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Notizie brevi 25/11/2005

Sicurezza stradale: zoom sul successo francese
Forum annuale dell’upi

Sicurezza stradale: zoom sul successo francese
Forum annuale dell’upi

Dichiarata priorità nazionale nel 2002 dal presidente Jacques Chirac, la sicurezza stradale ha dato luogo a una mobilitazione senza precedenti dei poteri pubblici francesi che è stata ampiamente ripresa dai media. In occasione del forum organizzato oggi a Berna dall’Ufficio svizzero per la prevenzione degli infortuni upi, Jacques Léglu, consigliere per gli affari europei della prevenzione stradale (F), ha fatto il punto sugli anni passati e schizzato le sfide future.
Con un numero annuale di vittime stradali stabilizzatosi attorno a 8000 dalla seconda metà degli anni 1990, la Francia sembrava aver raggiunto un livello insuperabile e accettato dall’opinione pubblica. Per riprendere le parole di Jacques Léglu: «regnava un forte sentimento d’impunità, dovuto tra l’altro al divario importante tra l’arsenale di misure emanate e la loro applicazione effettiva nella realtà. Infatti, le vittime della strada erano accettate, dall’intera società, come una fatalità». L’anno presidenziale del 2002 doveva marcare il cambiamento di rotta. In seguito all’ecatombe dei primi mesi, il governo ha introdotto una serie di misure forzate che continuano a produrre i loro effetti: i risultati del 2005 indicano che il numero dei morti sulle strade è sceso del 50% entro tre anni. Questo impegno dei poteri pubblici si è concretizzato con un programma energico imperniato sul rinforzo dei controlli e della repressione (installazione di radar fissi, controlli mirati, inasprimento delle sanzioni), sul coinvolgimento dei conducenti (patente a prova), sulla prevenzione (coinvolgimento delle imprese e delle collettività locali) e sulla sicurezza degli utenti (mezzi accresciuti di sorveglianza, d’intervento ecc.).
Malgrado la schiarita generale, alcune categorie di utenti continuano a inquietare la prevenzione francese : nel 2004, la quota dei giovani deceduti ha raggiunto il 23,5% mentre questa fascia d’età rappresenta solo il 9% della popolazione. Detto in altre parole, il margine di miglioramento è grande, in particolare visto che «l’edificio costruito dal 2002 resta fragile», come ha sottolineato Jacques Léglu.
Ritorno in Svizzera e alla tavola rotonda che ha seguito la relazione di Jacques Léglu. I rappresentanti della politica, della prevenzione, della polizia e dei media hanno dibattuto l’esperienza francese. Le principali conclusioni: a parte i controlli, la politica di sicurezza stradale francese punta soprattutto sulle misure educative, mentre la Svizzera tende a privilegiare quelle architettoniche (ovvero di migliorare l’infrastruttura) che sono efficaci a lungo termine e suscettibili di compensare i comportamenti inadeguati degli utenti della strada. I controlli scatenano discussioni dall’uno e dall’altro lato della frontiera, sia sulla densità necessaria e accettabile, sia sugli effetti scontati oppure sui loro limiti.

 

 

Venerdì, 25 Novembre 2005
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