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Notizie brevi 07/05/2013

Il 113 approda sulla Rete con le «volanti virtuali»
Chiamate via computer, la Polizia interverrà sugli abusi

Foto di repertorio dalla rete

ROMA - «Pensate alle volanti che girano per le strade. Ecco, funzionerà così. Nasceranno delle volanti anche per Internet, la polizia girerà sul web e monitorerà i social network pronta ad intervenire contro gli abusi, le diffamazioni, i falsi profili... ». È una novità «imminente», partirà forse già prima dell'estate, annuncia Antonio Apruzzese, foggiano, classe 1954, da tre anni il comandante della Polizia postale e delle comunicazioni. Di sicuro, son stati anni non facili, i suoi, con l'esplosione dei social network - non solo Facebook e Twitter - ma soprattutto il boom dei crimini sul web. Negli ultimi giorni se n'è parlato molto: le email rubate ai deputati grillini, l'intrusione odiosa degli hacker nel privato della «cittadina» Giulia Sarti. Eppoi l'indignazione del presidente della Camera, Laura Boldrini, vittima di minacce e intimidazioni sulla Rete, che ieri ha lanciato l'allarme anche sulla necessità di «porre limiti all'uso del corpo delle donne» in pubblicità.
 

Antonio Apruzzese, comandante della Polizia postale

«Ci son state polemiche - chiosa il comandante della Polizia postale - ma vorrei ricordare a tutti che noi lavoriamo per tutelare chiunque, al di là delle appartenenze politiche». Il nuovo 113 del web nascerà sul portale del «Commissariato di PS online», che già esiste ma diventerà più dinamico e avrà «una finestra di dialogo interattivo», spiega Apruzzese. Insomma, così come si può chiedere aiuto a una volante per un furto, una rapina, uno scippo appena subìto, allo stesso modo basterà «cliccare su un'iconcina» del portale della Polizia per segnalare un'identità digitale rubata, una diffamazione ricevuta oppure ancora immagini privatissime diffuse senza la nostra autorizzazione. La «volante virtuale» interverrà all'istante, ma poi saranno uomini in carne e ossa (e in divisa) ad avviare le indagini per bloccare i responsabili.

Accanto alla pedopornografia e alla pirateria digitale, ai crimini bancari online e agli attacchi degli hacker contro i siti istituzionali, il problema vero oggi si chiama «furto d'identità digitale», cioè l'accesso abusivo ai dati sensibili di ognuno di noi e il loro utilizzo indiscriminato, anche con lauti guadagni realizzati al mercato nero. «Dobbiamo confrontarci con una nuova criminalità specializzata, organizzata e transfrontaliera - racconta Apruzzese - che può contare su scienziati matematici in Cina e nei Paesi dell'ex Unione Sovietica capaci di concepire virus efficacissimi. La filiera è ramificata e possiede anche una fitta rete di riciclatori in grado di lavare il denaro ricavato, girandolo su conti intestati a teste di legno. Questi criminali del web sono sempre più bravi a infettare computer e telefonini, hanno scoperto armi micidiali come il virus Zeus e il BotNet, Robot Network, con cui possono controllare milioni di apparecchi, intere "mandrie"...».

Il comandante dice che per fortuna la collaborazione con l'Fbi e i gestori americani dei social network è sempre più stretta e si può intervenire più velocemente in caso di abusi. Un consiglio per gli utenti di Internet? Quello di «cambiare periodicamente le password». E per il legislatore? «Introdurre il reato di furto d'identità digitale» che non esiste ancora nel nostro codice. Perché il mondo è cambiato, «c'è un universo nuovo in cui dobbiamo muoverci in fretta», sospira in conclusione il superpoliziotto del web, «mio figlio a casa fa finta di studiare e invece sta su 3 social network contemporaneamente. Ma io l'ho beccato...».
 

 

di Fabrizio Caccia
da corriere.it

Martedì, 07 Maggio 2013
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