Dal 2002 ad oggi, le imprese dell’autotrasporto scontano maggiori
costi all’anno per circa 33 miliardi di euro. Le rilevazioni
compiute dal Comitato centrale dell’Albo degli autotrasportatori
dimostrano infatti - sostiene la Fita-Cna - un aumento del 14,3%
dei costi di esercizio dal giugno 2002 al gennaio 2005. Tra
i parametri assunti a riferimento evidenziati dalla Fita, le
manutenzioni cresciute del 3,95%; ammortizzatori +3,38%; pneumatici
+1,33%; gasolio +2,5%; personale +3,20%. Sui costi del personale
inoltre, ’’si prevede a breve un ulteriore aumento derivante
dal rinnovo del contratto collettivo e una diminuzione della
produttività in relazione all’applicazione della direttiva
europea che limita in 48 ore settimanali la disponibilità
del conducente ’’. ’’Non solo. Ai maggiori costi di esercizio
delle imprese di autotrasporto - dice Maurizio Longo, segretario
nazionale della Fita Cna - corrisponde un costante e generale
abbassamento delle tariffe chiesto e ottenuto dalla committenza
la quale si avvale dell’indebitamento degli autotrasportatori
e della loro debolezza contrattuale ’’. ’’Se ai parametri utilizzati
- prosegue inoltre Longo - sommiamo gli aumenti delle assicurazioni,
dei pedaggi autostradali, lubrificanti, interessi, burocrazia,
consulenze e tasse automobilistiche, e inoltre aggiungiamo la
costante diminuzione delle velocità commerciali, possiamo
confermare una storica e schiacciante perdita di produttività
e annunciare un’evidente ripercussione negativa sulla sicurezza
stradale ’’. ’’La situazione dell’autotrasporto italiano - conclude
quindi Longo - si può sollevare soltanto se si apportano
correttivi alla riforma del settore in approvazione alla Camera
dei deputati ’’.