Gennaio 2011 – Trapani: una famiglia viene sterminata da un automobilista ubriaco
Luglio 2011 – il capofamiglia, unico superstite, si toglie la vita per il dolore
Gennaio 2012 – senza aver fatto un giorno di galera l’autore dell’omicidio chiede il patteggiamento: ecco la trama di uno dei peggiori racconti mai ascoltati
(ASAPS) Nel gennaio del 2011 una famiglia di Trapani viene devastata e sterminata da un giovane 21enne ubriaco che alla guida della sua auto è “entrato” nella seicento della famiglia Quinci.
La madre, Lidia Mangiaracina di 37 anni e i due figli, Martina e Vito, 12 e 10 anni, muoiono nel giro di poche ore. Si salva soltanto il capofamiglia, Baldassare, maresciallo dell’Aeronautica, che, però, non sopravvive al dolore e dopo pochi mesi decide di raggiungere i suoi cari ricorrendo al gesto estremo.
E Fabio Gulotta?
Il giovane omicida della strada che viaggiando ebbro alla guida ha ucciso quattro persone, lo spavaldo conducente che sfrecciava a 120 kilometri orari sulla sua Bmw, senza aver pagato in termini di giustizia alcun pegno (neppure un giorno in carcere) attraverso i suoi legali sembra voglia chiedere il patteggiamento a pochi anni con pena sospesa al processo davanti al Gip di Marsala: l’autore dell’incidente, rispondendo di omicidio plurimo, rischia in tutti i modi una pena ridicola rispetto alla gravità di quanto commesso quella sera.
Noi dell’ASAPS siamo stati (purtroppo) facili profeti della conclusione della vicenda, avevamo predetto che il giovane avrebbe riottenuto la patente ma avevamo anche simbolicamente chiesto che l’autore di questa gravissima violenza stradale (e come lui tanti autori di questi efferati episodi) viaggiasse con la foto della famiglia sterminata sul cruscotto e guardasse negli occhi i bambini, la mamma, uccisi dalla voglia di sballo e dalla supponenza di considerarsi degli immortali highlander, e guardasse bene anche quel padre che non ha retto al dolore e ha tirato fuori tutto l’estremo coraggio che il dolore può far uscire e moltiplicare, ma solo agli uomini che hanno fegato e cuore.
Invece inizia il processo con la sconsolata e amara sensazione che, come al solito, a pagare saranno soltanto le vittime innocenti di questa mattanza senza fine, nessuno sarà in grado di dare una testimonianza, di puntare il dito, di accusare o difendersi, dall’altra parte della sbarra, di fronte all’assassino, nessuno che può costituirsi parte civile, solo l’indignazione di una parte (non tutta) dell’opinione pubblica e di chi, come l’ASAPS e le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni, da anni sostiene la proposta di legge popolare sull’omicidio stradale.
Inizia un processo che, purtroppo, rischia di mettere la parola fine a questa assurda farsa dove i protagonisti buoni sono stati esclusi troppo presto dal copione.
Speriamo che ci sia qualcosa lassù che oscuri alla vista di Baldassare, Lidia, assieme ai “sempre piccoli” Martina e Vito, questo momento poco felice per la giustizia e che continuino a godere della serenità che la vita terrena non ha saputo riservargli: se fossimo in grado di poter parlare con loro gli daremmo l’assoluta certezza che l’ASAPS continuerà comunque a portare avanti le proprie richieste per una legge diversa, giusta, per una legge che punisca veramente questi fatti che quotidianamente trascinano nel dolore troppe persone: è una promessa, per la famiglia Quinci e per tutti gli altri!. (ASAPS)