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Notizie brevi 01/07/2013

Napoli città dello scooter selvaggio
In sella con moglie, figli e cane
Non solo minorenni: a bordo senza casco e con zero regole

Napoli, indisciplinati alla guida degli scooter (NewFotoSud)

NAPOLI - D’estate gli scooter a Napoli sono peggio dei piccioni. Per l’amor di Dio, meglio due ruote che quattro, fanno meno traffico. Non sono il massimo dell’ambientalismo, ma non intasano. Non intasano, ma neanche rispettano il codice della strada, forti di un’agilità e di una sorta di invisibilità. Talvolta si beccano una multa, ma per i centauri la formuletta della tolleranza-zero, agitata come una clava per gli automobilisti, non esiste. Per rendersene conto non c’è bisogno di uno studio particolare, di statistiche o di approfondimenti sociologici. Basta fare una passeggiata. Centro o periferia cambia poco. Giusto il maggior rispetto per l’uso del casco, che nei quartieri più borghesi, più presidiati dalla polizia urbana, non è un oggetto sconosciuto, a fare la differenza. Da Chiaia a corso Garibaldi, dal Vomero a via Foria, da Pianura alla Sanità al corso Meridionale le tipologie sostanziali e i rischi al manubrio cambiano poco.  Il più delle volte ci si intigna proprio sul casco. E si casca male, perché è solo l’infrazione più visibile, che mette a rischio l’incolumità di chi guida e deve vedersela con quella gruviera chiamato asfalto o con le dentature cariate delle carreggiate di sanpietrino. Leggenda vuole, poi, che nei rioni dove la densità criminale è più forte e c’è il rischio di agguati di killer su due ruote, ai Quartieri Spagnoli per esempio, sia letteralmente vietato girare con il casco. Leggende metropolitane. Molto più rischioso è andare contromano.

 

 

Napoli, indisciplinati alla guida degli scooter (NewFotoSud)

 

 

 

 

È un comportamento che non rubrichiamo neanche più nel libro delle infrazioni, neanche ci indigniamo o incavoliamo quando ci troviamo di faccia, in un vicolo o una strada larga, uno scooter che l’ha imboccato in direzione ostinata e contraria. Al massimo gli facciamo largo con un’alzata di spalla. Ieri, giusto per dovere di cronaca, di centauri controcorrente se ne incontravano sia a via Arcoleo che a via Foria. Ma, nel resto della città, chi non ne ha visto almeno uno alzi la mano. Certo, la velocità accresce i rischi, come è accaduto con il sedicenne scontratosi nella notte con un’auto dei carabinieri a via Vespucci.  Ma l’abilità speciale degli scooteristi è quella di infilarsi nelle Ztl, nell’isola che non c’è. Provate a passeggiare di sera a via Chiaia. Assisterete ai rodei dei ragazzi scesi dai Quartieri. Roba da trattato antropologico sui corteggiamenti moderni. Avanti e indietro, rigorosamente con i capelli al vento (le ragazze, ché i giovanotti al massimo sfoggiano una cresta). Lasciano le postazioni affollate di piazza Trieste e Trento, dove c’è il raduno osmotico e ormonale, e si fanno le vasche con scatti equini, perché il «cavallo» è parte determinante del rito.

 

L’immagine che fa Napoli, dai tempi delle prime Vespe, è quella della famiglia intera che opprime gli ammortizzatori. A Roma c’erano Gregory Peck e Audrey Hepburn a girare le sentimentali vacanze da grande schermo, qui ci sono le Nanninelle e i Tonini che vanno a Coroglio con il bastardino sul manubrio. Folklore, folklore che non muore. In sella per tre (e a volte per quatto, quando il quarto se fa liggiero) è uno spettacolo che non passa mai di moda. E non dimentichiamo i conversatori instancabili.  A chi non è mai capitato di essere bloccati da due motociclisti che procedono nel centro della strada, a bassissima velocità, chiacchierando tranquillamente come se fossero seduti al tavolino di un bar in attesa di un caffè? In questi casi è sconsigliato persino suonare il clacson. Perché non sempre ve la cavate con un semplice insulto.  Lo scooter è comodo assai quando si resta imbottigliati nell’ingorgo. Sfila tra un auto e un furgoncino, appena c’è spazio.

 

Un piede appoggiato leggermente a terra, una sterzatina a destra, poi una a sinistra, ed è fatta. Come in un labirinto. Facìteme passà. Ma si trova spesso l’automobilista dispettoso, che si attacca alla targa della vettura precedente e al centauro tocca aspettare, respirando ossido di carbonio. Per fortuna c’è un marciapiede che lo salva.  Si sale e via, a scansare i pedoni che si ritrovano a fare i birilli in un bowling inconsapevole. E neanche sulle strisce chi va piedi è al sicuro. Il motociclista lo segue e l’insegue, prima di andare a parcheggiare selvaggiamente fuori dagli spazi riservati, possibilmente accanto ai marciapiedi in modo da formare una barriera impenetrabile ai pedoni e riducendo lo spazio della carreggiata. Perché, facciamocene una ragione, le due ruote a Napoli hanno licenza di trasgredire e, troppo spesso, di farsi male. Velocità sostenuta a dispetto delle buche.
 

 


da ilmattino.it

 

Lunedì, 01 Luglio 2013
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