Manifesti
e spot con i volti dei ragazzi morti e dei genitori sgomenti, test
per l’alcool fuori delle discoteche, autovelox e pattuglie volanti.
Sono i tanti aspetti della campagna in corso a Firenze per rappresentare
in maniera incisiva il numero altissimo di giovani che ogni anno perde
la vita sulle strade. La cronaca quotidiana parla di quanto pericolosi
sono i comportamenti di molti utenti della strada, ma il problema
persiste e ogni anno in Italia il conto dei morti resta inalterato
con una media di 10 mila morti, solo tra i giovani della fascia 15-24
anni, e circa 250 mila feriti.
Sono numeri che non sembrano fare paura. Le notizie sulle ripetute
stragi del sabato sera e non solo – spesso si legge di «famiglie
distrutte» sulla via delle vacanze – non bastano a far
capire che, fatalità a parte, certe leggerezze si pagano.
Atteggiamenti incomprensibili, da chi va in auto con i figli piccoli,
senza allacciare le cinture o assicurarli agli appositi seggiolini,
ai tanti che si ostinano a guidare e contemporaneamente telefonare
col cellulare. Da non dimenticare poi altri comportamenti, meno pericolosi,
ma significativi di un totale disinteresse per le regole: parcheggiare
in doppia fila, sulle strisce pedonali, sulle piste ciclabili, dimenticare
la precedenza…
Il rispetto delle regole si apprende in famiglia, è questo
il motivo conduttore di uno degli ultimi numeri di «Famiglia
Oggi», interamente dedicato all’educazione stradale, con
il contributo di diverse competenze, com’è tradizione
del periodico.
Oggi prevale la diffidenza, dice Gregorio Piaia, dell’università
di Padova, la velocità dell’auto e il suo isolamento dall’ambiente
esterno, sia naturale sia umano, fanno sì che gli «altri»
siano visti come entità estranee o come potenziali avversari
da tenere a bada.
Nella vita di ogni giorno, i figli apprendono dai genitori, spesso
inconsapevolmente, la pratica di certi comportamenti stradali. Acquista
importanza, quindi, il senso dell’educazione stradale al centro
dei lavori dell’Acinnova di Milano. Ne sono risultate alcune
strategie che i genitori adottano verso i figli. «La strategia
normativa – spiega Rosaria Viola, pedagogista – è
quella di chi dice “Non attraversare con il rosso”. Con
essa il genitore non motiva le regole, si limita alla trasmissione
delle norme da conoscere». C’è poi la «regolativa»,
che comporta esortazioni generiche; quella dell’«esempio»,
che chiede al bambino di emulare il comportamento del genitore; quella
dell’«allenamento emotivo» di chi vorrebbe che il
figlio fosse in grado di cavarsela da solo; quella «proiettiva»,
per cui si spera che ognuno rispetti le regole; infine, quella «irrazionale»,
di chi si augura che non succeda niente.
Gli incidenti stradali hanno anche un elevato costo economico valutato
in 160 miliardi di euro, il 2% del prodotto interno lordo della Comunità
europea. Certi utenti della strada sono particolarmente vulnerabili:
i giovani dai 15 ai 24 anni (10 mila morti l’anno), i pedoni
(7 mila 61 morti), motociclisti (3 mila 673 morti), ciclomotoristi
(2 mila 477 morti) e ciclisti (mille 818 morti) nel 2000.
Una «tragedia continua» che ha spinto l’Unione europea
ad avviare una serie di azioni per porre fine all’ecatombe con
l’obiettivo di dimezzare le morti entro il 2010. Claudio Venturelli
e Roberto Quadalti, rispettivamente responsabile delle pubbliche relazioni
e psicologo dell’Ausl di Cesena, esaminano gli interventi attuati
in diverse realtà. La conclusione è che la sensibilità
nei confronti della sicurezza stradale in questi anni è sicuramente
cresciuta, eppure fatica a tradursi in comportamenti e abitudini.
Per questo motivo è necessario dare ampio spazio agli interventi
preventivi.
Il motorino e l’auto offrono agli adolescenti la libertà
tanto desiderata. La prevenzione per i comportamenti a rischio non
è normativa ma basata sul dialogo, dice Corinna Cristiani,
docente di psicodinamica dello sviluppo dell’università
di Milano-Bicocca. La conclusione è un consiglio per i genitori
nel rapporto con i figli: invece di predicare quello che è
giusto, sembra produttivo accogliere i loro pensieri e discuterne,
aiutandoli ad avere più chiari percorsi e decisioni da prendere
per diventare adulti e responsabili.
Negli ultimi trent’anni gli incidenti mortali sono sensibilmente
diminuiti. Tuttavia per i giovani tra 15 e 24 anni il tasso di mortalità
per incidente stradale è sostanzialmente invariato e questo
sembra essere una costante nel mondo occidentale. Vari sono i motivi
della condotta scorretta e nociva dei giovani al volante: uso di sostanze
prima e dopo la guida, attrazione per il pericolo e la sfida, stanchezza,
disattenzione e influenza del gruppo. La ricerca del rischio da parte
di molti adolescenti, conclude Mauro Croce, docente di psicologia
della scuola universitaria professionale di Lugano, può rappresentare
l’occasione per cercare una legittimazione e una identità.
