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Notizie brevi 16/04/2014

"Investiti a 110 all’ora": la folle velocità ha ucciso la donna incinta e il figlio a Famagosta

Viale Famagosta, chiesto il processo per l’automobilista
Il luogo dell’incidente - Foto Newpress

Milano - Centodieci chilometri all’ora e oltre. Oltre il doppio del consentito. Una velocità inimmaginabile in una strada cittadina. Non andava dunque al limite di 50, previsto in viale Famagosta, ma nemmeno agli ipotizzati, in un primo momento, 100 chilometri orari. Nell’atto d’accusa a carico di Roberto Andrea Luciano, 28 anni, giocatore di basket, che alle 7 e un quarto di sera, domenica 20 ottobre 2013, buio e pioggia, centra una donna incinta che stringe per mano il suo bambino di quattro anni, il pubblico ministero Marcello Musso parla di «velocità superiore ai 110 km».

 

La richiesta di rinvio a giudizio è stata appena inviata al giudice delle indagini preliminari: il giovane sportivo, che veniva dagli allenamenti e stava andando a prendere la sua ragazza in stazione, laureando in Scienze biologiche e impiegato in un laboratorio clinico, è accusato di duplice omicidio colposo e di procurato aborto. «Non ho visto niente, ho sentito solo un botto violentissimo, all’improvviso». «Non avevo mai fatto un incidente, mi sento malissimo», dice lui a caldo, affermando però di non essere andato «a più di 50 chilometri all’ora», assistito dagli avvocati Agostino Rubelli e Giorgia Gatto. Ma la sua auto semidistrutta, la Citroen C3, già parla da sola, rispetto alla velocità.

 

A non parlare più sono una donna, sbalzata sul selciato a 20 metri dall’impatto, Magda Niazy Sehsah Nashed, egiziana casalinga di 28 anni, con la piccola di sette mesi in grembo, e quasi a 50 metri, nascosto tra i due new jersey che dividono le otto corsie, il suo bambino di 4 anni, Romuando detto Yassè. E poi di Yassè non si sa nulla, fin quando non è il marito di Magda, il cuoco 35enne Orabi Emad Gadalla Ghaly, all’ospeale San Paolo a trovare la moglie e chiedere: ma mio figlio, dov’è?
Nassy lo ritrovano là, sotto la pioggia, nella pattumiera naturale tra i cordoli di cemento: per lui, la madre, la sorellina mai nata, è finita la vita. Per il marito e padre, rimasto solo, inizia al battaglia legale: l’avvocato Domenico Musicco mette in campo un suo perito, e invoca l’introduzione nel codice del reato di omicidio stradale.

 

La velocità, il buio, la pioggia. La donna morta, e quasi colpevolizzata, nei giorni successivi, per avere usato poca prudenza, nell’attraversare, là dove non si può, il viale-autostrada che tutti attraversano. Viene dalla Metro, sta andando di fretta verso l’autobus 95, non ha preso il sottopassaggio. Di fretta (come quel ragazzo che corre a prendere la fidanzata), con un sacchetto del supermercato in una mano, il bimbo nell’altra e la sua grande pancia, varca l’aiuola, e attraversa. Lo schianto. «Non ho visto nulla - dice Andrea Luciano -, non avrei neppure potuto frenare». E come avrebbe potuto, a 110 chilometri all’ora.

 

VIDEO - Madre e figlio investiti, il luogo della tragedia

 

 

di Marinella Rossi
da ilgiorno.it

 

 

>Milano, morta donna investita
Era al settimo mese di gravidanza
La donna colpita dalla vettura di un 28enne in Viale Famagosta

da corriere.it

 

 


 

 

Fu una strage. «Non ho visto nulla - dice Andrea Luciano -, non avrei neppure potuto frenare». Sì ci crediamo, infatti era molto difficile alla velocità di 110 chilometri all’ora. (ASAPS)

 

Mercoledì, 16 Aprile 2014
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