quattordicenne ubriaca. La ragazzina, una volta affidata alle cure dei sanitari del pronto soccorso, ha dato in escandescenze: ha sputato in faccia all´infermiera che tentava di infilarle l´ago della flebo. Ma non è stata l´unica minorenne che ha dovuto ricorrere alle cure degli operatori del pronto soccorso per abuso di alcol: una dozzina i ragazzi rimessi in sesto, compresa la quattordicenne e un coetaneo.
Quanto a mortaretti e botti, ne ha fatto le spese per prima una signora che, poco dopo la mezzanotte, si è presentata al pronto soccorso: lamentava di essere diventata sorda (fortunatamente solo temporaneamente) a causa di un petardo che le è scoppiato troppo vicino all´orecchio. Infine, tre persone sono state medicate per bruciature superficiali agli occhi, anche in questo caso provocate dallo scoppio di petardi in pieno viso.

  
 

 

 
 

L’ADIGE

  
 

La musica dal vivo termina alle 23.15
Strana decisione in piazza niente conto alla rovescia
ECCO IL 2005 LE FESTE

Di RENZO M. GROSSELLI
Trento ti regala anche questa sorpresa. Ti mette sul palco, per allietare il passaggio dell´anno, probabilmente il più grande gruppo rock che la provincia abbia mai espresso e poi verso le 23 gli stacca la corrente, lo manda via e irradia musica «virtuale», cioè dischi. Ma la nostra città, vista dal buco della serratura di una festa di piazza di inizio millennio, non è solo una città che sorprende. È anche una città che preoccupa. E una città che un poco fa arrabbiare. Da domani, certamente, parleremo invece della città civile, della città dei record positivi, della città del Concilio e via riempiendoci legittimamente il petto.
TRENTO, UNA CITTA´ SORPRENDENTE
«Veniamo su da voi, in Trentino. Noi portiamo da Verona i nostri vini di Valpolicella e la tacchinella e, naturalmente, il pandoro veronese artigianale». Ok, amici, siamo felici, noi intanto prepariamo la zuppa di cipolle, quella di lenticchie e la torta di finocchi e formaggio. Coi vini trentini, chiusura religiosamente spumantizzata alla dolomitica. «E la festa, lì da voi si fa la festa?» chiedono gli amici veronesi. Certo, anzi, quest´anno in piazza Fiera ci sarà un gruppo che svelle la cistifellea quando si esibisce, i Ducktails. Una big band composta da otto cardiopatici che trovano solo nel rock´n´roll un pace-maker che possa possa tenerli legati alla vita. «A che ora attaccano i fanatici?» Verso le nove. «Allora saremo lì da voi alle otto e mezzo: cenone e alle 23 tutti in piazza a ballare».
Arrivano i prodi veronesi, alle 20.30, ed è tutto pronto «il nostro». Si dà una riscaldatina alla tacchinella e si fanno ossigenare recioto e valpolicella. Si apre anche il pandoro che libera un profumo che solo quello di donna è migliore. Finisce in Ferrari e ancora bollicineggianti si prende la strada della piazza. Dove si giunge un pochino in ritardo. Ma sono solo le 23.15. E che ti offre Trento? I Ducktails che smontano la batteria e l´impianto voce, che si portano via tutto. E con loro, la nostra faccia di trentini. «E la festa?» ci chiedono gli amici veronesi, mentre nella piazza rimbombano le voci dei dj della radio e la musica «virtuale» dei dischi? Siamo annichiliti e non riusciamo a spiegare loro che Trento è una città unica. Che sa inventare. E quest´anno ci ha inventato questa frescaccia: un concerto rock di capodanno che termina con 45 minuti di anticipo sulla mezzanotte. Robe da botte sui..., da harakiri, da risata corale, da raccontare l´estate sulla spiaggia, quando ognuno la spara più grossa. Ma questa non la racconteremo perché non ci crederebbe nessuno. Ve lo immaginate? «Ma dai! Il concerto di capodanno che non arriva al capo dell´anno, raccontane un´altra!».
