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Gran Bretagna, 50 anni di campagne anti-alcol
Nel 2013 solo il 13,4% di morti legati all'ebbrezza: un record per gli inglesi che, a parità di numero di abitanti,registrano la metà delle nostre vittime

Di Lorenzo Borselli

(ASAPS) Londra (GB), 17 novembre 2014 – Premessa: scusate se uso la prima persona. So che non è corretto, giornalisticamente parlando, a meno che la penna non sia quella di un editorialista o di un ospite illustre. Quindi, scusate. La uso, in questo piccolo pezzo, dopo aver visto uno spot inglese di “Think!”, una campagna permanente del dipartimento dei trasporti britannico. Lo spot “celebra” cinquant'anni di lavoro, tutto improntato a far capire che alcol e guida non vanno d'accordo: mezzo secolo di attività, in un paese che ha la popolazione italiana e la metà dei suoi morti sulla strada. Non torno sulle cifre lorde per farne un trattato e vi dico semplicemente che nel corso del 2013 le vittime inglesi sono state 1.713 (il miglior risultato dal 1926 e il 2% in meno rispetto al 2012), mentre i feriti gravi sono stati in tutto 21.657, che segnano un -6% in confronto all'anno prima).

I decessi dovuti all'alcol sono stati in tutto 230, vale a dire il 13,4%.
Mi viene da dire “pazzesco”, in senso buono.
In Italia, nel 2013, abbiamo perso sulla strada 3.385 persone, mentre i feriti sono stati 257.421, e questo è tutto.
Così, sono tre le cose da dire facendo il confronto con la Gran Bretagna: la prima, che i morti sono davvero il doppio (da noi la media è di 56,2 morti per milione di abitanti, mentre nel Regno Unito siamo a 28!); la seconda, che non sappiamo quanti tra i feriti abbiano riportato patologie gravi; la terza, che non abbiamo nessun dato sull'alcol.
Ecco.
Sono vent'anni che per lavoro avvicino precursori e etilometri alla bocca della brava gente e mai, dico mai, ho sentito dire da qualcuno che ho ragione.

Certo, la ragione la si dà ai fessi, ma allora il silenzio sarebbe d'oro.
Invece, no: ho bevuto un bicchiere e basta, ho usato il colluttorio, ho bevuto un goccio subito dopo l'incidente, per paura, andate a rompere i coglioni ai delinquenti...
Eh si, perché nel paese del vino, nello Stivale peninsulare in cui la divisa è il nemico e tutta l'attenzione è incentrata sull'abuso di potere, l'etilometro è come l'ennesima vessazione di un doganiere che ripete le stesse domande ai poveri viandanti ai quali chiede comunque un fiorino.

È utile solo quando serve a incastrare un pirata della strada e non c'è nessuno che lo consideri un apparecchio salvavita.
In Inghilterra, dopo 50 anni di campagne, la mentalità è cambiata e lo dimostra l'ormai bassa incidenza sulla mortalità da parte del movente alcolico. Grazie a Think!, oggi, oltre il 90% dei conducenti britannici considera vergognoso guidare in stato di ebbrezza e bisogna tornare agli anni '60 per ritrovare, Oltremanica, un pensiero simile a quello dell'Italia di oggi. Nel 1967, tanto per spararvi una cifra, gli incidenti mortali alcolcorrelati in Gran Bretagna erano stati 1.640!

Noi, a distanza di 47 anni, non abbiamo nemmeno cominciato a contarli e se qualcuno vi dice che l'ISTAT ha smesso per ragioni tecniche, vi diciamo che prima di smettere li contavano male e quindi, secondo loro, meglio smettere.
Alla fine, se volete sapere quanto gli ubriachi incidano sulla violenza stradale, dovete consultare uno dei nostro osservatori: tra il 25 e il 35%.
Guardatelo questo spot, ve lo consiglio (clicca qui). (ASAPS)

 

>GUARDA IL VIDEO


Ancora a “lezione” di inglese anche nel contrasto all’alcol. Loro i dati degli incidenti per guide in stato di ebbrezza li conoscono eccome!  (ASAPS)

 

Lunedì, 17 Novembre 2014
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