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(ASAPS)
– Il prezzo del petrolio continua a toccare l’oro
nero nuovi e inimmaginabili record. L’ultimo, di due
giorni fa, quando il barile è arrivato a far segnare,
a New York, 60,47 dollari. Di poco inferiore il prezzo battuto
al Brent di Londra, che costituisce il punto di riferimento
europeo. Miaeconomia, quotidiano economico di Internet,
riporta il pensiero degli operatori del settore, secondo
i quali a far alzare il greggio, sarebbero state le dichiarazioni
del neo presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sul programma
nucleare degli Ayatollah e gli effetti delle rinnovate tensioni
con gli Stati Uniti. L’effetto di questa nuova impennata
mostra il peso che l’Iran ha sul mercato complessivo
mondiale, del quale rappresenta comunque uno dei maggiori
produttori; ma mette anche in serio pericolo la crescita
economica, in Europa e in Asia. Dai singoli ministeri delle
finanze, al lavoro in un convegno comune in Cina, è
scaturita una richiesta congiunta di aumento della produzione
– rivolta ovviamente all’Opec – per sostenere
la crescita. |
Il
primo effetto di una stagnazione del prezzo del petrolio a questi
livelli, sarebbe il ribasso degli obiettivi di crescita che
l’Unione Europea aveva previsto, già il terzo nel
solo 2005. Ovviamente, andare in auto, costa sempre più
caro. Lo dimostra anche il pensiero di Toshihiko Fukui, governatore
della Banca centrale giapponese: “il prezzo del petrolio
è il maggior rischio per l’economia mondiale”. E
infatti, sulla base di queste ultime impennate, sono stati decisi
aumenti del 3,7% per le spese di gas e combustibile da riscaldamento,
in Italia, le cui famiglie spenderanno in media almeno 31 euro
in più. (ASAPS).
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