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Usa, è boom di casi di 'Road Rage': quando gli automobilisti uccidono

New York – Venerdì pomeriggio il traffico in uscita da New York all’Holland Tunnel era un disastro: anzi un vero caos. Chi era in fila a Manhattan per entrare nel tunnel che porta nel New Jersey non poteva sapere che all’altro capo era scoppiata una gigantesca lite, un caso di “road rage” che aveva bloccato tutto e tutti.
La rissa fra tre automobilisti che si erano inferociti l’uno con l’altro per presunte sgarberie o prepotenze, non è però degenerata in quello che sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante sulle strade Usa: l’omicidio stradale. I tre hanno fatto a botte e sono finiti in ospedale e poi in cella con vari lividi e un paio di occhi neri. Insomma, gli è andata bene.

Ma le cronache recenti sono un triste elenco di morti: uccisa una giovane mamma a Las Vegas, massacrato un padre di quattro figli a Pasadena, crivellato di colpi un altro papà in un parcheggio di Boston, freddata al volante ad Oakland in Calfornia una trentenne mamma di un bambino di appena un anno, uccisa una studentessa neolaureata ad Atlanta. La American Automobile Association (l’Aci Americano) insieme alla National Highway Traffic Safety Administration (l’agenzia del Dipartimento dei Trasporti che si occupa della sicurezza sulle strade) stanno seguendo sin dagli anni Novanta lo sviluppo di questo fenomeno. In tutto quel decennio ci furono 218 morti causate da reazioni a mano armata. Non ci sono dati federali precisi sul numero di persone uccise per una lite stradale da allora a oggi, ma si calcola che ci sia stato un aumento di omicidi da “road rage” di oltre il sette per cento all’anno.

E l’aumento è direttamente legato al dilagare dei video-telefonini e delle armi. Stranamente, un automobilista aggressivo che si accorga di essere filmato, diventa ancora più aggressivo. Se poi è armato, la situazione degenera velocemente. Difatti sia la AAA che la NHTSA raccomandano agli automobilisti che siano oggetto di reazioni aggressive di non fermarsi e di non guidare fino a casa propria, ma di cercare un incrocio affollato, meglio ancora di andare verso il più vicino posto di polizia. I primi due casi citati, la giovane madre e il padre di quattro figli – Tammy Meyers e Thomas Brock - hanno fatto l’errore di guidare fino a casa propria dopo essere stati al centro di violenti alterchi sull’autostrada per presunti errori o sgarbi. Sia i due ragazzi che hanno ucciso la Meyers, sia i due uomini che hanno preso a fucilate Brock, avevano seguito le loro vetture, si erano appuntato l’indirizzo, ed erano tornati armati con il preciso scopo di ammazzarli.

Dire che la “road rage”, la “furia automobilistica” sia un trend non è del tutto esatto, ma certo il fenomeno compare sempre di più nei telegiornali. Non sempre e non tutti i casi finiscono con una morte. Kay Hafford ad esempio si è salvata per miracolo: mentre guidava sull’autostrada appena fuori Houston, ha osato dar un colpo di clacson all’automobilista di un Suv che le aveva tagliato la strada e costretta a una frenata brusca. L’uomo al volante le si è affiancato e con gelida determinazione le ha sparato alla testa. La giovane ha capito che stava per svenire, e forse morire, ma ha avuto la forza di digitare sul cellulare il 911, il numero delle emergenze, e accostare l’auto al guardrail. Ma anche così i soccorsi ci hanno impiegato 15 minuti a identificare la sua auto e a raggiungerla. La 28enne cantante di gospel aveva perso i sensi. In ospedale è stata sottoposta a un’operazione lunga e difficile. Fortunatamente la pallottola l’aveva colpita alla base della testa e non ha danneggiato parti vitali del cervello, ma la cantante cammina a difficoltà. Parlando alla tv, tenendo il volto nascosto perché il suo assalitore è ancora a piede libero, Kay ha detto: «Mi voleva uccidere. Ma sono viva. Questa è la mia vendetta».

Un altro caso che ha fatto molto clamore, anche questo ad Atlanta, è stato quello di una famiglia attaccata a fucilate dopo che un automobilista si era inferocito per la lentezza con cui guidavano in autostrada sulla corsia di sorpasso. La famiglia, spaventata, si è fermata a un parcheggio, e qui l’assalitore li ha raggiunti e ha scaricato il suo fucile contro il sedile posteriore su cui erano seduti i figli. Se non è morto nessuno, è stato perchè il cane, Noah, un pastore tedesco, avvertendo il pericolo, si era messo fra i bambini e il finestrino, prendendosi tutti i colpi: «Non c’è dubbio che il cane si sia immolato – ha reagito la polizia stradale -. Li ha salvati, ma ha pagato con la vita». In presenza di guida aggressiva, raccomanda la polizia, «non scendete dall’automobile per protestare», ma chiamate le autorità. Il rischio è di avere ragione, ma di finire uccisi.

E’ successo al 43enne Dereck Flemming, di Livingston, nel Michigan: è sceso dall’auto per protestare contro un altro automobilista che gli aveva tagliato la strada due volte. L’altro guidatore si è a sua volta spaventato, ha creduto che Flemming volesse aggredirlo, e gli ha sparato, uccidendolo: «Se qualcuno guida aggressivamente contro di voi - ha reagito lo sceriffo Bob Bezotte, della Contea di Livingston – reagite nel modo più sicuro possibile, cambiate corsia, non rispondete. La morte di Flemming prova come la situazione può infiammarsi nell’arco di un secondo».

 

di Anna Guaita
da ilmessaggero.it


 

Ma anche in Italia non si scherza. Nel 2014 l’Osservatorio il Centauro ASAPS ha registrato 174 episodi gravi che hanno causato 6 morti e 208 feriti di cui 53 molto gravi. In 76  casi (44% ) usate armi proprie o improprie (ASAPS)

 


Martedì, 07 Aprile 2015
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