(ASAPS)
MONZA – La strada è davvero un inferno. Per rammentarci
quante storie di ordinaria follia avvengano ogni giorno sulle
giungle d’asfalto, basta raccontare quanto accaduto a Solaro,
nei pressi di Monza. Qui, un uomo di 45 anni, al volante della
sua Punto, si è trovato davanti un camper che procedeva
a passo di lumaca. Lo ha sorpassato, ma la manovra ha acceso le
ire del suo conducente, che ha stretto l’avversario –
se così lo si può definire – al guardrail costringendolo
a fermarsi. Poi è sceso dal caravan, a bordo del quale
c’era anche una donna, ha estratto una pistola automatica
ed ha aperto il fuoco. Il lunotto è andato in mille pezzi
e un paio di colpi si sono conficcati nel poggiatesta: a questo
punto l’uomo è fuggito a tutta velocità, chiamando
i carabinieri in soccorso: ai militari, di Monza e Desio, che
incrociavano in zona, sono bastati pochi minuti per intercettare
il cecchino. Lo hanno arrestato, insieme alla compagna, scoprendo
che sul camper era trasportato un vero e proprio arsenale: 4 pistole,
con matricola abrasa, tutte con i rispettivi caricatori inseriti
e riforniti, colpo in canna pronto a sparare, 200 proiettili,
80 grammi di cocaina, 10 di hascisc, 10 di eroina e una consistente
riserva di ecstasy. L’operazione è preceduto di pochi
minuti una perquisizione a casa di lui, pregiudicato 33enne di
Cesano Maderno (Milano), e di lei 35 anni incensurata di Saronno
(Varese). Lì, i Carabinieri hanno trovato un’altra
pistola con silenziatore, due pugnali d’assalto, 2 chili
e mezzo di cocaina, 6 di hascisc, mezzo chilo di coca, 15mila
euro in contanti. Roba da pazzi. (ASAPS)
UN COMMENTO A UN EPISODIO CHE NON AVREBBE
BISOGNO DI COMMENTI
Nel film “Il Giustiziere della Notte”, per vendicare
la moglie, uccisa da un trio di teppisti e la figlia stuprata,
un mite architetto di New York (Charles Bronson), ex obiettore
di coscienza e con idee di sinistra, si trasforma in uno spietato
giustiziere. Chi ha visto il film ha sicuramente provato una
sorta di identificazione col Giustiziere ed ha goduto dei suoi
crimini (perché di questo si tratta), senza provare vergogna,
o senso di colpa, perché a monte di tutto c’è
un impagabile torto subito, un affronto alla sacralità
della famiglia, ritenuta all’unanimità istituzione
improfanabile. In questo caso, dunque, la vendetta è
lecita, o quantomeno è comprensibile. Possiamo fare lo
stesso ragionamento per un sorpasso? La risposta è chiaramente
no, ma forse la questione è decisamente più ampia
di quello che appare dalla reazione a dir poco eccessiva del
nostro Giustiziere. I risultati delle indagini che hanno seguito
l’arresto, lasciano intravedere due vite, di un uomo e
della sua compagna che hanno scelto la strada della devianza,
che hanno rifiutato le norme della società e che per
questo hanno creato un proprio personale sistema autoreferenziale
di valori, dove l’Io regna supremo sulla collettività,
sempre che della collettività vi sia una percezione.
Ed in questo stato di emarginazione, che consegue al non aver
accettato la regola tacita della società, assistiamo
ad una sorta di regressione evoluzionistica che riporta l’essere
umano ad una animalesca condizione di essenziale sopravvivenza,
e che lo conduce alla ricerca di espedienti per sopravvivere
e all’aggressione del simile che invade il proprio spazio
vitale. Per quanto ci si possa sforzare di comprendere, le giustificazioni
che possiamo trovare per un simile gesto sono piuttosto inconsistenti.
Anche la stessa, barbara, legge del taglione lo riterrebbe colpevole.
Francesco Albanese.
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