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Notizie brevi 11/02/2005

Dalla newsletter di Siegfried Stohr, la testimonianza di un terribile incidente della strada

Dalla newsletter di Siegfried Stohr, la testimonianza di un terribile incidente della strada

Abbiamo ricevuto la newsletter del nostro amico Stohr, ex pilota di Formula Uno e grande esperto di tecniche di guida sicura. È un fiume di parole, incredibilmente coinvolgente, che rende davvero alla perfezione l’aria che si respira il secondo dopo un terribile incidente. Riproponiamo, ai nostri visitatori, il bellissimo racconto di una storia che noi, della Stradale, viviamo ogni giorno.


Da " Guidare & Pilotare " di Sigfried Stohr
“SOCCORSO IN DIRETTA.”


Ieri mattina, alle sei e mezzo correvo in auto verso Roma mentre iniziava ad albeggiare. Andavo un po’ più piano del solito perché ero in anticipo, perché il termometro segnava -6° e perché sulla E 47 ci sono i controlli con l’autovelox.
Improvvisamente in un curvone a sinistra prima di Perugia, mentre supero un camion costeggiando il jersey e avendo quindi la visuale coperta vedo i suoi stop accendersi: non faccio nemmeno tempo a chiedermi perché che mi trovo davanti un’auto nera, di traverso, distrutta e senza fanali. Freno disperatamente e sento vibrare il pedale per il gran lavoro dell’ABS, poi evito a destra e proseguo per cento metri prima di fermarmi: infatti in queste situazioni ho sempre il terrore di scendere e essere investito.
Scendo di corsa, prendo con affanno il giubbino catarifrangente e mentre apro l’involucro di plastica sento delle urla di donna. Allora mi affretto e mi metto a correre preparandomi mentalmente a uno spettacolo di sangue. Mentre corro mi accorgo che il giubbino ha un altro involucro di cellophane, lo rompo maldestramente imprecando, cerco di indossarlo correndo ma non ci riesco e allora lo sventolo come una bandiera verso le auto che sopraggiungono.
Fortunatamente il camion al mio fianco si è fermato bloccando il traffico e così io mi sento più sicuro e corro verso le urla. Dietro l’auto distrutta trovo una donna sdraiata per terra che mi chiede di liberarle il cappotto che è finito sotto una ruota e le impedisce i movimenti: sembra illesa. Arriva anche un camionista e ci aiuta: solleviamo la donna che non ha nulla. A questo punto mi rendo conto che ci sono sulla strada altre tre auto distrutte e rottami dappertutto: nel buio illuminato dai fari delle auto ferme una scena spettrale. Siamo in un punto dove il jersey si interrompe per venti metri ed evidentemente qualche auto ha invaso l’altra corsia ed è stata investita dalle auto che provenivano in senso contrario. Le lamiere sono lì a testimoniare la forza degli urti. Un ragazzo vicino a una Punto devastata cammina tramando e si tiene un braccio.
Mi sembra a posto, allora guardo verso l’auto più lontana e vedo un’ombra al volante di una auto scura col muso distrutto e fumante. Mi avvicino e con sorpresa riesco ad aprire lo sportello nonostante la deformazione delle lamiere: un uomo straniero mi guarda immobile e non risponde alle mie domande. Gli dico di stare calmo e richiudo lo sportello per non fargli prendere freddo. Torno dalle donne e nel frattempo sento uno schianto, un rumore di lamiere e di vetri rotti: un tamponamento a poche decine di metri! Mi rendo conto del pericolo e li faccio spostare. Il ragazzo che tremava ora mi sembra messo male: lo faccio sdraiare in auto e torno dallo straniero. Stavolta mi parla a monosillabi, dice che ha male al collo allora gli spiego della botta e dell’air bag che lo ha salvato e noto che non indossava la cintura; lo sgrido per questo e lui mi guarda stupito. Intanto, dopo mezz’ora arriva un’ambulanza. Mentre intervengono mi rilasso e guardo la scena davanti a me: vedo quattro auto distrutte e penso che nessuno aveva la cintura di sicurezza! Ma guardo anche il varco nel jersey: ma come si fa a posizionarlo dopo una curva e su un dosso? Ma non è meglio metterlo in un rettilineo?
Ci vorrà un esperto per questo? Come sempre noto che di sicurezza si parla parla ma chi lo fa a volte non ne ha la minima idea. Ma chi lo ha deciso si rende conto che una banale toccatina fra due auto in sorpasso grazie al varco si è trasformata in un paio di frontali? Le autostrade hanno annunciato un piano per chiudere questi varchi con appositi rail mobili: e sulle superstrade forse il problema non esiste? Dovremo pagare pedaggio per avere più sicurezza? Ma non preoccupatevi: nelle statistiche questo incidente sarà catalogato come errore umano dei guidatori.
La colpa non è certo della strada.



Venerdì, 11 Febbraio 2005
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