TRENTO, UNA CITTA´ ALCOLICA
L´abbiamo scritto, non siamo le verginelle della favola. Siamo dei trentóni pure noi. E gustiamo a lunghe sorsate il buon vivo e talvolta, ahinoi, esageriamo un pochino. E con noi gli amici veronesi. Ma l´impressione, non moralisticheggiante e bacchettona, che si aveva in piazza Fiera verso le 23 del 31 dicembre e poi al nostro ritorno verso l´1.30 del primo gennaio, era sgradevole. Centinaia, a tratti qualche migliaio di giovani, diciamo dai 18 ai 25, di cui 7 su 10 con la bottiglia in mano o in bocca. La piazza era un tappeto di cocci, i ragazzi non parevano animatissimi ed anzi un poco contenuti nei movimenti e soprattutto nel sorriso. Ma abbondavano nel bere. Ecco la considerazione dei nostri amici veronesi: «Un peccato. Primo perché a quest´ora in piazza Bra e in altre piazze veronesi dev´esserci il delirio, di musica, danza e bizzarro divertimento, condito anche di vino generoso evidentemente. Ma qui la bottiglia ce l´hanno quasi tutti e quasi tutti sono giovanissimi e paiono bere all´inglese, da arrabbiati, non da gaudenti». Certo, bere è sempre bere e si sa che dopo il primo bicchiere non fa bene. Difficile filosofeggiare (chi c´è in piazza? quali classi sociali? di quale percentuale di giovani parliamo? vengono dalla città o da fuori? avranno bevuto anche prima? berranno anche dopo?) e impossibile tirare conclusioni (anche se ci dicono che i carrelli che uscivano dai supermercati nel pomeriggio, spinti da ragazzini, facevano presagire beveroni da arresto digestivo). Ma il colpo d´occhio è di tristezza, non di allegria: alcol senza sorriso e senza danza. Riprendiamoci i nostri ragazzi, riportiamoli con noi. E perché no, smettiamo assieme di bere.
TRENTO, UNA CITTA´ NAPOLETANA
Da trentini, vorremmo imparare dalle genti del Sud (che come si sa inizia a Borghetto e finisce in Sicilia) a sorridere, a stare assieme in spensieratezza e gioiosità, a socializzare. Ma non lo sappiamo fare. Però dalle genti del Sud (stavolta quelle da Roma in giù) stiamo copiando una delle più stupidissime abitudini della festa: quella dei botti. Lo avevamo notato già alcuni anni fa, proprio in occasione di fine anno. Ma il fenomeno ha conosciuto un´accelerazione. Ieri, la parte centrale di piazza Fiera è stata per più di un´ora, tra le 23.30 e l´1.30, in mano dei «bombaroli». Cioè di coloro che si divertivano coi botti. Botti che quest´anno sono giunti all´intensità di vere e proprie bombe carta. Detonazioni a tratti paurose. Incredibile vedere decine di mani certamente non esperte che mettevano a terra, al centro della piazza, i loro petardóni e vi davano fuoco. Partivano verso l´alto ma se uno solo fosse stato difettoso e fosse partito ad altezza d´uomo... anzi, un petardóne impazzito lo abbiamo visto. Per fortuna, fumo e spavento. E basta. Ma prima o poi, se non si ferma o si regola questa abitudine assolutamente stupidella, verranno i guai seri. Come a Napoli, a Roma, a Palermo. Forse da queste città varrebbe la pena di copiare la voglia di vivere, la spontaneità e, perché no, il modico bere, non questa tradizione.
E gli amici veronesi, chiederete? Per l´anno prossimo ci hanno già invitato in piazza Bra.

