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Notizie brevi 19/06/2015

Fango spray e targhe finte, un Paese in fuga dagli autovelox

Ma le fotocellule hanno dimezzato gli incidenti

C’è chi ha imbrattato la targa di lacca per capelli, chi di fango sintetico spray. C’è chi ha appiccicato un cd sul lunotto e chi è passato a vie di fatto distruggendo o rubando l’odiato vigile elettronico. Storie, e soprattutto leggende, di autovelox. Tutti gli automobilisti ne hanno visto almeno uno nella loro vita sulle strade, nelle forme di un cavalletto a bordo carreggiata, un laser nelle mani di un agente, una specie di casetta, un sensore posizionato in alto in autostrada (il tutor). E tutti hanno frenato, chi prima chi dopo, sperando di non essere stati fotografati e quindi sanzionati.  

L’autovelox è entrato nelle nostre vite, e le ha anche allungate, perché se in una decina d’anni i morti sulle strade sono diminuiti da 7000 a poco più di 3000 il merito è anche dei controlli sulla velocità. Il nome risale agli Anni 60: fu brevettato da Fiorello Sodi, un imprenditore fiorentino, e poi è finito sui vocabolari. La sua azienda li produce ancora oggi seguendo l’evoluzione della tecnologia: dalle fotocellule si è passati al laser, dalla foto su pellicola a quella digitale.  

Negli anni sono stati collaudati anche sistemi diversi, tipo il Provida installato su auto civetta della polizia stradale e presto abolito perché costringeva le volanti a inseguire gli automobilisti indisciplinati, raddoppiando il rischio e fornendo alibi facili. In Italia sono state censite 19500 apparecchiature per il controllo della velocità, distribuite tra polizia stradale e soprattutto polizie municipali. Un numero enorme, doppio se non triplo rispetto a Paesi come Francia, Germania o Inghilterra. Inevitabile che di fronte a un’offensiva di tale portata la fantasia italica abbia escogitato di tutto. Negli Anni 90, per esempio, si diffondono i cd e la notizia (falsa) che i nuovi supporti musicali siano in grado di accecare le fotocamere dei rivelatori di velocità. L’idea di spruzzare lacca sulla targa arriva invece dall’estero. 

In Italia non funziona. Altro rimedio, stavolta efficace, è il fango spray, nato per imbrattare ad arte la carrozzeria e dare un senso all’acquisto di un Suv. Peccato che l’alterazione della targa sia un reato penale e che le spese per l’avvocato e i processi superino di gran lunga i vantaggi. I motociclisti, infine, sostengono di riuscire a evitare i sensori del tutor viaggiando a metà tra due corsie. 

A quale velocità scatta l’autovelox, per esempio in autostrada? Le opinioni sono le più disparate: 130, no 140, 145 perché bisogna tenere conto dell’errore del tachimetro. «La tolleranza è del 5% con un minimo di 5 chilometri l’ora, quindi fino a 136 chilometri l’ora effettivi non scatta la sanzione», spiega Giordano Biserni, un carriera in Polstrada e ora presidente dell’Asaps, associazione che si occupa di sicurezza stradale. «Per questo - aggiunge - ci siamo opposti all’innalzamento del limite a 150: tra tolleranze ed errori del tachimetro, uno avrebbe potuto viaggiare a 200 all’ora rischiando solo 169 euro di multa».

di Stefano Mancini
da red.presstoday.com


Tutti i trucchi e le  vie di fuga su un interessante articolo de La Stampa.  Abbiamo più del doppio degli autovelox rispetto agli altri paesi Ue, ma gli incidenti sono calati, soprattutto quelli mortali. (ASAPS)

Venerdì, 19 Giugno 2015
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