Il «patentino» non basta, afferma lo scrittore Tullio
DeRuvo. La sicurezza stradale, specialmente quella dei giovani, è
una delle emergenze del nostro tempo. Corsi per il «patentino»,
prediche, contravvenzioni possono servire, ma non avranno successo
fino a quando i ragazzi non saranno aiutati a sentire, più
che a capire, il problema della sicurezza. La sfida che tutti dobbiamo
affrontare – famiglia e istituzioni – è quella di
trasferire ai nostri figli, anche prima che comincino a guidare, non
solo un sistema di regole ma una nuova cultura. Una cultura che purtroppo
ci è in gran parte estranea.
Realtà a confronto
I vari paesi dell’Unione europea hanno in comune la cifra media
di giovani vite stroncate da incidenti stradali. Diversi sono i livelli
di sensibilità verso le norme, mentre i comportamenti umani
dipendono fortemente dalla variabilità dei valori. Un dossier
di «Famiglia Oggi» prende in esame cinque realtà
(Italia, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Svizzera) che hanno in comune
l’esigenza prioritaria di educare i giovani alla guida sicura
e dare loro un comune senso di responsabilità. Di ogni paese
sono messi a confronto i programmi di educazione stradale che hanno
scarsa omogeneità tra Stato e Stato, dovuta ai diversi livelli
di sensibilità sul tema della sicurezza stradale. In ogni Paese
la scuola è al centro delle azioni, ma le modalità sono
diverse secondo la specifica organizzazione scolastica.
In Toscana il record di patenti tagliate
Gli automobilisti toscani sono tra i più indisciplinati d’Italia,
secondi solo a quelli dell’Emilia Romagna. È quello che
risulta da una recente classifica elaborata dal quotidiano economico
«Il Sole 24 Ore», su dati del ministero dei Trasporti
e dell’Istat. In Toscana nel 2004 sono stati 211 mila 907 i tagli
alla patente fatti dalla polizia stradale (150 mila le contravvenzioni)
contro i 10 milioni 600 mila punti persi nel resto d’Italia.
Sono da aggiungere poi i punti cancellati da carabinieri e vigili
urbani.
I guidatori più colpiti sono stati quelli di Massa (345 punti
persi ogni 1000 abitanti maggiorenni), al quarto posto dopo Ravenna,
Modena e Forlì. Lucca è al secondo posto della graduatoria
regionale (settima in Italia) con 318 punti. Seguono Arezzo (314),
Livorno (312), Pisa (309), Pistoia (290), Firenze (289), Prato (280)
e Siena (242). Grosseto con 201 punti, è l’unica città
toscana al disotto della media nazionale, 225 punti.
L’alta velocità è l’infrazione più
frequente con 33 mila 500 contravvenzioni, di cui 5 mila rilevate
in condizioni di alto pericolo. Da notare che la polizia stradale
in Toscana controlla il traffico delle grandi arterie (Aurelia, Firenze
– Pisa – Livorno e Firenze – Siena) e ha competenza
esclusiva sulle autostrade, oltre naturalmente alla viabilità
ordinaria. Sono 30 i reparti operanti nella nostra regione.
Il mancato uso delle cinture di sicurezza è al secondo posto,
come nel resto d’Italia, delle infrazioni contestate (7 mila).
Sono 2900 gli automobilisti sorpresi a parlare al cellulare mentre
guidavano. Duemila quelli alla guida in stato di ebbrezza e altri
284 sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
È da ricordare che la Toscana è una regione ad alto
transito e quindi interessata da flussi importanti di traffico. Inoltre,
un ruolo importante è stato rivestito dai controlli legati
alla campagna «Zero alcool», compiuti nelle zone dove
più alto è il numero delle discoteche, come in Versilia
che fa parte della provincia di Lucca.
Bici e motorino, come conoscerli
La bici e il motorino sono agili, scattanti, così poco ingombranti
che si infilano dappertutto e arrivano dove gli altri non possono.
La tentazione di zigzagare nel traffico, sfidando gli automobilisti
prigionieri negli ingorghi, prendendo un senso vietato è forte.
Ma sapete una cosa? Bisogna resistere.
Il motivo ce lo spiega «W la bici e il motorino!», un
agile e utile manuale pubblicato dalla Giunti di Firenze (pag. 80
- tel. 055/5062391) in collaborazione con il Comune e la Polizia municipale
di Prato.
«Il piacere di guidare sicuri» è il sottotitolo
del volume destinato ai giovani da 8 ai 14 anni, ma può servire
anche a chi ha qualche anno in più. In ogni pagina ci sono
dei consigli utili, dall’abbigliamento al comportamento sulla
strada.
Dei quiz aiutano poi a misurare quanto è grande l’amore
per la bici e il motorino. I quiz sono un assaggio della raccolta
ministeriale studiata per conseguire il patentino, obbligatorio anche
per i quattordicenni