 
 

 

 
 

 

 
 

L’ADIGE

 
 

Ahg! Ho ancora i neuroni addormentati dai bagordi

 

Ahg! Ho ancora i neuroni addormentati dai bagordi festivi. Beh “i neuroni” è una parola grossa, diciamo “IL” neurone.
Me n´è rimasto uno e viaggia disperato in lungo e in largo per la testa alla ricerca di compagni di sventura, ma trova solo canditi e uva passa. L´ultimo dell´anno non è una festa, è un virus. Soprattutto per un astemio. Uno stillicidio… Tutti t´invitano a bere. Un vinello dolce, un vinello amaro, spumante, grappa, varechina… basta buttar zò qualcos! Un mio amico con seri problemi di alcool ha letto una scritta pubblicitaria che recitava: «Hai problemi di alcool? Chiamaci!» Lui ha chiamato, era un negozio di liquori. Non c´è più la sensibilità di una volta.
Ad ogni modo, la cosa importante è che sia tutto finito; beh, a dire il vero ci manca ancora la Befana, ma ormai è stata messa fuorilegge e quindi possiamo dire che le feste ufficiali sono terminate. Perciò ora infilo il dito nella presa per caricare un po´ il mio neurone, e via!, a fare il punto della situazione. Dunque… se non sbaglio oggi è il 2005. Chi l´avrebbe mai detto? Solo due giorni fa era il 2004 e solo 380 giorni fa era il 2003. Il Tempo vola!, come disse il direttore del Tempo cadendo dalla finestra col giornale in mano. Chissà cosa ci aspetta quest´anno. Sarà un altro anno indimenticabile? Spero di sì, perché la mia memoria non è più quella di una volta.
Sicuramente il Natale appena terminato sarà ricordato come il più ateo della storia dei natali atei. Siamo addirittura riusciti a sostituire Gesù Bambino con Cappuccetto Rosso. Straordinario, ma si può dare di più. Abbiamo un anno a partire da ieri per decidere con chi sostituire Gesù Bambino il prossimo Natale. Coraggio, diamoci dentro che forse con 365 giorni di tempo ci viene qualche idea migliore di Cappuccetto Rosso. Che so, le Lecciso, uno dei Pokèmon, Bin Laden… insomma pensiamoci.
Personalmente anch´io ho seguito l´onda politically correct di questo Natale, ed ho comprato solo panettoni con l´uvetta (di colore), e quando anche il Trentino come Lazio e Lombardia sarà invaso da miliardi di negozietti cinesi, comprerò solo panettoni con frutta candita gialla. Perché io ci tengo all´integrazione.
A proposito di integrazione ed opere umanitarie, è lodevole l´iniziativa degli organizzatori della Ciaspolada in Val di Non che hanno elargito una bella sommetta per adottare a distanza due bisognose: le veline. Certo sarebbe stato meglio adottarle a una distanza maggiore, ma non si può avere tutto. Ed allora tutti alla Ciaspolada di Fondo a vedere le “Veline” che toccano il Fondo proprio come fanno ogni sera in tv. Quest´anno partecipare alla ciaspolada avrà un doppio significato: gustarsi l´incanto della splendida Val di Non, e capire dove stiamo andando. Sì, perché le veline praticamente sono una previsione meteo sulle generazioni future. Tu le guardi e vedi come sono le figlie stesse della televisione. Striscia la Notizia più che un programma è una patogenesi. Certo si può obbiettare: che ci azzeccano le ciaspole con le veline? Beh, veline e ciaspole hanno molte cose in comune, la coscienza sociale e la propensione alla danza sono le prime. Per il resto… Bon An!
luciogardin@tin.it

 
 

 

 
 

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Tre feriti lievi
Auto capotta a Mezzocorona
MEZZOCORONA - La macchina è schizzata prima contro il muro di destra, poi dalla parte opposta della strada, per concludere la corsa ruote all´aria. Protagonisti della carambola due giovani ed una ragazza della Rotaliana che viaggiavano a bordo di una Bmw, da Mezzolombardo verso Mezzocorona. L´incidente è avvenuto in via Cesare Battisti verso le 3.30 di venerdì notte ed avrebbe potuto avere conseguenze ben peggio

Lunedì, 03 Gennaio 2005
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